Papa Francesco ad Assisi, dalla guerra fredda all’Isis 30 anni dopo

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A poco più di un mese di distanza Papa Francesco torna ad Assisi. C’era stato il 4 agosto scorso da pellegrino, alla Porziuncola – la piccola cappella, da dove Francesco d’Assisi era partito per la sua straordinaria testimonianza spirituale e umana – per dire che “il mondo ha bisogno di perdono”. Bergoglio aveva sottolineato che “offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi e’ un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi”.

Perdono e pace: è questa la via indicata con forza, insistenza e grande determinazione da Papa Francesco in questi ultimi mesi, di fronte all’escalation di atti e attentati di violenza, di guerre vecchie e nuove che seminano dolore, miseria e sangue su vecchi e nuovi continenti. Nessun territorio è escluso. Nessuno di noi può sottrarsi a gesti di perdono e pace.

Ecco perché diventa fondamentale l’annuncio che il Pontefice tornerà ad Assisi il prossimo 20 settembre per partecipare alla conclusione della Giornata mondiale di preghiera per la pace “Sete di pace – Religioni e culture in dialogo”, promossa dalle famiglie francescane, dalla Comunità di Sant’Egidio e dai vescovi umbri in occasione del 30/o anniversario dello storico incontro dei leader delle religioni mondiali voluto da Giovanni Paolo II, nel 1986, per alzare una preghiera corale contro i pericoli del ritorno della guerra fredda.

Trent’anni fa erano una ventina i leader religiosi che conclusero la giornata di preghiera per la pace nel mondo sul sagrato della Basilica di San Francesco, ad Assisi, in uno scenario conflittuale tra le due superpotenze. Di lì a poco crolla il muro di Berlino e nuove prospettive si aprono per il vecchio continente.
Il prossimo 20 settembre saranno oltre 400, con il Papa, i leader religiosi, politici, del mondo sociale e della cultura. Da Bartolomeo I, al primate della Chiesa Anglicana, dai presidenti del Centrafrica e sud Africa, all’Imam di Damietta in Egitto, dagli esponenti del mondo buddista del Giappone, al sociologo Bauman. Migliaia i pellegrini per dare calore, intensità e partecipazione a questo formidabile evento che cade in un momento drammatico. Le transenne e i metal detector che costeggiano i complessi monumentali assisani ne sono purtroppo un segno tangibile.

Sarà – ne siamo sicuri – una voce forte, coesa, convinta per la misericordia e la pace nel mondo che si alzerà dalle donne e dagli uomini di buona volontà: in cammino per costruire ponti di pace e di dialogo e per abbattere i muri di indifferenza e violenza. Quel seme gettato da Francesco nel 1219 a Damietta con il sultano Malik al-Kamil in piena crociata, continua a produrre, nonostante tutto, i suoi frutti. Il custode del Sacro Convento ha ricordato le parole che Giovanni Paolo II pronunciò nel primo incontro dello “Spirito di Assisi” nel 1986: “Ciò che abbiamo fatto oggi ad Assisi, pregando e testimoniando il nostro impegno per la pace, dobbiamo continuare a farlo ogni giorno della nostra vita…”.


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