L’Italia a picco, dalla serie A scende in B

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Padoan: va tutto bene. Renzi intanto costruisce lo staff personale. Tocci: “Chi può fermarlo si faccia sentire”

Di Alessandro Cardulli

Parla, non parla, il silenzio di Renzi Matteo preoccupa più dei tanti tweet che lanciava nei giorni del suo governo che “di meglio non c’è mai stato nella storia del nostro Paese”, come lui stesso diceva e come ripetevano i coristi del suo clan, cerchio magico, altrimenti si offendono. Il silenzio preoccupa in particolare gli esponenti della minoranza Pd. Prevedevano un altro scenario dopo la sconfitta nel referendum costituzionale. Perlomeno un dibattito, l’avvio di una analisi sullo stato del partito, sul voto dei giovani che è stato determinante per la batosta referendaria. Una riflessione, magari per guardare avanti. C’è anche chi, magari non pubblicamente, pensa che Renzi, responsabile sia come presidente del Consiglio che come segretario del Pd, che ha voluto ad ogni costo il referendum, si sarebbe dovuto dimettere. Non solo,  c’è chi pensa che  una nuova candidatura di Renzi a presidente del Consiglio sarebbe un “disastro”, porterebbe il Pd ad una sconfitta certa. “Faccia un passo indietro”, si dice, ricordando che “è giovane” e gli può essere utile saltare un giro. Walter Tocci, senatore Pd che ha votato contro la relazione del segretario alla Assemblea che in poche battute ha liquidato la sconfitta referendaria, ricorda che “i capi democristiani sapevano lasciare  gli incarichi per poi tornare vincenti”.

La  minoranza bersaniana: la segreteria Renzi è “contendibile”

E nella minoranza bersaniana circola sempre più una parola, “contendibile”, riferita alla possibilità di giocare, con possibilità di successo, la partita della segreteria. Già, ma ci vorrebbe un congresso che Renzi non vuole. Non prende neppure in considerazione l’idea. Prima le elezioni, poi si vedrà. E nel silenzio del clan, cerchio magico, prepara il nuovo organigramma, una “segreteria direttorio” e il programma per le elezioni che vuole a tutti i costi entro luglio. Interessa al gruppo dirigente Pd, ai ministri, al governo presieduto da Gentiloni che anche nella stanza di ospedale ha dovuto dialogare, si fa per dire, con Renzi Matteo, che gli avrà fatto gli auguri di pronta guarigione, ma in un’ora si dicono molte cose, dicevamo quello che sta accadendo nel nostro paese, la situazione economica sempre più disastrosa, la crescita che non c’è, il lavoro sempre più precario, la povertà che travolge milioni di persone interessa questa classe pseudo dirigente? Pare proprio di no. Proprio mentre Renzi Matteo si esercitava con i suoi più stretti collaboratori nel definire incarichi e pensa ad organizzare il suo grande rientro sulla scena, la quarta agenzia di rating, una di quelle che formulano i giudizi di qualità sulle economie dei diversi paesi ci toglieva la ultima “A”, ci declassava. Già tre agenzie, fra le più grandi, ci avevano tolto la “A”, ora è arrivata anche la quarta, la canadese Dbrs, che ci ha collocato in serie B.

Sale il debito pubblico e  dalla Ue non arriveranno sconti

Nel frattempo, il debito pubblico è salito, + 1,6 per cento dal inizio 2016, Renzi governante, mentre la “protezione” che ci ha dato la Banca centrale europea scade a fine anno, il famoso quantitave easing, denaro facile che ci ha consentito di tirare a campare. Ma i nostri partner europei ci mandano a dire che la copertura della Bce non può durare. Il ministro Padoan fa finta di niente. La scomparsa della ultima “A, dice, non avrà alcun impatto rilevante per la spesa per interessi”. Davvero incredibile anche perché una simile affermazione viene da un personaggio che della economia ha fatto una delle sue ragioni di vita e di carriera. Senza entrare nel merito di meccanismi che riguardano il credito e le nostre banche, la scomparsa della ultima “A” significa una perdita secca di circa cinque miliardi per il nostro sistema bancario. Se mettiamo in fila  anche ciò che dall’Italia attende la Commissione europea per quanto riguarda il debito pubblico, che siamo in presenza di una procedura aperta sulla manovra, il governo Gentiloni dovrebbe subito intervenire, affrontare i problemi prima che sia troppo tardi. Se passa la “linea  Renzi” non ne avrà il tempo anche se lo volesse. L’ex premier lo sollecita nel dare “aiuto” alla messa a punto della legge elettorale, prima possibile. Lui, nel frattempo, prepara il rilancio di  se stesso. Quando? Come? Si racconta che è impegnato a varare la nuova segreteria, o meglio il suo staff, quindici persone, un direttorio di cui dovrebbero far parte i due vicesegretari confermati, Serracchiani e Guerini, Nannicini, l’economista già sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che starebbe scrivendo, in gran segreto, il programma elettorale, lo scrittore Carofiglio per la comunicazione, un segnale di riavvicinamento agli odiati intellettuali, i gufi. Poi un ritorno di Fassino responsabile esteri, del ministro Martina all’organizzazione, due sindaci.

Nei sondaggi tornano in testa i grillini malgrado errori e gaffe

Non a caso il rientro di Renzi dovrebbe avvenire nel corso della assemblea Pd degli amministratori pubblici che dovrebbe tenersi dopo il voto della Corte Costituzionale, il 27, 28 gennaio. Da segnalare infine, per quanto vale, il sondaggio di Pagnoncelli per il Corriere della Sera che vede, malgrado gli errori a catena dei grillini, leggi vicende relative alla collocazione nel parlamento europeo, per non parlare alla “Raggi story” romana, il Movimento cinque stelle di nuovo in testa staccando il Pd. Vorrà dire qualcosa così come i sondaggi che danno Gentiloni più affidabile dell’ex premier. Scrive Tocci nel suo blog: “Ora dobbiamo aiutare Gentiloni a recuperare la fiducia bruciata nel referendum. Anticipare le elezioni sarebbe un maldestro tentativo di rivincita. Il demone ‘dell’io contro tutti’ che ha portato all’insuccesso nel referendum rischia di condurci alla sconfitta nel voto anticipato. Chi può fermarlo si faccia sentire”.

Da jobsnews


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