Sugli sgomberi (e sull’intolleranza ipocrita di istituzioni e associazionismo complice)

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Il Diritto a un riparo sulla testa è un diritto fondamentale, riconosciuto dalle convenzioni internazionali sui diritti umani e costituzionale. Dovunque vi sia civiltà, prima di allontanare famiglie e persone da un rifugio di fortuna, bisogna avere una SOLUZIONE ABITATIVA CERTA E CONDIVISA. In tutto il mondo chi non ha un tetto si costruisce un riparo di fortuna, in modo da fermarsi in un luogo, darsi da fare per sopravvivere, mandare i figli a scuola ecc. Le istituzioni hanno il dovere di offrire ai poveri una soluzione migliore, mentre finché non hanno tale soluzione, commettono un abuso se scacciano i nuclei familiari e gli individui dalla SOLUZIONE MIGLIORE CHE SONO RIUSCITI A TROVARE, SENZA AIUTO. Durante il dominio nazista, con la scusa del “degrado” e delle condizioni di “insufficienza sanitaria” le autorità cacciavano le comunità indigenti dalle baracche e dai luoghi di fortuna in cui riparavano. Mettendole sulla strada, in una marcia drammatica verso il nulla. Questo è ciò che è accaduto a Cornigliano e non sono certo i sette giorni in albergo a cambiare le cose. Ovviamente le istituzioni intolleranti nascondono dietro motivazioni civili la loro bieca disumanità. 

In altre, semplici parole, non mandi gli sgherri a mettere mamme e bambini sulla strada e a distruggere quelle che per loro sono case. Prima trovi una soluzione dignitosa, poi vai – con gentilezza, senza armi né ruspe – a parlare con mamme e papà, li conduci sorridendo a vedere le nuove case o il nuovo villaggio, quindi le famiglie – con bambini gioiosi e un clima positivo – si trasferiscono, perché migliorano la loro vita. Tutto il resto è persecuzione, nonostante le parole possano chiamare bene il male e male il bene…

Nella foto, alcune famiglie Rom sgomberate a Cornigliano

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