Il sacerdote antinquinamento che non piace alla Curia locale

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Viviamo in un Paese che ha sempre storie singolari da raccontare ai bambini come agli adulti, e sono tanti, che hanno smesso l’esercizio benefico della lettura e non si rassegnano a uno Stato in cui si interviene con la forza di fronte ad azioni positive e si permettono licenze che non dovrebbero aver luogo perché provocano danni gravi alla nostra comunità di cittadini fedeli alla carta costituzionale. Ed appartiene proprio a questo genere di cose la vicenda che sta accadendo nel fondo della Sicilia, nella città di Augusta. Qui c’è un sacerdote che si chiama don Palmiro Presutto e ogni mese legge durante la sua messa domenicale la lista delle ottocento vittime dell’inquinamento industriale.

Ma la sua protesta dà fastidio al vescovo, capo della Curia diocesana locale. Di qui il contrasto con il vescovo che lo accusa di occuparsi delle confraternite cittadine e vuol mandarlo via dalla sua parrocchia.  Ora ci sono centinaia di fedeli che sostano all’interno della cattedrale di Augusta venuti per il precetto pasquale in corso che si stringono intorno a don Palmiro  e dicono:” Don Prisutto non deve dimettersi. Se ne avrà il coraggio dovrà essere la Curia a mandarlo via dalla sua Chiesa. E proprio per chiedere all’arcivescovo Salvatore Pappalardo di ripensarci , i parrocchiani si sono davanti appuntamento davanti al Duomo per una protesta pacifica a sostegno dell’arciprete che lotta da trentacinque anni contro l’inquinamento industriale.

Una manifestazione spontanea per lanciare un appello alla Curia e difendere don Palmiro  che sarebbe colpevole di dedicarsi troppo poco alle sette confraternite megaresi tanto da aver spinto per questo i vertici della Chiesa a intervenire con la propria autorità gerarchica.  “Una scusa- ribatte Mara Nicotra che rappresenta il gruppo spontaneo “il popolo inquinato” -E’ chiaro che la battaglia tocca interessi forti visto che  lui si batte per la vita da trentacinque anni in un territorio massacrato dall’inquinamento industriale. E noi siamo con lui, la sua battaglia coincide con la nostra. ” Da molti anni don Prisutto si batte per accendere i riflettori su Augusta e il triangolo nord della provincia siracusana protagonista di tristi record legati alle malattie tumorali. Da due anni ogni 28 del mese, l’arciprete della cattedrale legge l’elenco dei morti di cancro e oggi le liste con nome, età, tipologia del tumore e mestiere di ognuno degli oltre otto cento uomini, donne e bambini sono all’ingresso del tempio cristiano dice don Palmiro che ha lanciato un appello anche a Papa Francesco, dopo aver scritto a tutti i presidenti della repubblica che si sono succeduti in questo ultimo trentennio.

“In questi anni ho combattuto perché si rompesse il silenzio su questa strage silenziosa-dice il parroco- a cui si debbono aggiungere tutti quanti combattono contro il cancro e allungano la lista nera di Augusta dove si assiste a un genocidio di innocenti in nome di un progresso che così come si esprime rischia di distruggere l’uomo. ” Don Prisutto aggiunge: “Sì, perchè Augusta è una delle città del “triangolo” del Petrolchimico siracusano assieme a Priolo e a Melilli. Qui di industria si vive e nessuno, prima di don Palmiro, aveva sollevato il velo sui casi di tumore e i bambini malformati. “So che prevale l’interesse  dell’industria su quello degli uomini e che la mia è un battaglia solitaria. La gente ha paura. Ha paura di perdere il posto o di farlo perdere ai loro cari e quindi tace. Quasi a dire che sia meglio morire di cancro che di fame.  Don Prisutto non ha intenzione di dimettersi e dice ai giornalisti :” Sono pronto a continuare la mia battaglia anche se le cose dovessero precipitare. E sono pronto a continuare la mia battaglia. Io sono parroco dei vivi ma anche di coloro che non ci sono qui a causa di un genocidio che non ci sono più, a causa di un genocidio che sta uccidendo un territorio e che dobbiamo fermare.”


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