“Oggi come non mai la lotta alla mafia è anche la lotta alla libertà di informazione”. Intervista con Sandro Ruotolo

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Orta di Atella, presentazione del libro di Nello Trocchia e Luca Ferrari “Io, morto per dovere”, la storia vera di Roberto Mancini, il poliziotto che ha indagato nella Terra dei Fuochi, perdendo la vita per un male contratto in quanto costantemente a contatto coi i veleni di questa terra.
Alla presentazione incontriamo oltre ad Enzo Tosti, attivista in Terra dei Fuochi e Nello Trocchia,  il giornalista Sandro Ruotolo, impegnato da sempre nella lotta contro camorra ed illegalità, con una storia importante alle spalle fatta di inchieste in zone calde, di coraggio nel raccontare, nell’ esporsi, conoscendo la paura ed affrontandola poiché rischio di chi  fa il cronista, come lui, da tanti anni.

“Facendo inchieste, cronista di strada,   quello che io faccio in televisione è ciò di cui  vado a parlare poi  nella società civile e il tema della legalità e della lotta alla mafia è un tema che  da cittadino, ma anche da giornalista,  mi interessa, perché oggi come non mai la lotta alla mafia è anche la lotta alla libertà di informazione perché la mafia vuole il silenzio”.

Sandro Ruotolo parla della sua esperienza anche lì dove la guerra andava raccontata:

“Da giornalista mi sono trovato in situazioni in cui la morte mi stava vicino,  sotto le bombe, in zone di guerra. Ho fatto la Serbia, ultimamente sono stato in Libia,  nei territori occupati. E’ chiaro che c’è questo rischio, sta nel tuo contratto con lettori e telespettatori , è chiaro che bisogna avere paura,  è pazzo chi non ha paura,  però io questo mestiere lo so fare in questo modo”.

Ma Sandro affronta con grande responsabilità anche e soprattutto il tema della legalità, legato  a vicende anche molto vicine: “Oggi mi trovo in una situazione di protezione che mi  consente paradossalmente di essere libero,  ma  io penso alla vicenda di Casapesenna e mi preoccupo per gli altri e meno per me. All’indomani della mia visita a  Casapesenna, dove mi hanno dato una targa, c’è stata la classica minaccia mafiosa, camorristica,  nel paese di Zagaria e quindi per i poveri volontari di Libera c’è stato questo messaggio violento, un  questo pacco con la testa di agnello,  i colpi di pistola,  le zampe di maiale,  le interiora .Questo vuole dire che lo Stato non ha vinto , anzi,  c’è una ripresa, una sottovalutazione della gravità della situazione, anche se  rispetto a prima c’è un percorso che è stato fatto nella società civile

È importante andare nelle scuole perché è una battaglia anche culturale contro la cultura mafiosa e quindi da qui l’impegno a parlare di legalità, che poi, nel mezzogiorno soprattutto, è parlare di diritti.  Paradossalmente anche oggi che affrontiamo la Terra dei Fuochi,  e quindi la questione del traffico illecito dei rifiuti , è una battaglia che  si fa alla camorra per il diritto alla salute a alla salvaguardia dell’ambiente, quindi anche il NO alle trivelle è un NO al disastro ambientale e un SI alle energie rinnovabili . Un No all’inquinamento è una battaglia fondamentale.

L’inchiesta di Potenza che ha fatto dimettere il Ministro  Guidi non è soltanto la corruzione. Lì  stanno indagando sul disastro ambientale perché c’è l’impianto dell’Eni di Potenza. Anche   li c’è un traffico e uno smaltimento illecito nel capo d’accuso che poi sarà da dimostrare . La  parte più inquietante è che hanno modificato il codice rifiuti per cui sono stati smaltiti rifiuti “non nocivi”  che in realtà lo erano.

La battaglia deve essere fatta. Noi abbiamo in Italia finalmente la legge sugli eco reati  e dovremo sicuramente andare a battagliare per avere la tracciabilità dei rifiuti che è fondamentale. Noi oggi ce la prendiamo con la camorra che ha distrutto questo territorio,  però dobbiamo incominciare a prendercela soprattutto con gli  industriali che hanno  smaltito  questi rifiuti  nei  luoghi non autorizzati per l’unico scopo di fare soldi e quindi per  l’evasione fiscale.

Poi il discorso continua proprio parlando del libro  “Io, morto per dovere”, su Roberto Mancini e Sandro racconta un po’ come è nata la storia dei rifiuti interrati.

“Mentre Roberto preparava il suo rapporto già c’erano dei pentiti .  Roberto è quello che porta a fare i sopralluoghi , Carmine Schiavone che da delle indicazioni. Nunzio Perrella aveva già parlato,  Gaetano Vassallo ,l’altro grande pentito,  si è pentito nel 2008,  però già c’erano questi elementi.

La mia rabbia sta qui perché è vero che il traffico lo hanno organizzato massoni imprenditori e politici corrotti,  perché non è soltanto l’interramento nei campi agricoli, ma  hanno messo rifiuti tossici nelle aree per i rifiuti solidi e urbani. Prima della morte di Falcone e Borsellino la mafia era un tabù. Poi con le stragi e con il pentimento abbiamo saputo che esisteva  Cosa nostra, però la stragi sono  l’inizio della rivoluzione delle coscienze. In quei giorni li fu la città di Palermo ad andare ai funerali, le lenzuola bianche per dire no alla mafia. Lo stesso movimento per la Terra dei Fuochi io credo che sia la prima forma popolare organizzata contro la camorra.
L’indignazione contro la camorra a Napoli e in Campania è nata quando ci sono state di vittime innocenti.

Mia cugina l’11.06.97 viene uccisa durante uno scontro tra bande ed al suo funerale c’era tutta Napoli. Poi c’è stata Annalisa Durante, quella ragazzina di Forcella, troppe vittime innocenti  e quella era l’indignazione di una parte della Napoli bene. L’altra rivolta contro la camorra l’hanno fatta gli immigrati di Castelvolturno,  quando il gruppo di fuoco di Setola uccise 6 immigrati davanti una sartoria in un bar e loro fecero una rivolta, rompendo tutto e prendendosela contro la camorra.

Questo movimento della Terra dei Fuochi  non è un movimento politico e  coinvolge i cittadini,  le mamme,  le famiglie che stanno lottando per la vita e contro la morte dei figli e qui è colpevole la camorra che ha organizzato l’interramento dei rifiuti  . Il movimento più forte contro la camorra, mai avuto.

La Terra dei Fuochi la viviamo in Lucania,  in Veneto , nell’area di Brescia.
La forza di questo movimento è che qui non abbiamo le industrie a differenza di Taranto  che è un SIN. Noi non abbiamo il SIN come a Porto Marghera, la zona di Brescia. Ci  sono tante Terre dei Fuochi e oggi abbiamo due problemi: monitorare il territorio e vedere dove hanno nascosto i veleni perché il mostro non lo conosciamo e dobbiamo  ancora scavare su 53 siti dove ipotizzano ci possano essere  veleni, ma concretamente  non sappiamo . C’ è poi  il tema delle bonifiche. Devi intervenire sulla conoscenza,  sulla prevenzione sanitaria. Se tu previeni riduci il danno”.

Resta una grande opportunità aver ascoltato le parole di chi da anni, pagando anche con una libertà a tratti negata in quanto in situazione di “protezione”, e consapevole di quanto siano importanti per i giovani , siamo al tempo stesso grati ad un uomo come Sandro per la lezione di vita che dalle sue parole emerge forte, frutto sì dell’esperienza,ma che vuole essere un messaggio per chi si accosta anche in terre apparentemente lontane dalla Terra dei Fuochi,credendo che la lotta la mafia,alla camorra e a tutte le forme di criminalità autorizzata siano fenomeni locali, siciliani, campani.
La mafia è sempre quell’immensa “montagna di merda”, e chi scrive non chiede perdono per il termine forte, perché non ce n’è un altro e nei territori avvelenati di cui uomini e donne di coraggio riescono e vogliono raccontare la mafia si nasconde dietro una giacca, in una stretta di mano in un ristorante, in una telefonata tra persone “per bene”, ed in tutte le situazioni in cui qualcuno guadagna,tanto ed altri, per quelle mani sporche, perdono la vita.


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