Il caravaggio rubato. “Anche Spatuzza parlò di questo furto eccellente”, ricorda Attilio Bolzoni

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Firenze e Palermo: due città nelle quali la mafia ha inferto colpi al patrimonio culturale. Di questi giorni la condanna all’ergastolo della corte d’assise di appello di Firenze per Francesco Tagliavia per la bomba di Via dei Georgofili del 27 maggio 1993: cinque le vittime, molti feriti oltre ingenti danni al patrimonio artistico. Non sono mai stati individuati i responsabili del furto della Natività del Caravaggio evvenuto nel 1969, avvolto nel mistero è cosa ne è stato del capolavoro prelevato dall’oratorio di san Lorenzo. Su questo mistero, del quale il pentito Francesco Marino Mannoia parlò a Giovanni Falcone, definendolo un “quadro della natura”, ruota lo spettacolo dal titolo “Il caravaggio rubato”, oratorio con musiche di Giovanni Sollima, testi di Attilio Bolzoni e immagini di Letizia Battaglia per il video di Igor Renzetti, per la regia di Cecilia Ligorio, in scena, in anteprima mondiale, al Teatro Massimo di Palermo sabato 5 e domenica 6 marzo .

“Anche Spatuzza parlò di questo furto eccellente, ricorda Attilio Bolzoni, storica firma di Repubblica già dagli anni ’80 e da sempre giornalista impegnato contro la mafia. La verità è che non si sa neanche quando fu rubato, se il 16 o 17 ottobre, dall’oratorio privo di qualsiasi tipo di allarme o guardiania, praticamente incustodito. Pare che i ladri fossero 2 o 4”. Agirono indisturbati, staccarono tagliano la tela, la arrotolarono e fuggirono a bordo di una moto Ape. Furto su commissione? Volontà di appropriarsi di un capolavoro? Chi lo sa? Fra le tante ipotesi anche che piacesse al senatore Andreotti. “Nel mio testo, prosegue Bolzoni, racconto la vita e la morte a Palermo sulle tracce della guerra di mafia, avendo come centro il furto del Caravaggio. Racconto la bellezza struggente della città che oggi è viva. Sintetizzando la mia narrazione direi che sono pagine di memoria, nostalgia, sofferenza e speranza. Con questo lavoro ho anche scoperto aspetti di Letizia Battaglia che non conoscevo. Eppure abbiamo lavorato assieme fra la fine degli anni ‘70 e l’inizio primi ’80 al quotidiano l’Ora di Palermo. Lei fotografa affermata, io “biondino”, così eravano chiamati noi giovani giornalisti abusivi che venivano mandati a seguire gli omicidi di mafia, i delitti eccellenti di magistrati, carabinieri, imprenditori, politici. Con Letizia e Franco Zecchin, suo compagno, funno fra i primi a giungere sul luogo dove Sergio Mattarella, oggi presidente della Repubblica, allora docente universitario, stringeva fra le braccia il fratello morente Piersanti, presidente della regione. Vicino a noi il sostituto procuratore Pietro Grasso oggi seconda carica dello Stato. In pochi metri il destino di una nazione”. Ricorda una Palermo in guerra Bolzoni, lunga la lista di omicidi: il capo della squadra mobile Boris Giuliano, il giornalista Mario Francesci, il consigliere istruttore Cesare Terranova, il segretario provinciale Dc Michele Reina e tanti altri.

Sul palco del teatro Massimo Giovanni Solima sarà interprete oltre che autore e direttore dell’orchestra e del coro. “Ho scelto la forma compositiva del coro, spiega il violoncellista e docente palermitano oggi milanese d’adozione, in quanto è un’architettura composta da 4 stratificazioni e approcci percettivi diversi: la musica, la parola e l’immagine. Sul palco suonerò un violoncello antico ed uno elettrico, ma anche la viola da gamba. Saranno immagini sonore per rappresentare le luci e le ombre di quanto accaduto, raccontare il senso e l’assenza di bellezza dopo il furto, avvolto dal mistero e entrato nella leggenda”. Il lavoro, nella sua originalità, si smarca dalle trappole dei generi. “Ci sono delle citazioni a Guillaume de Machaut (1300-1377) in quanto ne sento la forza nell’esprimere la gioia e la nascita con una melodia più vicina alla musica popolare che alle sonorità di oggi. E’ stato il mio modo di andare verso un dipinto ignoto, visto per la prima volta 6 mesi fa in fotografia, per evocarne la bellezza e l’assenza.

Intense lo immagini scelte da Letizia Battaglia, molte della quali inedite, diventate vive nell’elaborazione-montaggio video. Visi immobili nel passato fermo, immagini liquide e statuarie, di una dramamticità e verità senza filtri, fedeli al linguaggio di immersione nella vita della fotografa siciliana, con pietà senza giudizio. “Con Palermo c’è sempre stato un rapporto di rabbia e di dolcissima disperazione, spiega la prima fotografa europea a ricevere The W. Eugene Smith Award a New York, solo per citare uno dei tanti riconoscimenti che le sono stati attribuiti . La sento malata e mi fa arrabbiare. Io vorrei andarmene ma non ci riesco, la amo morbosamente e ho ancora molte cose da fare nella mia città”. Palermo rende omaggio alla signora della fotografia in occasione del suo 81esimo compleanno con una grande antologica Anthologia, catalogo Drago editore, dal 6 marzo all’8 maggio, nella sede di Zac, Cantieri culturali alla Zisa e con la consegna di uno spazio nel quale Letizia Battaglia intende realizzare un suo sogno: creare un centro internazionale di fotografia.


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