Regeni, ennesima smentita dopo un’annunciata svolta. Unica cosa certa è la richiesta all’Italia di abbassare i toni

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Per alcune ore ci hanno illuso che fossimo di fronte a un’apertura. Alla fine è arrivata la smentita delle ‘novità importanti’ annunciate e la conferma che era solo l’ennesimo tentativo di prendere tempo.
Di certo c’è solo la richiesta di abbassare i toni avanzata dal portavoce del ministero degli Esteri dell’Egitto Ahmed Abou Zeid, colui che aveva fatto filtrare le notizie poi ritrattate, posizione ribadita dal presidente al-Sisi nel giorno in cui è arrivato al Cairo Francois Hollande per chiudere accordi commerciali e che, per giustificarsi, ha posto la questione Regenisul tavolo.
Il presidente egiziano ha assicurato un’azione trasparente sul caso ma ha aggiunto che i criteri europei sui diritti umani non possono valere per il suo Paese. E, soprattutto, ha chiesto che l’Italia allenti le pressioni politiche e lasci lavorare gli inquirenti sul posto.
Insomma basta alzare polveroni, le tensioni devono ridimensionarsi.
Questo il chiaro messaggio giunto dall’Egitto.
E quale sarà la risposta italiana? A dare un utile ‘suggerimento’ al nostro governo, sull’atteggiamento da mantenere e su altre misure da adottare, è stata Emma Bonino, ex ministro degli Esteri e una delle voci più titolate a parlare sulla vicenda, conoscendo bene il contesto in cui sarebbe maturato il delitto del giovane friulano.
La Bonino, attraverso un’intervista a Repubblica ieri di cui ci ha confermato ogni singola affermazione, ha esortato la diplomazia del nostro Paese a far diventare la crisi con gli egiziani una questione internazionale. Pur consigliando di non abbandonare la via giudiziaria sulla morte del ricercatore consiglia di alzare il livello del confronto, essendo ormai chiaro che il “caso Egitto” è ben più ampio.
Da tempo da queste pagine scriviamo che non si tratta solo della sparizione e della barbara uccisione di un nostro connazionale ma di centinaia, migliaia di desaparecidos che il regime di al-Sisi fa sparire in modo forzato, con metodi ancor più feroci del peggior Cile degli anni ’70.

E’ per questo che non solo l’Italia, ma tutta l’Europa ha il dovere di occuparsene perché, come sottolinea l’ex ministro, è una questione politica e di sicurezza di primo livello in un contesto preoccupante come il Mediterraneo.
E dunque, dopo la Commissione Europea, il Regno Unito è auspicabile che anche gli Stati Uniti assumano una posizione forte.
Perché la vicenda non avrà un percorso facile e saranno necessarie grandi pressioni, da più parti, per sbloccarla e sperare si giunga, prima o poi, a risposte credibili.
Come ha ribadito l’ex inquilina radicale alla Farnesina, molti segnali ci dicono che il regime egiziano non consentirà nessuno spazio concreto a un chiarimento per vie legali. E tuttavia il percorso giudiziario va mantenuto aperto perché “la fragilità di questi regimi è imprevedibile spiragli, aperture possono rivelarsi all’improvviso”.
Così, la strada più giusta da percorrere sembra resti quella diplomatica, improntata sul dialogo seppur fermo e intransigente.
Ma le torture subite da Giulio Regeni, la sua fine atroce, hanno segnato profondamente il rapporto tra i Paesi.
E, ancor più, ognuno di noi.
Siamo tutti fermi, ora, nel chiedere giustizia, chiarezza su una morte inaccettabile e sul movente che l’ha determinata.
Fermi e uniti, come non mai.
Ma per rispetto di Giulio, del suo impegno in Egitto nei confronti della popolazione egiziana, è giusto ricordare tutti gli altri ‘Giulio’ che non conosciamo e di cui non sapremo mai nulla.
E per Giulio e per tutti i desaparecidos continua la nostra azione a supporto della famiglia Regeni, i genitori Paola e Claudio, e della campagna ‘GiulioSiamoNoi’.
Non smetteremo mai di chiedere verità e giustizia per il giovane ricercatore scomparso il 25 gennaio e al quale dedicheremo una delle tappe del tour di Articolo 21, Federazione della Stampa, Amnesty International e altre organizzazioni che il 2 maggio, nella giornata mondiale per la libertà di informazione, toccherà le ambasciate di Iran, Egitto, Turchia e la sede della Commissione Europea.
Con noi artisti come Monica Guerritore, Tony Esposito e molti altri. Ed è proprio al mondo dello spettacolo e del cinema rivolgiamo ancora una volta, un appello ad aiutarci a tenere alta l’attenzione sul caso di Giulio Regeni. A cominciare dal prossimo importante appuntamento, la premiazione dei ‘David di Donatello’.


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