Sudan, ondata di repressione contro la stampa e il dissenso popolare

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Nuova ondata di repressione in Sudan contro l’informazione. Domenica scorsa il Sudan’s National Intelligence and Security Services ha sequestrato tutte le copie di tre quotidiani dalla tipografia dove erano state appena stampate senza una valida motivazione.
Secondo fonti della stampa libera a Khartoum i quotidiani ‘Al-Tayyar’, ‘Al-Jareeda’ e ‘Al-Watan’ sono stati raggiunti dal provvedimento di confisca per la pubblicazione di notizie e di editoriali che criticavano la decisione del Governo di aumentare i prezzi del carburante e dell’energia elettrica.
La scorsa settimana il presidente del Sudan, Omar Hassan al-Bashir, ha firmato un decreto che disponeva l’aumento del prezzo delle fonti di approvvigionamento energetico nel tentativo di frenare l’inflazione e controllare la caduta della sterlina sudanese.
I giornali finiti nel mirino del regime non avevano fatto altro che rilevare come il prezzo della benzina fosse salito oltre il limite sopportabile per la popolazione, producendo malcontento e animando iniziative di protesta.

Questo episodio segue una serie di arresti di giornalisti con fini intimidatori. Emblematico il fermo di due reporter del quotidiano “Al Ahram al Youm”. I colleghi erano stati portati nella sede dei servizi segreti per aver scritto di un incontro avvenuto nella capitale tra esponenti del gruppo di liberazione del popolo sud sudanese (Splm) e alcuni politici dell’opposizione in Sudan.
I due giornalisti, Tariq Abdallah e Murtada Ahmed, sono stati trattenuti per alcune ore e rilasciati dalle autorità solo dopo il pagamento di una cauzione.
Il loro arresto è stato condannato dall’associazione della stampa del Sudan che l’ha definito una “violazione della libertà di informazione”.
Ma la repressione non è diretta solo a bloccare i media indipendenti.
Il governo sudanese sta attuando una generale,politica del bavaglio sulla libertà di espressione. Compreso impedire lo svolgimento di manifestazioni popolari anti governative.
Da oltre una settimana si susseguono proteste in diversi punti della capitale e in altre città del Sudan.

Decine di persone hanno manifestato, domenica scorsa, nel centro di Khartoum intonando lo slogan “Libertà. Pace. Giustizia. La rivoluzione è la scelta del popolo”.
Nonostante fosse una manifestazione pacifica è stata dispersa con la forza dalla polizia e dai servizi di sicurezza.
Un corteo è stato animato, il giorno dopo, dagli studenti dell’Università di Khartoum ma anche in questa occasione le forze dell’ordine in tenuta antisommossa hanno impedito lo svolgimento della manifestazione, usando gas lacrimogeni e manganelli per disperderla.
Nel frattempo, il Partito d’opposizione del Congresso del Sudan ha denunciato che il NISS ha arrestato il vice segretario e responsabile dell’informazione Abdullah al-Shams Koun Adam a Khartoum. Il timore delle organizzazioni per i diritti umani è che si tratti di una nuova fase di recrudescenza dell’azione repressiva del governo sudanese preoccupato per l’espansione crescente del movimento anti governativo e la pressante richiesta da parte dell’opinione pubblica di maggiore democrazia e libertà individuali. Ma al momento non sembra essere questa la priorità del governo di Bashir.


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