Nuove tensioni in Ucraina mentre si riaccendono i riflettori sulla morte di Andy Rocchelli

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L’Ucraina lancia una vasta operazione di ‘esercitazioni’ al confine con la Crimea che risponde con una proposta di risoluzione da sottoporre all’Assemblea generale dell’Onu sulle violazioni dei diritti umani da parte delle forze militari ucraine sul suo territorio.
Il tutto mentre si riaccendono i riflettori sulla morte del fotoreporter Andrea Rocchelli, i cui genitori Elisa e Rino hanno lanciato lo scorso ottobre un appello attraverso L’Espresso affinché non venisse archiviata l’inchiesta sull’uccisione del figlio, avvenuta in Ucraina il 24 maggio del 2014, dove era impegnato con Andrej Mironow, scrittore e attivista russo, nella realizzazione di un reportage sulle conseguenze della guerra, a lungo ‘negata’, con la Russia.
Le novità dell’inchiesta, seppure riservate, fanno sperare in un primo traguardo: il nome di un sospettato dell’omicidio.
Ma le nuove tensioni nel Paese e la possibilità del dispiegamento di una missione Onu per il monitoraggio internazionale della situazione in Crimea fanno temere che le autorità ucraine possano continuare a prendere tempo.

Le risposte su cosa sia avvenuto quel 24 maggio del 2014 non possono più essere tardate. Per questi Articolo 21 e Federazione nazionale della stampa, insieme ai genitori di Andy, hanno già avviato e porteranno avanti iniziative per illuminare la vicenda e pretendere che si faccia chiarezza e giustizia sulla sua morte.
La prima azione è stata sollecitare il presidente della Commissione Diritti Umani, il senatore Luigi Manconi, a presentare un’interrogaziond parlamentare al ministro degli Esteri.
Andrea Rocchelli, 31 anni, era un fotoreporter freelance. Era stato, giovanissimo, tra i fondatori di Cesura, un’agenzia di fotografi indipendenti.
Il suo lavoro, svolto sempre con estrema professionalità, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, anche a livello internazionale.
Andy era stato in Ucraina diverse volte, l’ultima nel febbraio 2014 per documentare gli avvenimenti di piazza Maidan. In quell’occasione aveva conosciuto Andrej Mironov, intellettuale sessantenne russo attivista per i diritti umani e collaboratore della ong ‘Memorial’ presieduta da Anna Politkoskaja.
La vicenda, dopo i primi mesi di indagine e il rientro della salma del nostro connazionale in Italia, è finita in un cono d’ombra.
L’unico elemento certo emerso dall’inchiesta ucraina, la modalità con cui i due uomini sono stati assassinati, raggiunti da una pioggia di colpi di mortaio esplosi da un gruppo di presunti miliziani
All’indagine delle autorità locali sull’uccisione di Rocchelli e Mironov si è ben presto affiancata l’inchiesta della Procura di Pavia che aveva richiesto nell’estate del 2015 l’avvio di una rogatoria internazionale, accettata dopo lungo tempo dall’Ucraina.

Come ricorda l’interrogazione parlamentare, dopo molteplici sollecitazioni da parte italiana, le autorità ucraine hanno inviato solo nel maggio del 2016 gli atti richiesti dalla procura di Pavia.
“Dopo la traduzione degli atti sono emerse le carenze dell’indagine – evidenzia Manconi nell’atto parlamentare – dal momento che, tanto per citare alcuni dettagli, non era stato nemmeno contattato il testimone oculare più importante, il giornalista francese William Roguelon, anch’egli vittima dei colpi di mortaio e oggi costretto ad una condizione di invalidità”.
Ed è su questi aspetti che il presidente della Commissione Diritti umani chiede chiarimenti al ministero degli Esteri augurandosi che, visti gli ottimi rapporti con l’Ucraina, possa facilitare le relazioni tra gli inquirenti italiani e le autorità giudiziarie locali, scongiurando così una frettolosa archiviazione dell’inchiesta.


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