Fnsi al processo per le minacce del boss siciliano a Paolo Borrometi

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Per la prima volta nella storia della Federazione nazionale della stampa, il sindacato dei giornalisti chiederà di partecipare come parte civile al processo che vede tra gli imputati Giambattista Ventura, il boss mafioso che ha minacciato di morte il cronista siciliano Paolo Borrometi, sotto scorta da quasi due anni. “Questa decisione della FNSI mi riempie il cuore perché affrontare un processo guardando quelle persone negli occhi non sarà facile” ha detto Borrometi che, nonostante in passato sia stato anche aggredito fisicamente, non ha mai smesso di denunciare.

Un atto politico quello della Federazione: il segretario Raffaele Lo Russo ha detto di voler mandare “un messaggio all’opinione pubblica e a coloro che pensano di poter limitare la libertà di espressione anche con la violenza”.
Al processo, che si terrà il 26 maggio a Catania, sarà l’avvocato Francesco Paolo Sisto a chiedere la costituzione di parte civile della FNSI: “si tratta di essere presenti al fianco dei giornalisti in situazioni estreme perché minacciati dalla mafia – ha dichiarato Sisto – È necessario difendere l’articolo 21 della Costituzione non con discussioni dotte ma attraverso azioni concrete”. La Federazione, che sta facendo una battaglia perché si affermi la cultura della legalità “ha indossato gli scarponi da montagna”, ha concluso.
Una svolta epocale secondo il siciliano Luigi Ronsisvalle che ha ricordato quando, 27 anni fa, l’omicidio di Giuseppe Fava venne inizialmente attribuito ad un delitto passionale invece che alla mano di cosa nostra. Per l’allora sindaco di Catania infatti, la mafia non esisteva. Ora, in quell’aula di tribunale ci sarà anche l’Ordine dei giornalisti siciliani, che per primo ha chiesto la protezione per Borrometi ed è stato parte civile nei principali processi per l’omicidio di cronisti come Mauro Rostagno e Pippo Fava.

L’iniziativa annunciata oggi è frutto di un lungo percorso e porterà a rilanciare anche lo sportello di assistenza dei colleghi minacciati e colpiti dalle querele temerarie. Fu Roberto Morrione a volere e a chiedere di portare avanti, anche dopo la sua morte, questa battaglia legale e civile. “Queste erano le questioni che stavano anche nel cuore di Santo Della Volpe” ha detto Giuseppe Giulietti, presidente della FNSI. “Chiunque voglia associarsi a questa battaglia è benvenuto. Oggi siamo accanto a Borrometi ma domani ci sarà qualcun altro da difendere, magari un cronista privo di tutele perché senza contratto”.


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