Giovani, i destinatari primari della missione di Ciampi

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“Ai giovani d’oggi, cresciuti in un’Italia libera, in un’Europa pacifica e unita, dico: non dimenticate mai gli ideali che ispirarono coloro che diedero la vita per voi. Possa la memoria dei sacrifici dei Padri della Repubblica rimanere viva, tramandata di generazione in generazione, guida e monito ad essere sempre vigili nella difesa della libertà riconquistata. Il ricordo di quei giorni ci fa guardare con fiducia al nostro futuro; ci fa sentire il dovere di essere uniti tutti nell’amore per la Patria italiana ed europea, uniti nell’orgoglio delle nostre grandi tradizioni di civiltà, uniti nell’impegno a contribuire al progresso e alla pace di tutti i popoli”.

E’ con queste parole che molti giovani d’oggi ricordano il Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Dal 1999 al 2006 molti suoi discorsi hanno avuto come interlocutore preferenziale i giovani, destinatari primari della missione di Ciampi: ricostruire una religione civile, l’identità nazionale e il patriottismo repubblicano.
Con l’autorevolezza del Presidente e la passione del partigiano è stato in grado di ricostruire ma soprattutto di trasmettere agli italiani e in particolar modo alle nuove generazioni l’identità nazionale, l’amore per la patria, e il legame tra gli Italiani e la Repubblica.

Questo suo obiettivo è stato portato avanti non come compito ereditato dal suo mandato, ma come una precisa missione personale. In sette anni, infatti, il Presidente è stato il protagonista delle lotte per il recupero dei simboli nazionali, dei luoghi simbolo della nazione, della consacrazione del 2 giugno a prima festa nazionale e allo stesso tempo della riscoperta delle pagine meno note della nostra storia nazionale dal massacro di Cefalonia a  El Alamein in Egitto, a Tambov in Russia, a Sant’ Anna di Stazzema in Toscana, a Trieste con la risiera di san Saba e le foibe.

Ed in  ognuna di queste ricorrenze, facendo rivivere nei suoi discorsi il significato, le emozioni e gli ideali che avevano animato tanti eventi, conosciuti e non, della nostra storia nazionale è stato capace di risvegliare le coscienze sopite di chi aveva dimenticato per comodità storica ed oblio della memoria determinati episodi raccapriccianti della nostra storia nazionale: “Decisero di non cedere le armi. Preferirono combattere e morire per la patria. Tennero fede al giuramento. Questa è l’essenza della vicenda di Cefalonia nel settembre del 1943. Noi ricordiamo oggi la tragedia e la gloria della Divisione “Acqui”. Il cuore è gonfio di pena per la sorte di quelli che ci furono compagni della giovinezza; di orgoglio per la loro condotta. La loro scelta consapevole fu il primo atto della Resistenza, di un’Italia libera dal fascismo.”

Unico vero mediatore tra il fervore e gli ideali che avevano animato il passato e l’apatia ed il disinteresse storico che affliggeva il periodo della sua presidenza: “Sessant’anni fa, oggi, si compì la liberazione e la riunificazione della nostra Patria. Tanti ricordi si affollano alla mente. Il cuore è ancora gonfio di pena, ma anche di orgoglio, per quelli che, compagni della nostra giovinezza, diedero la vita per la libertà di tutti; anche di chi li combatteva”.

Se ad oggi l’Italia è un paese più coeso e consapevole della sua storia nazionale parte del marito va senza dubbio al Presidente Ciampi.


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