L’anniversario della canzone del Piave

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Nella storia nazionale che le nuove generazioni ahimè non conoscono è rimasta ferma nella memoria delle precedenti generazioni – quelle nate prima o dopo la seconda guerra mondiale – la canzone o leggenda del Piave che fu scritta nel 1918 dal maestro E. A. Mario (pseudonimo di Ermete Giovanni Gaeta). Durante la seconda guerra mondiale il governo la adottò provvisoriamente come inno nazionale in sostituzione della Marcia reale dopo la lunga complicità che i Savoia avevano mantenuto con Benito Mussolini.

La canzone del Piave venne poi sostituita da il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli e Michele Novaro. I fatti storici che hanno ispirato l’autore risalgono al giugno del 1918 quando l’impero austro-ungarico decise di sferrare un grande attacco(ricordato con il nome di “battaglia del Solstizio) sul fronte del fiume Piave per piegare definitivamente L’esercito italiano, reduce dalla sconfitta di Caporetto nell’autunno 197. L’esercito imperiale austriaco si avvicinò pertanto alle località venete delle grave di Papadopoli e del Montello ma fu costretta ad arrestarsi a causa della piena del fiume. Ebbe così inizio  la resistenza  delle forze armate del regno d’Italia che costrinse, dopo alcuni giorni, le forze austro-ungariche a ripiegare.  Il 4 luglio 198 la terza armata dell’esercito italiano occupò le zone tra il Piave vecchio e il Piave nuovo. Nella battaglia morirono 84.600 militari italiani e 149.000, militari. Dopo una tenace resistenza iniziale, l’esercito austroungarico si disgregò rapidamente consentendo alle truppe italiane di sfondare le linee nemiche.

Le quattro strofe che terminano tutte con la parola “straniero” hanno quattro argomenti: 1) la marcia dei soldati verso il fronte; 2) la ritirata di Caporetto; 3)la vittoriosa difesa del fronte sulle sponde del Piave; 4)l’attacco finale e la vittoria che ne seguì. Nella prima strofa il fiume Piave assiste al concentramento silenzioso di truppe italiane, citando la data  dell’inizio della prima guerra mondiale  per l’esercito italiano. Ciò avvenne nella notte tra il 23 e il 24 maggio 1915. E la frase termina con l’ammonizione “non passa lo straniero” riferita agli austro-ungarici. La seconda strofa racconta la sconfitta di Caporetto e quindi sfollati e profughi da ogni parte. La terza strofa racconta il ritorno del nemico e con il Piave che pronuncia il suo “no” all’avanzata dei nemici e la ostacola gonfiando il suo corso diventato rosso per il sangue dei nemici uccisi .
Nell’ultima strofa che con la vittoria tornino in vita I patrioti Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro e Cesare Battisti, tutti uccisi negli anni precedenti dagli austriaci.


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