Cinesi in Italia: 271 mila regolari, 65 mila imprenditori, 6 miliardi di Pil

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La lettura della Fondazione Leone Moressa. Considerando che gli occupati cinesi rappresentano circa il 5% degli occupati stranieri (tra i 15 e i 64 anni) e ipotizzando che abbiano la stessa produttività, si può stimare un valore aggiunto per il 2015 di circa 6 miliardi di euro. Il 36% degli occupati lavora nel settore del commercio

ROMA – Dopo i fatti di cronaca di Sesto Fiorentino (con una vera e propria guerriglia tra migranti cinesi e forze dell’ordine in seguito a una delle tante ispezioni nella zona delle fabbriche tessili), vale la pena di analizzare la situazione circa la presenza proprio di immigrati cinesi in Italia, i loro settori di impiego e i risvolti economici della loro attività lavorativa. A fare una fotografia quantitativa e qualitativa è la Fondazione Leone Moressa, che si occupa di studi e ricerche sull’economia dell’immigrazione.

I cittadini cinesi regolari residenti in Italia a gennaio 2016 sono 271 mila, pari al 5,4% del totale degli stranieri. In generale, è la quarta nazionalità degli stranieri. La componente femminile si attesta al 49,4%. A livello territoriale, in termini assoluti la regione con più cinesi è la Lombardia (62 mila). La Toscana è la regione in cui i cinesi costituiscono la componente più rilevante rispetto alla popolazione immigrata (11,6%).

6 miliardi di PIL. Considerando che gli occupati cinesi rappresentano circa il 5% degli occupati stranieri (tra i 15 e i 64 anni) e ipotizzando che abbiano la stessa produttività, si può stimare un valore aggiunto per il 2015 di circa 6 miliardi di euro.
Il tasso di occupazione dei cinesi in Italia è decisamente più alto sia rispetto alla media degli immigrati sia al livello degli italiani. Il tasso di occupazione (15-64 anni) è del 67,8%, mentre il tasso di disoccupazione (15 anni e oltre) è del 4,8%, anch’esso molto inferiore rispetto alla media. Il 36% degli occupati cinesi lavora nel settore del commercio. Il 28% nell’industria e il 27% nella ristorazione.

65 mila imprenditori. Gli imprenditori nati in Cina rappresentano il 10% degli imprenditori stranieri totali in Italia. Negli ultimi 5 anni è una delle comunità con il più forte incremento (+32%), pari a 16 mila unità in più rispetto al 2010. Molto forte la presenza femminile (45,5%).
A livello territoriale, le prime tre regioni per presenza di imprenditori cinesi sono Lombardia, Toscana e Veneto. A livello provinciale, dopo Milano (12,6%), spicca il caso di Prato (9%). In terza posizione Roma con il 7,8%. Se in Toscana il 20% degli imprenditori stranieri è cinese (1 su 5), a Prato questa percentuale arriva al 63%.

In aumento il gettito fiscale. I contribuenti nati in Cina che nel 2015 hanno versato l’imposta netta sono stati 92 mila, il 4,2% rispetto al totale nati all’estero (6° paese in graduatoria). Il gettito Irpef prodotto è di 250 milioni di euro, con una media pro-capite di circa 2.700 euro annui. Se il totale dei nati all’estero ha subito nell’ultimo anno un lieve calo nel gettito Irpef (-0,1%), la Cina ha fatto segnare un +6,5% nel numero di contribuenti e +11,9% nel volume Irpef.

In calo le rimesse. La Cina, che fino a pochi anni fa era la meta principale delle rimesse, ha subito un calo molto significativo ed oggi raccoglie appena un decimo del volume totale. Flussi diminuiti sensibilmente nell’ultimo anno (-31,9%), ma ancor di più se consideriamo gli ultimi cinque anni (-71,4%).
“Questo dato può significare, da un lato, la maggiore propensione degli immigrati cinesi ad investire in Italia – conclude la Fondazione Moressa -, allentando i legami con il paese d’origine, ma dipende anche dall’intensificarsi dei controlli sulle transazioni, volti a diminuire gli utilizzi impropri di questo canale”.

Da redattoresociale


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