Francesco: siamo alla bancarotta dell’umanità

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Il Papa incontra i movimenti popolari ed alza la voce: «Si salvano le banche, intanto il Mediterraneo è un cimitero». E sulla democrazia: «Si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la dignità, nella costruzione del suo destino».

Alberto Chiara – Famiglia Cristiana

Duro monito di papa Francesco contro le oligarchie che tengono in scacco il mondo. Incontrando i movimenti popolari, Jorge Mario Bergoglio sprona a un drastico cambio di rotta in campo sociale, economico e politico. Uno dei terreni più compromesso dalla crisi dei valori è quello che vede tragicamente protagonisti i migranti, i rifugiati e gli sfollati. «E’ una situazione obbrobriosa, che posso solo descrivere con una parola che mi venne fuori spontaneamente a Lampedusa: vergogna», scandisce forte papa Francesco. «Lì, come anche a Lesbo, ho potuto ascoltare da vicino la sofferenza di tante famiglie espulse dalla loro terra per motivi economici o violenze di ogni genere, folle esiliate – l’ho detto di fronte alle autorità di tutto il mondo – a causa di un sistema socio-economico ingiusto e di guerre che non hanno cercato, che non hanno creato coloro che oggi soffrono il doloroso sradicamento dalla loro patria, ma piuttosto molti di coloro che si rifiutano di riceverli».

Il Papa ha citato le parole dell’arcivescovo Hieronymus di Grecia a Lesbo quando ha parlato di «bancarotta dell’umanità».  Perché, si è chiesto, «quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell’umanità non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero, e non solo il Mediterraneo… molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente». Ma la migrazione, ha sottolineato, «è un problema del mondo».
Per questo è importante che i cristiani  e in genere tutte le persone di buona volontà si rimbocchino le maniche. «Non abbiate paura di entrare nelle grandi discussioni, nella Politica con la maiuscola», afferma il Papa rivolto alle «organizzazioni degli esclusi e tante organizzazioni di altri settori della società» invitanodole a rivitalizzare e rifondare «le democrazie che stanno attraversando una vera crisi». Il rapporto tra popolo e democrazia, ha osservato, «dovrebbe essere naturale e fluido», ma «corre il pericolo di offuscarsi fino a diventare irriconoscibile».

«Il divario tra i popoli e le nostre attuali forme di democrazia – ha sottolineato – si allarga sempre più come conseguenza dell’enorme potere dei gruppi economici e mediatici che sembrano dominarle». I movimenti popolari, che “non sono partiti politici” esprimono una “forma diversa, dinamica e vitale di partecipazione sociale alla vita pubblica”. Il Papa ha però messo in guardia contro «due rischi» che ruotano attorno al rapporto tra i movimenti popolari e politica: «il rischio di lasciarsi incasellare e il rischio di lasciarsi corrompere».

«Finché vi mantenete nella casella delle ‘politiche sociali’ – ha osservato -, finché non mettete in discussione la politica economica o la politica con la maiuscola, vi si tollera. Quell’idea delle politiche sociali concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei  poveri e tanto meno inserita in un progetto che riunisca i popoli, mi sembra a volte una specie di carro mascherato per contenere gli scarti del sistema». Invece quando si osano «mettere in discussione le ‘macrorelazioni’, quando strillate, quando gridate, quando pretendete di indicare al potere una impostazione più integrale, allora non ci si tollera più tanto perché state uscendo dalla casella, vi state mettendo sul terreno delle grandi decisioni che alcuni pretendono di monopolizzare in piccole caste».

Così «la democrazia si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività, va disincarnandosi perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la dignità, nella costruzione del suo destino». «Non cadete nella tentazione della casella che vi riduce ad attori secondari o, peggio, a meri amministratori della miseria esistente – ha avverito -. In questi tempi di paralisi, disorientamento e proposte distruttive, la partecipazione da protagonisti dei popoli che cercano il bene comune può vincere, con l’aiuto di Dio, i falsi profeti che sfruttano la paura e la disperazione, che vendono formule magiche di odio e crudeltà o di un benessere egoistico e una sicurezza illusoria».

Fonte: www.famigliacristiana.it del 5 novembre 2016

da perlapace

 


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