Clochard bruciato. L’Isis che è dentro di noi…

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Devo ammettere che di solito filmati del genere non li guardo. Diciamo che preferisco non guardarli. Ma questa volta è stato diverso. E sebbene mi abbia sconvolto devo dire che la fatica è stata importante. Quella telecamera di vigilanza ha incredibilmente ripreso l’arrivo lento, normale, di un uomo vestito di scuro, il suo procedere composto, quasi ordinario, fino al giaciglio della vittima, il clochard che dormiva sotto i portici palermitani: poi l’accelerazione, il lancio della benzina, il balzo felino per appiccare fuoco… E’ fatta:  poi credo sia fuggito velocemente mentre la vittima urlava tra dolori insopportabili, tormenti indicibili. L’ho guardato due volte di seguito questo video dell’ISIS che è dentro di noi,  inserito sui portali di informazione sotto la testatina “cronaca”, o “Palermo”.

Quell’arrivo sulla scena dell’assassino, lento, normale, la comparsa della tanica, sono terrificanti. Come quell’accelerazione improvvisa, felina. E il successivo bagliore accecante. Questo mostro nascosto lo possiamo vedere per un caso, non per una scelta deliberata, calcolata, com’è nel caso dei video di altri assassini efferati.  Cosa ci dice?

Ho apprezzato la pronta reazione del sindaco di Palermo, che ha subito chiesto alla città di mobilitarsi, con una fiaccolata silenziosa. Ma il commento, importante anche nella sua solitudine, è stato quello dell’arcivescovo di Palermo, un appello emozionato, fermo e indignato per  “dialogo e nonviolenza”.

E cosa più che la decisività di dialogo e nonviolenza emerge da questa tragedia del disprezzo? Cosa ci dice l’odio, la “ferocia contro” di questo crimine se non che dobbiamo tutti, quotidianamente, impegnarci per “dialogo e nonviolenza”? Non bisogna rimuovere, o confinare, questa realtà di violenza diffusa, questo bisogno di odio, di disprezzo. Non si deve rimuovere, o trasferire tutto questo fuori di noi, o immaginarlo confinato in cellule “impazzite” della nostra società.  Ma occorre guardarlo, guardarlo per capirne l’enormità “reale” e determinarci così ad agire per “dialogo e nonviolenza”.

Credo che  tutta la “società politica” dovrebbe confrontarsi con questo tema, non solo il sindaco della città ferita da questo sfregio agghiacciante.


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