Siria, si scrive ‘tregua di tre ore’, si legge ’21 di bombardamenti’, convenzionali e chimici

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La tregua di tre ore ai raid su Aleppo con la liberazione di Manbij e di 2000 ostaggi dell’Isis, potenziali scudi umani, sono state le notizie di apertura dei servizi sulla Siria delle ultime edizioni dei tg. La Russia ha annunciato che con il cessate il fuoco a tempo intende consentire ai soccorsi di raggiungere la popolazione stretta d’assedio, da giorni ormai senza acqua né luce.
Ma noi la leggiamo così… Le  forze armate impegnate nei bombardamenti sulla città siriana per le ‘restanti’ 21 ore continueranno a colpire indiscriminatamente obiettivi civili e militari.

Non possiamo che essere felici per il successo della coalizione curdo-araba, sostenuta dagli Stati Uniti, che ha liberato la città al confine della Turchia e strategica per i collegamenti con Raqqa.  Ma la tragedia dei nuovi raid sulle postazioni dell’opposizione anti-Assad nella provincia di Aleppo, che solo  oggi ha causato 18 morti,  tra cui bambini e membri dello staff del’ospedale Kafr Hamra adiacente alla linea del fronte, oscura questo importante passo avanti nella lotta a Daesh.
Le vittime, dall’inizio degli attacchi nel nord della Siria, sono migliaia. Uccisi non solo dalle bombe russe, ma anche americane.
Gli Usa hanno aperto un’inchiesta formale sulle denunce di morti causate dalla propria aviazione durante la campagna militare contro l’Is. Attraverso il colonnello Garver la Difesa statunitense ha annunciato di ritenere “credibili” le denunce riguardo al raid del 28 luglio scorso nei pressi di Aleppo. Un’altra indagine era stata aperta su un’azione militare  del 19 luglio, nell’area di Manbij che, secondo osservatori siriani e internazionali, potrebbe essere stato teatro del più grave “incidente” causato dagli Stati Uniti nel corso della guerra, con la morte di oltre cento civili.
Aleppo, martoriata da settimane dal fuoco incrociato, secondo le organizzazioni non governative presenti sul terreno sarebbe stata colpita anche con armi chimiche, probabilmente a base di cloro.  Sè la notizia fosse confermata costituirebbe un crimine di guerra oltre che un allarmante segnale dell’intensificato uso, da parte del governo siriano, di armamenti non convenzionali  contro la popolazione civile. L’attacco, avvenuto ad al-Zibdiye, un quartiere controllato dai gruppi armati che si oppongono al governo di Damasco, è il terzo portato a termine nel giro di due settimane nel nord della Siria. Le persone morte sono almeno quattro. Amnesty International ha avuto conferma del ricovero di almeno 60 persone, tra cui 40 bambini, con sintomi caratteristici di un attacco col cloro. Un medico di Aleppo ha riferito che tutti i ricoverati presentavano gli stessi sintomi (difficoltà di respirazione e tosse) e che l’odore di cloro sui loro vestiti era evidente. Secondo il medico, se gli attacchi proseguiranno le scorte di medicinali sono destinate a esaurirsi rapidamente.
Il raid era stato sferrato poco prima che la Russia annunciasse il cessate il fuoco a tempo per consentire l’ingresso di aiuti umanitari in alcune zone dove c’è un disperato bisogno di soccorsi.  Amnesty ha chiesto l’immediata cessazione degli attacchi sugli obiettivi civili di Aleppo, in primis quelli chimici, e tutti gli altri crimini di guerra che si stanno susseguendo su entrambi i fronti. Un appello corale, dall’ONU al Vaticano, e’ stato lanciato nelle ultime ore per chiedere che tutto questo finisca. Le Nazioni Unite premono affinché  gli aiuti possano arrivare, senza incontrare ostacoli, alle decine di migliaia di persone intrappolate nella zona orientale della città.  Tre ore al giorno sono del tutto insufficienti per far giungere gli aiuti, data la dimensione della crisi umanitaria in corso, i pericoli lungo il percorso e il tempo necessario per la consegna. Anche altre realtà siriane sono state colpite con armi chimiche. Il 1° agosto, il giorno prima dell’attacco su Aleppo, due barili bomba, presumibilmente contenenti cloro, sono stati sganciati sulla città di Saraqeb, nella provincia di Idlib, causando lesigono ad almeno 28 civili. Esattamente un anno fa il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva disposto, con una risoluzione, un’indagine per accertare l’origine e i responsabili dei bombardamrnti con ordigni non convenzionali in Siria. Un anno dopo nessun colpevole è stato individuato e gli attacchi continuano indiscriminatamente. Come la macabra conta dei morti.


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