Giornali, pranzo in famiglia

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Una, dieci, cento famiglie, ma quelle che contano e dispongono sono sempre le stesse.  La famiglia tradizionale padre, madre, figli perde colpi in favore di quelle allargate, di quelle gay, delle coppie conviventi, dei single. Nel capitalismo italiano e nell’editoria, invece, la famiglia continua a dominare. Il gruppo Espresso-Repubblica (proprietà della famiglia De Benedetti), La Stampa (Agnelli), Il Secolo XIX (Perrone) hanno deciso di convolare “a nozze”. C’è anche una separazione: Fiat Chrysler Automobiles (Agnelli) esce dal gruppo Rcs, il Corriere della Sera.

Le tre grandi famiglie di imprenditori hanno firmato un memorandum d’intesa «finalizzato alla creazione del gruppo leader editoriale italiano», con una quota del 20% del mercato domestico. Sarà «uno dei principali gruppi europei nel settore dell’informazione quotidiana e digitale». L’operazione si svolgerà nei prossimi 12 mesi. Il perfezionamento della fusione tra i maggiori quotidiani italiani «è previsto per il primo trimestre del 2017». La famiglia De Benedetti, già proprietaria della Olivetti, dell’Omnitel e di Sorgenia (società scomparse o vendute) avrà una quota superiore al 40% del futuro gruppo editoriale.

Si prepara una rivoluzione. Ci sarà una formidabile concentrazione di giornali, in un settore delicatissimo e in grave crisi come l’informazione (e le maggiori difficoltà riguardano proprio la carta stampata). Chissà se l’Antitrust avrà qualcosa da obiettare? Chissà chi saranno (o sarà) i nuovi proprietari del Corriere della Sera? Una cosa è certa: per la mega concentrazione editoriale sarà una operazione tra famiglie altolocate dell’imprenditoria nazionale. Un “matrimonio” tra famiglie, tutto “in famiglia”. Per ora il dominus, il “pater familias” sembra essere Carlo De Benedetti. L’Ingegnere avrà il 40% della proprietà, per adesso.

Poi si vedrà. Se cambieranno i rapporti di forza De Benedetti potrebbe non sedere più a capo tavola. Potrebbe in futuro cambiare qualche commensale, ma intanto sui giornali assistiamo a un nuovo e più formidabile pranzo in famiglia. Giornalisti e lettori rischiano di restare in sala d’attesa, marginalizzati in anticamera. Gli editori potranno reclamare nuovi sacrifici per salvare i giornali! Si potrà sempre tenere un dibattito sulla libertà d’informazione!


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