Anche in passato abbiamo detto “no”

0 0

Nei miei ricordi di Usigrai, 11 anni in esecutivo Nazionale di cui quattro come vicesegretario, ci sono altri “no” ad altrettanti video appelli senza contraddittorio. Non è la prima volta che si vuole chiamare a raccolta la piazza passando per il Servizio Pubblico radiotelevisivo, non è la prima volta che il sindacato dei giornalisti della Rai si oppone a questa pratica. L’excusatio non petita non nasce dal momento politico in cui ci troviamo, con un ex presidente del Consiglio che cerca una via di fuga da tanti guai giudiziari e da una condanna definitiva, ma dalla sola osservazione delle necessità che tutti abbiamo, in questo sgraziato paese affacciato sul prossimo settembre. La crisi più profonda resta quella dei valori in cui gli abitanti di questa nazione non credono più, il Servizio pubblico, come un ospedale, un giudice o una cartella esattoriale possono essere messi in discussione e piegati alle esigenze del momento? Da questo paese non fuggono solo più i “cervelli”, scappano anche le mani, i cuori. Mentre ci balocchiamo con Imu “si'” Imu “no”, dimenticando che il vero nocciolo della questione sta negli estimi catastali aumentati del 60 per cento in un solo colpo dal governo Monti, provate a parlare con qualche giovane non laureato, qualche aspirante operaio, cameriere, artigiano o muratore e troverete tante persone con la valigia pronta in mano per andare a cercare un lavoro altrove. È fresca di oggi l’ennesima doccia scozzese della Commissione dell’Unione che dice “tutta l’Italia, regione per regione, e’ fuori dall’Europa più competitiva”. Vale per tutti e a tutti livelli. Provate a confrontare la vita di oggi di un pensionato di quelli un tempo fortunati, un ex insegnante, impiegato o capoufficio con quella dei suoi colleghi del passato e troverete un nostalgico. Quanti sono stufi di assistere alle manovre sulla sorte di Berlusconi dettate dalle esigenze congressuali del PD? Quanti pensano che un paese non possa rimandare una strategia carceraria diversa da quella attuale senza dover ricorrere alle amnistie come i negozianti fanno con i saldi svuotatutto di fine stagione? In più arriva il generale settembre, oggi fa più paura del “generale Inverno” che mandò a gambe all’aria Napoleone e Hitler, arriva con i suoi rincari, i finti sconti, le solite promesse su lavoro e ripresa.

Però, però… a ben pensarci voler passare per la Rai con un messaggio vuole anche dire altro. Per chi e’ proprietario delle reti Mediaset e di giornali importanti scegliere il Servizio pubblico vuol dire che il proprio impero non è poi così credibile, che una cosa detta li’ non “passa”, non basta, non convince… È un po’ come se l’avvocato Agnelli avesse protestato vigorosamente perché non gli era stata ancora consegnata l’auto dei suoi sogni: una Jaguar.

Quindi in mezzo a tutto questo, pur con la massima comprensione per le ragioni di un uomo ricco e potente che si sente perseguitato da giudici e fato, che c’azzecca un bel messaggio urbi et orbi sui fatti suoi? Per giunta un messaggio solitario, di quelli senza domande e con solo risposte… Le risposte ci servono caro presidente Berlusconi, ma su tanti altri temi.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21