I tormenti del giovane Renzi. L’ossessione del referendum.

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 Sabato giornata del silenzio, parlerà a un convegno. Dini: “Ma chi lo ha eletto?”. La protesta dei genitori di Taranto. Schaeuble, il falco: “voterei per lui”. Ci mancava

Di Alessandro Cardulli

Renzi Matteo straripa, è onnipresente, tanto che qualcuno pensa che ci sia un sosia o un ventriloquo. Il referendum lo ossessiona, lo tormenta. Trova il modo di parlare anche nel giorno che precede il voto, sabato mattina. Concluderà i lavori del “Rome 2016, Mediterranean dialogues”, un convegno internazionale ad alto livello promosso dal ministero degli  esteri e dall’Ispi, l’istituto di  studi politici internazionali. Dopo Renzi Matteo parlerà Giorgio Napolitano che dell’Ispi è il presidente onorario. Si dà il caso che proprio due dei fan della riforma delle Costituzione, gli autori possiamo dire, non tengano alcun conto di quello che prevede la legge che recita: “Nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico…”. E’ Huffington Post a dare la notizia che non figura nel calendario di “lavoro” reso noto da Palazzo Chigi. Certo, è vero che sui social, silenzio o non silenzio, passa di tutto. Ma a rendere ancora più grave la presenza di  Renzi Matteo è il fatto che proprio lui aveva bacchettato il comitato dei genitori di Taranto che avevano organizzato per sabato un sit in davanti a Palazzo Chigi, ricordando che era una giornata del “silenzio”.

“Inumana emergenza sanitaria  colpisce Taranto”

Alla luce della notizia dal quotidiano diretto da Lucia Annunziata prende ancor più valore e significato la lettera inviata al premier dal Comitato. “Ci stupisce il fatto – si legge – che lei abbia voluto dedicare un pensiero al sit in, tra l’altro bollandolo come stravagante e strumentale per il solo fatto di essere stato organizzato nel giorno del silenzio elettorale, e neppure una parola sulla nostra richiesta di incontrarla”. “Aveva dichiarato che ai bambini di Taranto avrebbe pensato lei. E ora si preoccupa del silenzio elettorale? Lei e i suoi ministri fate secretare i risultati degli ultimi rapporti sanitari che riguardano la città di Taranto, ma solo fino a 7 dicembre? Riparlerete dei 50 milioni, ritornati nel cilindro del prestigiatore, solo il 12 dicembre? Farete tutto questo dopo il referendum?”. “Signor Renzi, il silenzio elettorale – concludono – non ferma l’insopportabile e inumana emergenza sanitaria che colpisce in altissime percentuali i tarantini”. Una lettera che si commenta da sola. Che Renzi, forse, preso dalla frenesia elettorale, quasi un tarantolato, non è in grado di comprendere e di valutare.

Il premier torna a Napoli: “De  Luca un amministratore straordinario”

Batte il Mezzogiorno, zompetta di qua e di là, giovedì torna a Napoli, c’è stato due settimane fa, ma qui ha il suo grande amico, il governatore De Luca, quello che porta i voti dei sindaci, voti contati, devono essere quattromila non uno di meno. “Clientela”? Ma che scherziamo? A Radio Kiss Kiss Napoli, non ne lascia scappare una, tv e radio grandi e piccole sono tutte per lui, dice scherzando, ma è molto serio: “A De  Luca chiedo solo di non dire parolacce sulla Bindi”. “De Luca ha il carattere esuberante, è uno degli amministratori più straordinari che abbia conosciuto. Vedrete cosa farà giovedi sulla terra dei fuochi”. Del resto, ad intessere le lodi del governatore della Campania non è il solo. Si  è aggiunto anche Fabrizio Barca, neo reclutato nelle file del sì. A Napoli arriverà anche la ministra Boschi, domani, per assistere alla  prima del San Carlo. Pare che all’improvviso sia stata presa da una grande passione per il teatro, l’opera lirica, i balletti.

De Magistris: premier e ministri innamorati  di Napoli. Torna Renzi. Arriva Boschi

Commenta De Magistris, il sindaco di Napoli, che il premier odia cordialmente, non si capisce se più o meno del governatore della Puglia, Emiliano, “i ministri e il premier sono innamorati di Napoli. Mi sembra ormai chiaro che il loro innamoramento è elettorale”. Dopo il capoluogo della Campania venerdì mattina lo troviamo in Sicilia, un nuovo “tour”. Nel pomeriggio a Reggio Calabria, ore 15. In tempo per arrivare a Firenze e tenere il comizio di chiusura in Piazza Signoria. Diciamo di chiusura, ma la chiusura vera sarà sabato mattina. Le tv, Rai in testa sono pronte a immortalarlo insieme a Napolitano con alcuni big del palcoscenico internazionale. Nel frattempo ha trovato il modo di prendersela con Lamberto Dini. Lo ha preso a bersaglio per manifestare il suo disgusto “per governicchio tecnichicchio”. Così definisce i “governi  tecnici” che hanno visto protagonisti fra gli altri oltre a Dini, Ciampi, Monti. E Dini non ci sta, risponde per le rime. Va giù di brutto. “Basta insulti ai tecnici, chi ha eletto il premier?”, si chiede, intervistato da La Repubblica. “Renzi deve stare molto zitto, racconta un sacco di menzogne quando nemmeno lui è stato eletto. Che i governi tecnici siano il male assoluto – prosegue – è solo nella sua mente, sta facendo una campagna furibonda, infarcita di bugie”. L’ex premier, agli occhi di Renzi ha una grave colpa, quella di essersi schierato per il No. Ma Dini si leva qualche sassolino dalle scarpe quando afferma che “nemmeno con Renzi la spesa scende, lui dice di averla tagliata di 25 miliardi, ma non è vero, sale da altre parti”. Poi impartisce una lezione di diritto costituzionale: “Un governo composto da tecnici diventa politico nel momento in cui riceve la fiducia in Parlamento. Renzi oltretutto dovrebbe tacere, non è stato eletto ed è diventato segretario del Partito Democratico a seguito di primarie senza controllo”.

Dini: non si cambiano 47 articoli della Costituzione a colpi di maggioranza

Perché, gli viene chiesto, si è schierato per il No? “Non si cambiano 47 articoli della Costituzione a colpi di maggioranza, con una somma di partiti che rappresenta meno del 30 per cento dell’elettorato. E non si fa una nuova legge elettorale con la fiducia, dicendo che tutti gli altri governi ce l’avrebbero copiata e invece poi decidi di cambiarla”. Infine, indica prima Draghi come possibile premier di un governo “tecnico”. “Sarebbe ideale”, ma sa bene che non sarebbe disponibile. Allora arriva un nuovo colpetto per Renzi. Gli viene chiesto un giudizio sulla possibile candidatura di Padoan. “E’ un bravo economista – risponde – se Mattarella gli desse l’incarico, liberato dalle angherie di Renzi, potrebbe essere un buon premier”.

Il 5 dicembre Padoan a Bruxelles  per “ trattare” sulla manovra. Forse non è un caso

Non è un caso che proprio il ministro dell’economia il 5 dicembre sia a Bruxelles per “rassicurare i ministri riuniti per l’Eurogruppo”, dicono le solite “voci”, “che comunque vada ci sarà una rete di protezione per le finanze italiane”. Con Padoan sarà negoziata l’entità della correzione del deficit che si aggira sui cinque miliardi. “Vogliamo continuità – fanno sapere i soliti noti di Bruxelles – vogliamo stabilità”. E La Commissione Ue ormai tifa apertamente per il Sì. I nostri interlocutori – afferma la “voce” – sono Mattarella, Renzi e Padoan. Se due più uno fa tre, si può dire, Mattarella ovviamente resta al suo posto, Renzi se ne potrebbe andare, Padoan potrebbe prendere il suo posto. Ma “voci” italiche fanno circolare un altro possibile nome, quello del ministro Delrio. Stando a fantasiosi scriba occuperebbe provvisoriamente la poltrona di Palazzo Chigi, pronto a riconsegnarla a Renzi, che sarebbe il candidato premier del futuro partito della nazione per le elezioni previste nel 2018. Fantapolitica?

Il falco tedesco elogia il premier italiano: “Gli auguro successo”

Tutto è possibile, se è vero che Renzi Matteo nella galleria dei suo fan può mettere un personaggio come un super falco contro il quale il premier ha fatto una specie di tiro al bersaglio, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble. Scrivono le agenzie che, parlando al “Berlin Foreign policy forum”, rispondendo a una domanda sul referendum in Italia ha detto che “Renzi fa una riforma costituzionale, o tenta di farla, e devo dire che ho un grande rispetto. Spero che abbia successo. Se potessi votare in Italia, voterei per lui anche se non fa parte della mia famiglia politica”. “Ha intrapreso diverse riforme e trasmette più fiducia di altri di poter fare i passi in avanti di cui l’Italia ha urgentemente bisogno. Per questo gli auguro ogni successo”, ha ribadito Schaeuble aggiungendo che “anche se dovesse andar male, conosco i sondaggi, non si sa mai, spero che continuerà a cercare altre vie per far avanzare l’Italia”. Renzi ha incassato e portato a casa come si dice. Ora  l’odiato ministro tedesco viene messo fra i “buoni”.

Il presidente dell’Eurogruppo invece fa la faccia dura. Un gran pasticcio

Fra i cattivi arriva il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. In una audizione della Commissione Affari economici e monetari ha affermato che l’Eurozona “non è ancora abbastanza stabile” per procedere in un percorso di espansione di bilancio e un tale percorso può essere imboccato solo dai paesi “che hanno uno spazio di bilancio per poterlo fare”. “Compito della Commissione – ha proseguito – è far rispettare le regole del patto di stabilità per tenere insieme la zona euro”. L’Italia questo spazio non lo ha. Renzi per mantenere le promesse per le quali non sono previste coperture, ha bisogno di questo “spazio” ed ha subito strillato: “Il  Dijsselbloem non ha consapevolezza di casa accade in Italia”, ha dichiarato sul Tg2. Da notare che la “svolta” comunitaria era stata bocciata dal ministro delle Finanze tedesco Schaeuble che fa il tifo per Renzi. Un gran pasticcio.

Da jobsnews


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