Indagine Consip, arrestato per corruzione Alfredo Romeo

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ROMA – Ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’imprenditore campano Alfredo Romeo, emessa dal dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura in relazione ad un episodio di corruzione in ambito Consip. Il provvedimento e’ stato eseguito dai Carabinieri per la tutela dell’ambiente, del Comando provinciale di Napoli e dal Nucleo della Polizia tributaria della Guardia di finanza di Napoli.

 Si tratta di un filone di indagine nato a Napoli, e per il quale l’imprenditore napoletano e’ indagato dai pm partenopei per associazione a delinquere di stampo mafioso, emigrato poi a Roma per competenza. In questa tranche romana, risultano indagati l’allora sottosegretario Luca Lotti, il generale dell’Arma Tullio Del Sette e il padre dell’ex premier, Matteo Renzi, Tiziano. I carabinieri e la Guardia di Finanza stanno eseguendo una serie di perquisizioni ANCHE nei confronti dell’ex parlamentare di An e del Pdl Italo Bocchino, coinvolto nell’inchiesta Consip che ha portato all’arresto di Alfredo Romeo. Secondo quanto si apprende, le perquisizioni sono scattate anche nei confronti di un faccendiere toscano, anche lui finito nell’indagine della procura di Roma.  In questo filone Romeo risponde di corruzione. 

LA STORIA DI ROMEO

 E’ chiamato ‘l’avvocato’ perche’ si laureo’ in Giurispruenza all’universita’ di Napoli Federico II nel 1977. Voti altissimi e anche se prese l’abilitazione per esercitare la professione non ha mai indossato la toga. Da allora Alfredo Romeo, 64 anni, nato in provincia di Caserta ma napoletano di adozione, ha costruito passo dopo passo il suo milionario impero economico che conta quasi 18mila dipendenti in tutta Italia. Nel 1979 fondo’ la sua societa’ ‘regina’: la ‘Romeo Immobiliare’ che conta sedi in cinque regioni diverse. Nel 2008 fu coinvolto in un’inchiesta della Procura di Napoli su un presunto ‘sistema’ di corruzione che aveva portato il gip ad arrestarlo con le accuse di associazione a delinquere. Resto’ in carcere 75 giorni e quando fu scarcerato aveva la barba lunga e gli occhi scavati da notti insonni. Fu clamorosamente assolto dalle accuse piu’ gravi perche’ ‘il fatto non sussisteva’. Secondo i giudici della terza sezione penale del Tribunale di Napoli non era provato il cosiddetto ‘sistema-Romeo‘. Ma fu condannato per corruzione in primo grado a 2 anni, pena aumentata di un anno in Appello. Eppure, secondo l’accusa, aveva pagato tangenti a mezza Giunta del Comune di Napoli affinche’ gli ‘cucissero’ addosso il super appalto Global Service, per la manutenzione di tutte le strade di capoluogo campano. Anche gli assessori furono tutti assolti dal Tribunale, anche se l’indagine provoco’ un terremoto nella Giunta di Rosa Russo Iervolino che appello’ gli indagati come ‘quattro frantummati’. Imprenditore di successo ma molto discusso. Il suo albergo a 5 stelle su via Marina, le societa’ immobiliari per la gestione per dieci anni per patrimonio pubblico del Comune – concessione poi revocata con l’arrivo del sindaco De Magistris – partenopea e poi di migliaia e migliaia di immobili sparsi in tutta Italia, le aziende per la pulizia del Palazzo di Giustizia e poi gli appalti vinti a Roma, Venezia, Milano. Dopo lo scandalo Global Service si e’ ritirato per mesi nella sua abitazione di lusso a sei piani con giardino a Posillipo, vista mare, in una delle zona piu’ chic di Napoli. All’Agenzia delle Entrate e’ arrivato a versare 25 milioni di euro all’anno di tasse. Un giro d’affari da capogiro.

Da dazebao


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