Ricuciti i rapporti tra Egitto e Italia,
la verità su Giulio Regeni può attendere

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Alla vigilia della partenza di una delegazione parlamentare inviata in missione in Egitto, il senatore Lucio Barani, capogruppo in Senato di Autonomia liberalpopolare-autonomie, aveva assicurato che avrebbe sollevato la questione della barbara uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni, scomparso al Cairo il 25 gennaio e trovato morto lungo la strada dalla capitale ad Alessandria.
Ma il principale obiettivo, ovviamente non annunciato, è apparso da subito un altro: ricucire i rapporti dopo le frizioni dovute alla morte del nostro connazionale.
Dopo l’accenno alla questione Regeni nel corso di una riunione dello Egyptian-European Business Council, presieduto dal magnate egiziano Mohamed Aboul Enein, durante il quale Barani ha ribadito che l’Italia chiede di conoscere “le verità che si nascondo dietro l’uccisione di Regeni”, il mood dei restanti incontri è stato sempre lo stesso: scongelare le relazioni bilaterali tra i due paesi.
Barani sostiene anche che il ‘fatto’ del ritrovamento del corpo torturato del giovane in concomitanza con la visita di una missione imprenditoriale italiana guidata dall’ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi “sollevi interrogativi sulla possibilità che l’omicidio sia stato compiuto da un gruppo contrario al presidente Abdel Fatah al Sisi, o da uno Stato o da una compagnia che tenti di minare le relazioni tra l’Italia e l’Egitto, prendendo il posto del nostro paese”
E dunque continuare sulla strada del superamento delle incomprensioni  è d’obbligo. E vista la corposa delegazione guidata da Barani, composta da parlamentari ma anche da sette imprenditori in rappresentanza di oltre 50 gruppi economici, l’impegno è stato preso sul serio. E il risultato è arrivato. E’ stato infatti firmato un accordo di reciproco dialogo e cooperazione a livello parlamentare che prevede visite reciproche di delegazioni parlamentari in entrambi i paeei.
“Da questo punto di vista il fine è solo politico-istituzionale – ha detto il senatore italiano, intervistato al Cairo da Agenzia Nova – E’ chiaro che le incomprensioni ci sono, ma c’è anche la legittima richiesta di verità sulla questione Regeni”,
Gli imprenditori italiani, da parte loro, hanno tenuto un incontro business to business con gli omologhi egiziani e hanno chiesto informazioni sul programma di tariffe ‘feed-in’ e sulla possibilità di avviare un programma di smaltimento di rifiuti in Egitto.
“Vogliamo sapere di più sulle politiche statali e sulle tempistiche dei permessi”  ha dichiarato Biagio Melissari, presidente di Asstrambiente Global Project Renovables Energy annunciando che tre aziende italiane stanno negoziando un accordo per realizzare quattro centrali a ciclo combinato.
La delegazione ha anche chiesto informazioni circa il sistema di assegnazione dei terreni per gli investimenti, come ha confermato Giuseppe Giampietri presidente di Ag Gas.
La visita ha toccato anche Sharm Sheikh e Hurghada, tappa con la quale si è voluto “eliminare la cattiva reputazione dell’Egitto sui media internazionali”, ha aggiunto Barani ricordando che la Russia e il Regno Unito hanno sospeso i voli da e per le località turistiche egiziane del Mar Rosso dopo l’attacco al Metrojet 9268 esploso durante la fase di volo il 31 ottobre 2015, provocando la morte di tutte e 224 le persone a bordo.
L’atto rivendicato dallo Stato del Sinai, gruppo terroristico egiziano noto come Ansar Beit al Maqdis prima dell’affiliazione allo Stato islamico (Is), ha duramente colpito il settore turistico e l’economia egiziana.
“In Francia ci sono stati attacchi anche più gravi – si è spinto ad affermare il senatore di Ala – Tuttavia, nessuno ha esortato a non visitare la Francia anche se il presidente Francois Hollande ha avvertito che l’intero paese è sotto la minaccia del terrorismo”.
Ogni commento è superfluo.


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