Domenico Lucano, il sindaco della solidarietà

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I piccoli paesini d’Italia si svuotano e muoiono. Poi c’è un sindaco che decide di accogliere i migranti, di ospitarli nelle case abbandonate e il cuore del suo borgo torna a battere.
E’ Domenico Lucano, primo cittadino di Riace, con 1.726 anime nella Calabria Jonica. Capisce una cosa importante: la solidarietà – se costruita come un progetto comune – fa bene a chi la riceve, ma anche a chi la offre.

Perché allora il Governo non lancia un progetto su scala nazionale con l’Associazione piccoli borghi, per ripopolare le aree montane con la voglia di vita dei migranti?

Avremmo il vantaggio di veder rianimare aree abbandonate, rinascere mestieri quasi estinti, vedere bambini correre nelle stradine di antichi borghi ormai rifugio degli ultimi anziani con i loro gatti. Ma soprattutto, ridare all’accoglienza un volto umano, con piccoli nuclei familiari inseriti in piccole realtà, per scongiurare la spersonalizzazione delle grandi concentrazioni nei centri-dormitori, divenuti depositi umani.

E’ la politica che deve trasformare un buon esempio in una buona pratica, da finanziare e propagare, coinvolgendo volontariato e istituzioni.
E invece, il caso Riace non è stato commentato da alcun politico. Forse perché romperebbe il giocattolo dell’accoglienza, che come diceva Buzzi di Mafia capitale, rende più soldi della droga. O forse perché le piccole buone cose, non alimentano la vanità dei politici. Peccato, perché questo ponte verso famiglie in fuga da fame e guerre sarebbe più largo di quello sullo Stretto.


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