Sedriano, primo comune lombardo sciolto per mafia. Tutto nasce dalle inchieste, solitarie, del quotidiano “Altomilanese” e della giornalista ESTER CASTANO

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Sedriano, il primo comune lombardo sciolto per infiltrazione mafiosa. Ieri notte la decisione del Consiglio dei Ministri. E’ questo l’esito dell’inchiesta esplosa un anno fa. Prima con l’arresto dell’allora assessore regionale alla Casa della Giunta Formigoni, Domenico Zambetti, accusato di voto di scambio con la ‘ndrangheta. Poi con i domiciliari per il sindaco di Sedriano, Alfredo Celeste, che secondo l’ordinanza avrebbe asservito “sistematicamente le proprie funzioni pubbliche agli interessi dei privati corruttori”. Se l’inchiesta ufficiale è partita lo scorso anno, quella giornalistica è partita molto prima e ha dato un contributo fondamentale per l’indagine.
A squarciare, per primo e solitariamente, il muro di gomma degli intrecci tra criminalità e politica locale è stato il quotidiano locale “Altomilanese” e soprattutto la giornalista Ester Castano (nella foto) di appena 23 anni che hanno combattuto una battaglia isolata, subendo intimidazioni e minacce e la sostanziale indifferenza dei media e degli altri giornali. Raggiungiamo telefonicamente Ester appena giunta in redazione per scrivere i suoi pezzi e raccontare esito e retroscena della vicenda di Sedriano.

Ti aspettavi la notizia dello scioglimento del Comune?
Sapevamo che entro il 27 novembre il ministro Alfano avrebbe dato la notizia dello scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa. La notizia è arrivata prima. Noi eravamo sicuri che sarebbe successo, non per presunzione ma perché avevamo letto le carte. Il fatto che a Sedriano c’è la ‘ndrangheta in Comune è una realtà. Lo abbiamo fiutato, ne abbiamo scritto, aspettavamo solo una risposta ufficiale da Alfano dopo la richiesta del prefetto.

La risposta è arrivata alla fine di una campagna lunga, martellante e difficile fatta da te e dal tuo giornale. Soddisfatta?
Non so se sia maggiore la soddisfazione di aver in qualche modo contribuito a questo esito o se prevalga l’amarezza per un comune così inquinato dalla criminalità dove ciascuno ha la sua responsabilità: il sindaco (Alfredo Celeste, Pdl, ndr), il vice sindaco, il presidente del consiglio comunale, gli assessori e i consiglieri di maggioranza. Se non avessero lasciato che il malaffare entrasse all’interno dell’amministrazione non ci troveremmo in questa situazione.

Per questa tua battaglia di denuncia contro le infiltrazioni mafiose hai subito ripetuti attacchi…
Fino a ieri sera alle nove e mezza io e il direttore siamo stati insultati, e massacrati verbalmente da pseudo giornalisti, trombettieri del sindaco, che ci accusavano di aver inventato tutto. Dicono che vediamo la mafia dappertutto, che il sindaco è innocente. E affermano, in modo dispregiativo che io sarei una sorta di Giovanna d’Arco del giornalismo, un’eroina dell’antimafia. E’ un nomignolo che mi fa male, non sono un’eroina. Ho fatto solamente il mio lavoro di giornalista cercando di far capire ai colleghi che la situazione andava affrontata diversamente.

Così non è stato? Scarsa sensibilità da parte dei colleghi?
Più che scarsa direi, purtroppo, inesistente. In quest’ultimo anno abbiamo registrato grande solidarietà e attenzione delle grandi firme del giornalismo che si sono avvicinate con umiltà alla nostra situazione. La stampa locale invece è praticamente sottomessa. Accenno un episodio tra i tanti: la settimana scorsa vado dall’udienza in cui il pm chiede tre anni di sorveglianza speciale per il sindaco. Sono l’unica giornalista di Sedriano presente in aula. Esco alle 15:35 e dopo cinque minuti dalla fine dell’udienza trovo già pubblicati gli articoli dei colleghi del posto che avevano chiamato l’avvocato del sindaco e si sono sbobinati il suo intervento…

Veline del potere locale?
Sono giornali espressamente di partito, e chiaramente di partiti vicini alla maggioranza. Ci sono siti internet i cui direttori e collaboratori si dichiarano, tra l’altro, apertamente fascisti. Oggi a Sedriano l’emergenza è la ‘ndrangheta. Lo dice il prefetto, non lo dico io o il mio giornale. Probabilmente se avessimo fatto gruppo il mio giornale non si sarebbe trovato in una situazione così critica.

Avete ricevuto minacce?
Una tensione continua: il proiettile in redazione, le gomme squarciate delle auto parcheggiate sotto la redazione, le telefonate minatorie, le lettere dal carcere…

Tu personalmente sei stata denunciata più volte. Sono chiaramente querele temerarie a scopo intimidatorio per impedirti di occuparti di queste vicende.
Ovviamente. Il 18 dicembre prossimo mi dovrò presentare in tribunale per rispondere della prima querela che risale all’ottobre 2011, data del primo articolo che ho scritto su Sedriano. L’ultima è di due settimane fa. Promossa da un sindaco che, piuttosto che partecipare ai convegni, sbobinava gli interventi e poi minacciava l’Anpi o le associazioni che mi invitavano a parlare: “Prendete le distanze da quello che ha detto la Castano o non vi faccio organizzare il 25 aprile in piazza…”.

Sono numerose le realtà del Paese, da nord a sud, in cui associazioni, giornali, prefetti, singoli cittadini sensibili chiedono (senza ottenere risposta) lo scioglimento dei loro comuni per infiltrazione mafiosa. Come nel comune di Fondi. L’esito di Sedriano è un precedente importante anche per queste realtà territoriali?
E’ un precedente e al tempo stesso un avvertimento alle amministrazioni comunali affinché si ripuliscano dai loro intrecci perversi prima che il prefetto o il ministro dell’Interno prendano una decisione così radicale. Purtroppo però ancora oggi sindaco e vicesindaco di Sedriano continuano ad affermare che c’è un accanimento contro di loro: la magistratura, il prefetto che sarebbe mosso da intenti politici, i giornalisti che hanno denunciato. Adesso come la mettiamo che il ministro dell’Interno Alfano, che non è certo comunista ma è un loro compagno di partito, ha sciolto il comune?

corradino@articolo21.info


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