I paria della città

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di Alberto Incarbone

A Catania la puttana non si deve vedere. “Ciao Franchina, hai letto la nuova intervista a Bianco?”. Il centro deve essere bello, tutti vestiti bene. “No, perché?”. E non sono belle le bandiere, le facce di chi protesta, gli zingari che chiedono soldi. “Parla di San Berillo vecchio, fra un po’ ci saranno problemi”. La povertà va sotto il tappeto, nei quartieri attorno al centro. Perché il centro è la città, il resto non conta.

Franchina sorride un po’ preoccupata, mentre altra gente è lì a parlare attorno. È mattina, e in via Pistone a San Berillo nessuna tra le prostitute sa cos’è questo nuovo Daspo Urbano. “Purtroppo non ho letto niente – dice lei – di che si tratta?”. Due settimane fa Enzo Bianco è spuntato in prima pagina nel giornale di Ciancio. Era in giacca e cravatta e sorrideva, e diceva: “Per la prostituzione ho già pronta l’ordinanza, multe salate, ma anche per i clienti in macchina”. Bianco sta parlando alla giornalista perché il Ministro dell’interno Minniti vuole fare una legge: il centro città è una zona preziosa, sindaco e prefetto lo devono proteggere, chi sembra pericoloso oppure offende il decoro deve andare via e non tornarci più.

Nel Duemila a Catania ci fu una grande operazione di polizia a San Berillo Vecchio. Le prostitute, soprattutto straniere, lavoravano per altri nelle case occupate, senza servizi, e tutto questo a due passi da via Etnea. Sessanta case furono murate e la maggior parte delle prostitute furono mandate via. A quel tempo c’era Umberto Scapagnini, il medico di Berlusconi.

Quest’anno, per San Berillo, l’idea sarebbe di assediare tutto e lasciare che le prostitute per la fame vadano via. Il fatto è che non ci saranno problemi solo per loro, ma per molti altri. Per esempio quelli che fanno una manifestazione non autorizzata. Ma chi è che protesta? La gente che vive male nei posti dove sta, che ha bisogno di qualcosa e va a chiederla a chi ha il potere.

La foto di sopra è vecchia, ha più di trent’anni. Catania fu colpita da una pioggia potentissima nel 1979. Morirono un bambino e una ragazza, cinquemila persone restarono senza casa. E tra questi, alcuni occuparono piazza Duomo. Dio che scandalo! Materassi, tende, pentolame, bambini che giocavano sotto la statua del Liotru. Non erano zingari di passaggio ma catanesi senza più un tetto. Per la vergogna il Consiglio comunale si riuniva nel palazzo dell’Ese, vicino lo Squibb. Il sindaco di allora, Salvatore Coco, non ne voleva parlare: “Chiedete ai giornalisti” faceva, e scappava via.

Con questo Daspo Urbano quelli che comandano vogliono dire questo: “Noi siamo gli intoccabili e questa è Zona Nostra. Se vogliamo, anche per un anno, via Etnea ve la sognate. E guai a voi se vi becchiamo un’altra volta: una stanza vi aspetta”. Una stanza arredata con letti a castello, nove persone, e le sbarre alla finestra. Una stanza decorosa.

Da isiciliani


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