Non cambia niente

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Niente, non cambia niente. Il governo rimane sostanzialmente lo stesso, come se il referendum fosse stato vinto.  Non si possono trattare quasi venti milioni di elettori come una Leopolda qualsiasi. Addirittura premiando la modesta e devastante Boschi a vicesegretario della Presidenza del Consiglio. O spostare Alfano agli Esteri, come se fosse l’ultimo ministero del governo. Questo festival dell’autoreferenzialità è un affronto che verrà ricordato alle prossime elezioni.

Perché l’elettorato, con la fatica che ha fatto per capire il merito del referendum, è divenuto più consapevole. E infatti ha votato con una partecipazione che ha sorpreso tutti.  Ora questa ulteriore frustrazione dell’immobilismo, da parte  di chi accusava quelli del no di essere conservatori, porterà tonnellate di voti ai grillini, se non si organizza un’alternativa di sinistra credibile e orientata alla fatica della vita: lavoro, casa, salute, legalità.
Il PD farà il suo congresso, ma la Sinistra vera deve dare segni di attenzione a chi non ce la fa. Anche con iniziative altamente simboliche: auto-abbassamento degli stipendi dei propri parlamentari per destinarli ad iniziative sociali nelle periferie; creazione di un Consiglio dei Civili, nel quale inserire chi si è impegnato in attività sociali qualificate di volontariato, con un forte ruolo consultivo nelle scelte politiche del partito; adozione di agenti provocatori sotto copertura per smascherare le mele marce nella PA in due anni.
O la Sinistra fa la Sinistra occupandosi della giustizia sociale; oppure ci meritiamo i sedativi Gentiloni.

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