Rifiuti tossici nel Salento. La verità dopo 17 anni. Grazie alle inchieste giornalistiche

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17 anni per far venir fuori la verità. Ma ora finalmente qualcosa si muove: le Istituzioni sono al lavoro sui rifiuti tossici nel Salento. Questo lo dobbiamo a Marilù Mastrogiovanni, e alla sue inchieste. Ma lo dobbiamo anche a Emilia Brandi, e al suo programma “Cose Nostre”, che ha dedicato una puntata alla storia della giornalista pugliese, minacciata dalla criminalità organizzata proprio perché il “Tacco d’Italia” ha sempre denunciato il malaffare mafioso.
A distanza di 1 mese dalla puntata su Rai1 di Cose Nostre, la Procura di Lecce ha deciso di comunicare ai sindaci che sotto Burgesi è stata accertata la presenta di elevate percentuali di policlorobifenile, un rifiuto industriale tra i più tossici e insmaltibili al mondo: il pcb.
Deve essere motivo di orgoglio per noi tutti che crediamo nel gioco di squadra, e per la Rai Servizio Pubblico.
Deve essere un forte stimolo ad andare avanti.
Questo episodio è la prova di quello che diciamo da anni: i cronisti non vanno mai lasciati soli, soprattutto quelli impegnati in luoghi di frontiera, nelle periferie.
E la Rai ha la grande responsabilità, e opportunità, di illuminare quelle storie, quelle inchieste, riprenderle, rilanciarle, approfondirle.
Perché in questo modo può dare un contributo vero a far fare passi avanti sulla strada verso la verità.
Come è accaduto ora per i rifiuti tossici in salento.
Perché allora ad esempio non fare lo stesso con la storia di Peppino Basile, omicidio che resta impunito. La Rai riapra quella inchiesta. E aiuti la giustizia italiana a trovare i responsabili dell’ennesima vittima innocente delle mafie.


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