Strage di Ustica. Si indaga sul presunto suicidio del radarista Mario Alberto Dettori

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Si indaga sul presunto suicidio di Mario Alberto Dettori, radarista alla base di Poggio Ballone, punto nevralgico nella notte della tragedia di Ustica. Un suicidio che aveva lasciato molti dubbi anche allo stesso Priore, il magistrato che con la sua Sentenza Ordinanza nel 1999 ci ha dato la verità sulla vicenda affermando che il DC9 Itavia, nella notte del 27 giugno 1980, è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea in tempo di pace. Priore non ha potuto sentire la testimonianza di Dettori perché proprio il suicidio lo aveva portato via. Ha potuto comunque ricostruire la vicenda di un militare che subito parla di una notte terribile, nella quale si era sfiorata la guerra mondiale, che in seguito viene trasferito in Francia e che torna particolarmente scosso, anche per la presenza attorno a lui di strani personaggi.

Questa vicenda, con tutta la sua drammaticità, ci porta a quel lungo periodo di buio totale che è immediatamente seguito  alla strage di Ustica. Dopo i primi giorni di indagini a Palermo, con il trasferimento  del “caso”a Roma si perde mordente, l’Aeronautica sostiene con foga la tesi del cedimento strutturale e tutto si placa. Non si parla più di Ustica, non ci sono né indagini né clamorose denunce . Solo qualche giornalista continua a cercare. Passeranno molti anni prima di tornare a parlare di Ustica, prima di “Telefono giallo”,  del film “Il muro di gomma”,  dei lavori della Commissione Stragi del compianto Gualtieri, dell’indagine di Priore.

Voglio segnalare  che in questi giorni dalle memorie di Ortona, l’addetto stampa di Cossiga Presidente della Repubblica, veniamo a sapere che nel 1989 al Quirinale si aveva la certezza che il DC9 Itavia era stato abbattuto dai francesi. Ecco queste due vicende ci fanno pensare a quel tunnel imperscrutabile dai cittadini che ha continuato a tener nascosta una verità  che pur era nota. Sapeva Dettori, e forse ha pagato con la vita, sapevano molti altri.

Priore con la sua tenacia ci ha dato la verità, la Procura della Repubblica di Roma per completare il quadro si è impegnata per cercare di dare identità e nazionalità ai protagonisti della battaglia in cielo, in un impegno reso però praticamente vano dalla mancanza di collaborazione internazionale. Certo il primo obiettivo rimane la ricostruzione completa dell’evento, ma penso che si possa anche cominciare a chiedere quanti sapevano, o hanno saputo, e hanno tradito al loro impegno di lealtà  e fedeltà verso il Paese.


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