Magistratura democratica: la deriva turca un dramma annunciato

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Pubblichiamo il seguente documento, scritto da due magistrati turchi, riprendendolo dal sito di Magistratura Democratica, dove era apparso nella rivista Questione Giustizia oltre due anni fa, il 4 giugno 2014. Già allora veniva anticipata la deriva dispotica del regime di Ankara. Oggi assistiamo all’arresto di centinaia di magistrati, accusati di collusione con i presunti golpisti. Tra questi probabilmente c’è anche lo stesso presidente di Yarsav, l’Associazione magistrati turchi, Murat Durmaz, che nei giorni scorsi ha scritto ripetuti messaggi alla mailing list di Medelnet, la rete europea di magistrati per la democrazia e le libertà, per comunicare il suo imminente arresto, e di cui ora non si hanno notizie.

Di seguito il comunicato di Magistratura democratica:

Le notizie che giungono dalla Turchia, dopo il fallimento del coup militare, restituiscono un quadro estremamente preoccupante. La morte di numerosi civili, la destituzione di migliaia di giudici (e in centinaia di casi anche l’arresto) e – complessivamente – di novemila funzionari pubblici, il rischio della pena capitale per i golpisti.
Magistratura democratica, come tante altre associazioni e istituzioni, ha immediatamente espresso la sua preoccupazione, in particolare per le condizioni della giurisdizione in Turchia.
Sul nostro sito abbiamo aperto una pagina, in costante aggiornamento, per raccogliere documenti, appelli, testimonianze e notizie di particolare interesse. Un piccolo contributo informativo per tenere alta l’attenzione su avvenimenti che riguardano le regole fondamentali dello Stato di diritto.
La trovate a questo link: http://magistraturademocratica.it/mdem/intervento_all.php?a=on&s=&id=2499

Turchia, il segnale d’allarme della sentenza della Corte Costituzionale sul CSM e alcune problematiche relative allo Stato di diritto

Stato di diritto, indipendenza della magistratura, ruolo della Corte Costituzionale, riforme che invertono la tendenza di adeguamento agli standard europei
di Murat Arslan e Mehmet Tank*

1. La giustizia turca in acque burrascose. Le vicende che hanno portato alla riforma del CSM.
Come è ben noto, il sistema giudiziario Turco sta vivendo tempi burrascosi, sopratutto dovuti a: i recenti scandali legati alla corruzione, nei quali sono implicati diversi ministri e persino il figlio del Primo Ministro; gli sforzi del governo di coprire gli episodi di corruzione; il tentativo dell’esecutivo di adottare una legge che prevede la totale subordinazione del giudiziario alla volontà dell’esecutivo, permettendogli di usare la maggioranza parlamentare per influenzare o fermare le indagini giudiziarie.
La proposta di legge sopracitata prevede l’esercizio da parte del Ministro della Giustizia, in quanto capo del Consiglio Superiore dei Giudici e dei Procuratori (d’ora in avanti, CSGP), di poteri precedentemente esercitati dal Consiglio come organo. La Proposta é divenuta legge e contiene il regolamento generale di funzionamento del Consiglio e delle sue prerogative. Il risultato é che è molto più difficile iniziare un procedimento penale contro membri del governo, mentre è facile esercitare pressione su membri dell’opposizione, sulle ONG, o sui media. Per esempio, il nuovo Regolamento ha consentito l’irrogazione di ambigue sanzioni disciplinari nei confronti di Professori Universitari per aver espresso pubblicamente la propria opinione pur basata su analisi scientifiche.
Oltre 10000 membri delle forze dell’ordine, di cui molti di qualifica elevata, sono stati rimossi dal servizio ad opera del governo, per distogliere l’attenzione dai procedimenti pendenti in materia di corruzione, e per prevenire l’inizio di ulteriori procedimenti. Tutti i PM che si occupavano di tali processi e oltre 300 giudici sono stati rimossi dall’esercizio delle proprie funzioni in base a decisione dell’appena “ridisegnata” Prima Commissione del CSGP, che ha il potere di decidere sul trasferimento e sulla riallocazione dei magistrati. Contemporaneamente il nuovo Ministro della Giustizia ha dato la necessaria autorizzazione all’apertura di un’indagine nei confronti dei quattro PM che hanno condotto le indagini per corruzione e peculato nei confronti di membri del governo.
A partire dal 17 Dicembre scorso, il governo ha rimosso centinaia di PM e migliaia di membri delle forze dell’ordine accusandoli di essere controllati da Fethullah Gülen. Allo stesso tempo, i PM incaricati dal governo per svolgere le indagini già condotte dai PM rimossi, hanno ordinato la distruzione di tutte le prove raccolte dopo il 15 Dicembre. Le indagini di cui al procedimento, in cui sono implicati alcuni importanti imprenditori nonché il figlio del Primo Ministro, sono state rese pubbliche, dopo ché il PM Muammer Akkas ha rivelato che il fascicolo relativo alle indagini gli é stato sottratto subito dopo che aveva adottato l’ordine d’arresto. La questione più spinosa é adesso quella relativa all’ammissibilità come prove delle intercettazioni telefoniche tra il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan e suo figlio, Bilal Erdogan, recentemente pubblicate dai media. Innanzitutto si pone un problema di autenticità delle intercettazioni ed in secondo luogo, ai fini della loro ammissibilità come prove in giudizio, esse devono essere state effettuate dalle forze dell’ordine in base alla procedura prevista dalla legge. Secondo il quotidiano Hurriyet, qualora le prove raccolte dopo il 15 Dicembre venissero distrutte, le intercettazioni di cui al 17 Dicembre sarebbero inammissibili anche se fossero state effettuate a norma di legge.
In sua difesa, il Primo Ministro Erdogan, ha definito le intercettazioni come parte di una cospirazione ai suoi danni orchestrata da nemici interni, responsabili altresì delle proteste anti-governative del Giugno 2013, e da multinazionali, media e governi stranieri, insoddisfatti della politica estera condotta dalla Turchia ed invidiosi della crescita economica turca.
Affermando l’esistenza di uno “stato parallelo” che per lungo tempo si e’ infiltrato nelle istituzioni e nell’amministrazione statale al fine di utilizzare il potere statale per i propri fini, egli ha giurato che inizierà una battaglia per ripulire le istituzioni turche da questa organizzazione clandestina“.
Rapporti recenti indicano che i nuovi capi delle forze dell’ordine hanno rifiutato di eseguire ordini provenienti dai PM o dai giudici. Muammer Akkas, il PM a capo delle indagini, ha accusato pubblicamente il governo ed il Procuratore Capo di esercitare indebite pressioni e di impedire il corretto svolgimento delle indagini. Akkas ha riferito alla stampa che alcuni documenti relativi alle indagini gli sono stati sottratti e che i capi della polizia, disattendendo i suoi ordini, hanno di fatto permesso ai sospetti di “prendere le dovute precauzioni, lasciare il paese e inquinare le prove”. Akkas e’ stato immediatamente rimosso dal caso ed è attualmente sotto indagine per aver violato la segretezza delle indagini, mentre al Procuratore Capo ed ai capi delle forze dell’ordine è stata concessa l’immunità da parte del Ministro della Giustizia prima che fosse iniziata alcuna indagine. Secondo quanto riportato dai media, sulla lista dei sospetti comparivano Yasi al-Qadi e il figlio del Primo Ministro, Bilal Erdogan.
Inizialmente, il governo ha puntato ad impedire le indagini, principalmente rimpiazzando i membri delle forze dell’ordine che stavano svolgendo le indagini. L’autorità del governo sui magistrati rimaneva limitata grazie ad una modifica della Costituzione intervenuta nel 2010 in seguito ad un referendum. Tuttavia, una volta iniziata la crisi, il governo ha deciso di estendere la sua influenza sulla magistratura, adottando un decreto che obbliga i PM e i capi delle forze dell’ordine ad informare il governo in relazione allo svolgimento delle indagini. Avendo il CSM rilevato l’incostituzionalità del decreto, il Consiglio di Stato lo ha annullato il giorno successivo all’emanazione. Il Primo Ministro ha allora dichiarato guerra a quello che ha definito come un golpe dei magistrati. “Da allora il dibattito politico si e’ incentrato sulla necessita’ di riformare la struttura del CSM, che e’ competente in relazione alla nomina e alla rimozione dei magistrati”.
2. L’indipendenza della magistratura e la separazione dei poteri a grave rischio. Una visione generale sulla nuova legge sul CSGP.
Le vicende sopra descritte hanno danneggiato gravemente l’indipendenza della magistratura turca ed il principio di separazione dei poteri ne ha risentito fortemente.
La Turchia, l’unico paese nel medio oriente ove vige (o vigeva!) un regime democratico, ove vige (o vigeva!) lo stato di diritto, così come eretto da Ataturk, sta passando attraverso un controverso processo riformatore del settore giudiziario.
Ataturk ha fondato la stato di diritto in Turchia. Le riforme successive sono state introdotte: da un lato, sulla spinta del processo di armonizzazione nel quadro dei negoziati per l’accesso all’UE; dall’altro, sull’impeto delle richieste della società turca per un più moderno stato di diritto.
Il sistema giudiziario e’ stato riformato sia tramite l’introduzione di nuovi codici, sia tramite la modifica della Costituzione. Tali riforme, volte alla modernizzazione del sistema e ad una più forte protezione dei diritti fondamentali, non hanno però agito adeguatamente per la costruzione di una effettiva separazione dei poteri e indipendenza della magistratura.
Tutt’oggi, la magistratura turca non gode dell’indipendenza, che è invece prerogativa essenziale del potere giudiziario in tutti gli stati di diritto occidentali.
Come si è affermato il principio di separazione dei poteri nel moderno stato di diritto e cosa ne garantisce l’attuazione, tenuto conto che il poter esecutivo é incline a intervenire sul potere giudiziario per indebolirne le prerogative in tutto il mondo, comprese l’Europa e la Turchia?
La storia degli Stati Uniti d’America offre un ottimo esempio al riguardo. Il rispetto per la Corte Suprema e per la Costituzione, che si é consolidato in un processo evolutivo dello stato di diritto americano durato oltre due secoli, costituisce le solide basi del principio della separazione dei poteri negli Stati Uniti.
I giudici della Corte Costituzionale turca devono fare i conti quotidianamente con le pressioni esercitate dal governo, e con quella che Erdogan definisce: la “volontà della Nazione”. Può la mera volontà della nazione travolgere le regole dello stato di diritto?
Senza alcun dubbio, i giudici della Corte Costituzionale devono decidere esclusivamente sulla base della legge. Così, i giudici devono salvaguardare i diritti delle minoranze, anche qualora essi siano contestati o minacciati dalla volontà della maggioranza (la volontà nazionale). La questione può essere ben illustrata con un famoso caso della Corte americana, la “Flag Burnung decision”. In questo caso si discuteva del diritto a protestare contro atti del Governo attraverso l’atto di bruciare la bandiera americana, atto contrario al Texas Flag Code. Benché l’opinione pubblica fosse in maggioranza contraria all’atto, considerandolo un crimine, la Corte affermo che un diritto costituzionale rientrante nella libertà di espressione. La giustizia non può che basarsi sulla Costituzione che non può essere interpretata in base ai sentimenti dell’opinione pubblica.
Il giudice, deve certo rispettare la volontà del legislatore, ma soltanto entro i limiti sanciti dalla Costituzione.
Dopo il referendum del 12 settembre 2010, e le modifiche della Costituzione del solito anno, il numero dei membri del CSGP é stato elevato da 7 a 22 e gli stessi non sono stati più eletti soltanto dalla Corte Suprema e dal Consiglio di Stato ma dieci di loro direttamente da tutti i magistrati.
Il partito di Erdogan ha proposto poi una serie di modifiche alla struttura del CSGP, che mirano all’introduzione di membri dell’esecutivo nel CSGP e che pregiudicano l’indipendenza della magistratura.
La proposta, ormai divenuta legge, prevede che il Ministro della Giustizia, che ricopre anche il ruolo di Presidente del CSGP, sia competente a nominare il capo, il vice-capo e il segretario generale della Commissione disciplinare; il Ministro della Giustizia è competente ad iniziare, condurre e decidere sulle azioni disciplinari e sui procedimenti penali contro i membri del Consiglio.
Inoltre, la composizione delle tre camere del CSGP viene modificata. Il Ministro della Giustizia, decide relativamente sull’assegnazione dei membri del CSGP alle diverse camere, ed ha la facoltà di stabilire l’agenda delle riunioni delle tre camere.
Infine, tutto il personale dipendente presso il CSGP deve essere licenziato.
Stefan Fule aveva affermato: “Sono dell’opinione che il progetto di legge determinerebbe un controllo quasi totale da parte del Ministro della Giustizia sul CSGP. Un simile controllo minerebbe l’indipendenza della magistratura e la separazione dei poteri in Turchia”.
La legge consente al Ministro di avere un ruolo importante anche in materia di formazione. Per la formazione iniziale dei giudici é competente una Accademia, i cui membri sono ora scelti dal Ministro della Giustizia. Così, l’esecutivo avrà un controllo totale sull’Accademia e quindi sull’accesso alla professione di magistrato, essendo le interviste e gli esami condotti dal Presidente e dai membri del Consiglio nominati dal. Ministro. In pratica, un candidato senza il supporto del partito di governo o dell’esecutivo, potrebbe avere enormi difficoltà nell’accesso alla professione.
Il Prof. Bulent Cicekli, membro del CSGP, ha condannato la proposta e poi la legge, accusandola di voler trasformare il CSGP in un organo interno al Ministero della Giustizia. Il Professore ha commentato così la proposta di legge: “Il Ministro eserciterebbe uno stretto controllo sul CSGP, e i suoi membri non godrebbero dell’indipendenza necessaria per svolgere la propria funzione. Non sarebbe eccessivo paragonare il progetto di legge al coup d’etat del 12 settembre 1980; e, inoltre, qualora la proposta passasse, il CSGP da organo pluralistico di rappresentanza, diverrebbe rappresentanza della sola maggioranza al governo. Temo che la Turchia rischi di evolversi nella direzione opposta rispetto agli standard dello stato di diritto e ai criteri di Copenhagen. Il potere del Ministro di iniziare una procedura penale nei confronti dei membri del CSGP desta particolare preoccupazione. Se il progetto di legge entrasse in vigore, dovremmo prepararci a dire addio allo stato di diritto e al principio di separazione dei poteri”.
Sfortunatamente, come già detto, la proposta di legge di cui sopra, é entrata in vigore questo febbraio. Ciò ha determinato la terminazione degli incarichi, ed il licenziamento, di tutti i membri e di tutto il personale del CSGP (magistrati, personale amministrativo, assistenti, ispettori). Inoltre, la legge prevede l’inammissibilità di ricorsi da parte di coloro che sono stati rimossi avverso la decisione determinante la rimozione dall’incarico o il licenziamento. Susseguentemente alla rimozione del personale dovuta all’entrata in vigore della nuova legge, il Ministro della Giustizia ha nominato i nuovi componenti del CSGP.
In seguito all’adozione della legge sul CSGP, l’associazione di magistrati YARSAV ha organizzato una serie di conferenze per informare la società turca delle serie problematiche derivanti dall’adozione della legge, ed in particolare, della sua incompatibilità col principio di indipendenza del potere giudiziario.
3. L’UE di fronte al processo (involutivo) di riforme.
L’UE ha inviato cinque lettere al governo turco dall’adozione della legge sul CSGP, suggerendo alla Turchia di procedere con cautela nella riforma del settore giudiziario.
L’UE ha inviato una lettera direttamente al CSGP, ed altre tre lettere al governo, incoraggiandolo ad adottare una politica più incisiva in materia di corruzione; e ad evitare riforme che possano minare l’effettività delle attività investigative della magistratura e della polizia. Infine, L’UE ha incoraggiato pubblicamente il governo turco ad adottare tutte le misure necessarie al fine di perseguire senza discriminazioni ed in maniera trasparente tutti i casi di corruzione.
Anche gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazione per l’indipendenza della magistratura in Turchia. Secondo il Dipartimento di Stato americano, il potere esecutivo turco ha esercitato una forte influenza sul potere giudiziario quando, in seguito all’operazione anti-corruzione del 17 dicembre e gli scandali che sono seguiti, ha rimosso migliaia di membri delle forze dell’ordine e PM. In base al rapporto del Dipartimento di Stato, l’autorità giudiziaria turca non ha adottato un modello unico nel gestire i casi di corruzione, ed il principio di imparzialità del giudice non è stato rispettato.
4. La legge sul CSGP e la parziale dichiarazione di incostituzionalità da parte della Corte Costituzionale.
In seguito al ricorso per la dichiarazione di incostituzionalità della legge sul CSGP, presentato recentemente dal maggior partito di opposizione (Partito Popolare Repubblicano, CHP), la Corte Costituzionale si è pronunciata dichiarando incostituzionali solo alcune previsioni della legge. La Corte ha infatti fatto salvi i poteri del Ministro della Giustizia in relazione alla formazione dei magistrati ed in particolare alla nomina dei membri dell’Accademia di Giustizia Turca. Benché la commissione disciplinare continui a risponde direttamente al Ministro della Giustizia, ma il Presidente, a differenza dei membri, non sarà più nominato dal Ministro, avendo la Corte Costituzionale dichiarato incostituzionale la relativa previsione.
E’ confermato che Tutto il personale del CSGP sarà rimosso dai propri uffici e che il Ministro provvederà alla sostituzione del personale direttamente o indirettamente.
La decisione relativa all’esercizio dell’azione penale, così come dell’azione disciplinare, nei confronti di membri del CSGP resta di competenza del Ministro. L’art.6 e’ rubricato: “Compiti e poteri del Presidente”; “(2) Il Presidente avrà i seguenti poteri: (…) c) in seguito a richiesta di una delle camere, potrà autorizzare o negare l’ispezione, la perquisizione, l’indagine e l’instaurazione di un procedimento penale nei confronti di un PM o di un giudice; d) nominare il Presidente (annullato dalla Corte Costituzionale), i vice Presidenti della Commissione disciplinare e il vice sottosegretario; e) l’esercizio dell’azione penale e/o dell’azione disciplinare avverso un magistrato membro del CSGP.”
La Commissione disciplinare è ora subordinata al Ministro della Giustizia, in flagrante violazione del principio di indipendenza della magistratura. Il potere di esercitare l’azione penale nei confronti dei membri del CSGP, per cui era competente l’Assemblea Plenaria del CSGP, spetta ora al Ministro della Giustizia (che ricopre anche la carica di Presidente del CSGP).
La Corte ha dichiarato l’incostituzionalità della previsione secondo cui il Ministro decide l’allocazione dei membri del CSGP tra le tre camere che lo compongono. L’art.8 della legge sul CSGP, rubricato “Composizione delle Camere, nomina dei capi delle camere e loro doveri e poteri”, recita: “Il Ministro decide l’allocazione dei membri del CSM tra le tre camere che lo compongono (in parte qua dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale)”.
Ha resistito al controllo di costituzionalità la previsione per cui le circolari adottate dall’Assemblea Plenaria del CSGP sono abolite.
La Legge 6524/2014, ha modificato anche molte provvisioni della Legge sui magistrati.
Sono stati modificati gli artt. 49 e 50, che disciplinavano prerogative del CSGP, prevedendo:
Art. 49: I magistrati selezionati per una borsa di studio possono trattenersi all’estero per un massimo di due anni; per il conseguimento di un PhD possono trattenersi all’estero per un massimo di tre anni. In entrambi i casi è il Ministero della Giustizia ad autorizzare tali spostamenti dei magistrati.”
Art. 50: “E’ competente il Ministro della Giustizia in relazione al distaccamento dei magistrati presso tribunali od organizzazioni internazionali.”
L’art. 11 recita: “Il segretario generale (annullato dalla Corte Costituzionale) e i vice segretari generali sono nominati dal Ministro della Giustizia”. Tale articolo assicura il pieno controllo dell’esecutivo sulla segreteria del CSGP.
L’art. 14, rubricato “Composizione e doveri della Commissione d’inchiesta”, sancisce che; “ La Commissione esegue le sue attività sotto la supervisione del Presidente … (3) Gli ispettori rispondono delle loro attività di fronte al Presidente della Commissione. Il Presidente della Commissione risponde della sua attività di fronte al Presidente del CSGP (annullato dalla Corte Costituzionale). (4) I doveri e i poteri della Commissione sono i seguenti: (…) c) eseguire tutte le attività previste dalla legge e tutte le attività assegnate dal Presidente del CSGP “(annullato dalla Corte Costituzionale).
In seguito a queste modifiche la Commissione d’inchiesta opera sotto lo stretto controllo del Ministro. Ciò rappresenta un chiaro pericolo per l’indipendenza della magistratura dal momento che la Commissione ha il potere di condurre indagini nei confronti dei magistrati membri del CSGP in relazione all’esercizio delle proprie funzioni.
L’art. 15, rubricato “Procedura per la nomina”, recita: “Per quanto riguarda la Commissione d’inchiesta: a) Il Presidente della Commissione e il suo o la sua sostituta saranno nominati dal Presidente del CSGP (annullato dalla Corte Costituzionale).”
Prima della legge sul CSGP, questo potere apparteneva all’Assemblea Plenaria del CSGP.
L’art. 36 prevede: “Le indagini relative all’azione disciplinare nei confronti di un membro del CSGP sarà condotta dal Presidente del CSGP, l’irrogazione della misura disciplinare sarà di competenza dell’Assemblea Plenaria. Il Presidente decide se sia opportuno iniziare l’azione disciplinare. Se viene iniziata l’azione disciplinare il Presidente dovrà nominare una Commissione investigativa composta da tre membri del CSGP. La Commissione investigativa sottopone al Presidente le prove raccolte e il suo rapporto in merito. Infine, il Presidente sottopone all’Assemblea Plenaria il suo rapporto investigativo per la decisione finale” (annullato dalla Corte Costituzionale).
Anche la competenza ad iniziare le indagini apparteneva all’Assemblea Plenaria. Ora, é il Presidente ad essere competente ad iniziare le indagini. Questo potere potrebbe essere utilizzato dal Ministro come arma contro i membri del CSGP. Inoltre, intralcia la funzione di autogoverno della magistratura svolta dal CSM, e l’indipendenza dei suoi membri, sui quali il Ministro potrebbe esercitare una forte influenza.
Art. 38: “L’autorizzazione per le indagini nei confronti di membri del CSGP, per reati commessi al di fuori o nell’esercizio delle proprie funzioni, dovrà essere concessa dal Presidente, l’autorizzazione per l’esercizio dell’azione penale dovrà essere concessa dall’Assemblea Plenaria. Nel caso in cui il Presidente decida di concedere l’autorizzazione ad iniziare le indagini, egli o ella dovrà formare una Commissione investigativa composta da tre membri. La commissione dovrà preparare un rapporto e sottometterlo al Presidente, così che egli o ella possa sottometterlo a sua volta all’Assemblea Plenaria per la decisione finale, che si tradurrà o nell’esercizio dell’azione penale o nell’ordine di non procedere” (annullato dalla Corte Costituzionale).
Il potere del Presidente di iniziare le indagini si pone in contrasto con l’indipendenza dei membri del CSGP, e mina alle basi del CSGP quale organo garante dell’indipendenza della magistratura
La legge sul CSGP stabilisce che: “Nel giorno in cui la presente legge entrerà in vigore il Segretario Generale, i Vice Segretari Generali, il capo della Commissione d’Inchiesta, gli ispettori, i magistrati e il personale amministrativo saranno rimossi dal loro incarico. Entro dieci giorni dall’entrata in vigore della legge il Presidente dovrà procedere alla nomina dei Vice Segretari Generali, del capo della Commissione d’Inchiesta, e dei vice capi della Commissione d’Inchiesta. L’Assemblea Plenaria, tramite decisione, selezionerà una serie di candidati per il ruolo di Segretario Generale. Entro tre giorni da tale decisione il Presidente nominerà come Segretario Generale uno dei candidati individuati dall’Assemblea Plenaria. Il personale rimosso dai propri incarichi sara’ ricollocati in altre posizioni in base al proprio status. Le circolari adottate dal CSGP nel giorno in cui la presente legge entra in vigore saranno da considerare invalide. Nei cinque anni successivi all’entrata in vigore della presente legge, solo magistrati con almeno 20 anni di esperienza potranno essere nominati membri del CSGP” (l’articolo é stato annullato dalla Corte Costituzionale). La non retroattività della pronuncia della Corte Costituzionale impedisce la nomina dei magistrati in pensione.
La legge sul CSGP dispone l’epurazione dei membri del CSGP nel momento dell’entrata in vigore della legge. Tale epurazione é simile a quella avvenuta a danno delle forze di polizia in seguito alle indagini sugli episodi di corruzione cominciate il 17 dicembre. Un altro aspetto critico consiste nella previsione di un minimo di 20 anni di esperienza esclusivamente per i membri del CSGP eletti, e non per quelli nominati. Per quest’ultimi sono richiesti solo 15 anni di esperienza. Inoltre, tale requisito troverà applicazione solamente durante un periodo transitorio successivo all’entrata in vigore della legge di cinque anni. Superato il periodo transitorio l’esperienza minima sara’ di 15 anni. E’ chiaro che questa previsione vuole colpire (rendendoli ineleggibili) dei soggetti ben precisi.
Il segretario generale e i suoi assistenti, il capo della Commissione d’Inchiesta e i suoi assistenti, tutti gli ispettori, i magistrati ed il personale amministrativo, nominati in base alla legge sul CSGP colpita dalla pronuncia della Corte Costituzionale, mantengono ancor oggi tali posizioni in seno al CSGP.
Al momento, é improbabile che il Ministro della Giustizia adotti una decisione che determini la riassegnazione al loro precedente incarico, di coloro che sono stati rimossi dai loro incarichi in base alla legge sul CSGP. Dal momento che tale legge rende inammissibile ogni ricorso da parte di coloro che sono stati rimossi, le vittime dell’epurazione effettuata dalla legge sul CSGP hanno adito individualmente la Corte Costituzionale.
5. Alcune dichiarazioni del Primo Ministro Erdogan.
Riguardo alla pronuncia di cui sopra della Corte Costituzionale, il PM ha dichiarato che “non rispetta la decisione della Corte”, così come non rispetta la precedente decisione della medesima Corte che ha sancito la riapertura di Twitter: “Dobbiamo eseguire la decisione della Corte, ma non dobbiamo rispettarla”. Erdogan ha definito la decisione come “anti-nazionale”.
Il PM ha dichiarato apertamente guerra alla magistratura, sfidando il Presidente della Corte Costituzionale, Hasim Kilic, a togliersi la toga e a scendere in politica.
Il rilascio dei membri delle forze dell’ordine arrestati ad Adana ha ulteriormente inasprito i rapporti tra il PM e la magistratura. Erdogan ha accusato i giudici che non hanno convalidato l’arresto di “fumare troppo hashish”, ed ha paragonato i sostenitori di Gulan a degli “assassini Iraniani medioevali”. Il PM ha dichiarato: “Tra le cricche dei magistrati, alcuni accusano l’esecutivo di interferire indebitamente nelle faccende giudiziarie. Ad Adana, si è verificata una evidente attività di spionaggio, e alcuni criminali infiltrati tra le file della magistratura, hanno avuto il coraggio di adottare delle decisioni in favore di queste spie”. Il PM prosegue minacciando che: “Coloro che cercano di coprire questi crimini o li ignorano, la pagheranno cara. Ripuliremo il sistema giudiziario da queste cricche di individui”.
Il PM ha vinto le elezioni per otto volte. Conosce meglio di chiunque altro come condurre una campagna elettorale di successo. Erdogan ha utilizzato la sua influenza per rovinare la reputazione di chiunque potesse rappresentare un ostacolo per il suo governo (per esempio il PM ha gettato discredito su Hasim Kilic, su Muharrem Yilmaz, Presidente dell’Associazione degli imprenditori turca, Fetullah Gulen, leader dell’omonimo movimento, Riza Nur Meral, Presidente della Confcommercio turca. Erdogan ha accusato l’Associazione dei magistrati turca YARSAV di essere un’organizzazione terroristica.
Emre Uslu, giornalista critico del regime di Erdogan afferma che: “La Turchia é l’unico paese al mondo ove metà della popolazione e’ composta da traditori della nazione. Chiunque critichi il partito di Erdogan e’ immediatamente stigmatizzato come traditore.
Tutta la sinistra é composta da traditori. I membri del movimento di Gulen sono traditori. Gli aleviti sono traditori. Il Presidente della Corte Costituzionale é un traditore”.
Hasim Kilic ha recentemente accusato il governo di rappresentare una minaccia per lo stato di diritto in Turchia. Kilic, nel 52 anniversario della creazione della Corte Costituzionale, ha dichiarato che “oggi, tutte le pronunce delle corti suscitano polemiche, anche i decreti ingiuntivi. La fiducia nella magistratura é messa a repentaglio”. Kilic ha continuato affermando che i continui attacchi del governo alla magistratura hanno creato un’atmosfera di paura e un clima ove le sentenze della magistratura vengono percepite come basate su una tendenza politica piuttosto che sulla legge. “Fino a che non cesseranno questi ripetuti attacchi, la magistratura non potrà svolgere le sue funzioni con serenità “. Fino ad oggi Kilic era considerato vicino al partito di Erdogan e di visione politica conservatrice. Il discorso ove Kilic ha accusato apertamente il governo é intervenuto subito dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge sul CSGP.
6. Il sostegno e la solidarietà delle Associazioni di Magistrati.
Molto importanti sono stati gli interventi, sotto forma di raccomandazioni alle istituzioni turche, di varie organizzazioni nazionali ed internazionali di giudici come IAJ, EAJ, MEDEL e Judges for Judges. Il 7 febbraio 2014 i presidenti IAJ e MEDEL (rispettivamente G. Reissner e A. Cluny) si sono recati a Istanbul per una conferenza organizzata da YARSAV. I loro interventi, critici dell’operato di Erdogan, sono stati largamente diffusi dai media.
La magistratura turca ci tiene a ringraziare i colleghi occidentali. Grazie al loro interesse e al loro impegno non ci siamo mai sentiti soli; e, la speranza nei valori democratici, nello stato di diritto e nei diritti fondamentali, non si é mai spenta.
La Turchia ha il sacro compito di creare una cultura giuridica attingendo sia dalla tradizione occidentale, che da quella orientale. L’UE è un faro di civiltà per i paesi in via di sviluppo. L’unione europea é ancora un fattore unico e incomparabile nella affermazione e diffusione di valori civili, che ne fanno un esempio da seguire per le società di tali paesi.

4 giugno 2014

*Gli autori:
MURAT ARSLAN nel 2014 era il presidente dell’Associazione Turca dei giudici e dei PM (YARSAV). E’ giudice della Corte Costituzionale Turca. YARSAV, con almeno 1800 iscritti, è la più grande associazione di magistrati in Turchia e fa parte della International Association of Judges (IAJ), della European Judges Association (EAJ) e de Magistrats Europeens pour la Democratie et les Libertes (MEDEL).
MEHMET TANK all’epoca era uno dei tre vice presidenti della First Study Commission della IAJ ed è giudice presso il Tribunale Amministrativo di Istanbul. L’IAJ comprende 80 associazioni di giudici provenienti da cinque continenti. La First Study Commission, con gli obiettivi di salvaguardare l’indipendenza dei giudici e rafforzare lo stato di diritto nel mondo, concentra le sue attivita sul tema dell’amministrazione delle corti. E’ anche responsabile per le questioni internazionali presso YARSAV.
La traduzione dall’inglese è di GUGLIELMO TAFFINI.


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