La povertà è anticostituzionale

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La povertà cresce. Lo dice l’ultimo rapporto 2015 dell’Istat (pubblicato accuratamente dopo il referendum) evidenziando che quasi un italiano su tre è nell’indigenza o in procinto di cadervi. Parliamo di famiglie che non posso più pagare l’affitto e le bollette, sono in ritardo critico con il muto per il licenziamento del capo famiglia, vedono spalancarsi sotto i loro piedi la botola della povertà per la mancanza di lavoro e sussidi. Di questi nuovi poveri, oltre 7 milioni di persone fanno fatica a procurarsi un pasto adeguato e molte sono gli anziani che vediamo rovistare a fine mercato negli scarti, per trovare qualcosa da mettere nel piatto.

La povertà è anticostituzionale. Cioè, non dovrebbe esserci, se la Carta fosse applicata completamente.
Con il referendum l’abbiamo difesa da chi voleva sottrarci sovranità. Ora dobbiamo – con la stessa forza di partecipazione – chiedere che la “Repubblica rimuova gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3, secondo comma).
Gli ostacoli da rimuovere sono la disoccupazione, la corruzione, l’evasione fiscale, i privilegi, l’ingiustizia, l’ignoranza.
Lo faccia la sinistra. Subito. O questa enorme sofferenza gonfierà la destra.

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