C’è un giudice anche a Istanbul

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Finalmente dalla Turchia arriva una buona notizia in tema di libertà di stampa. Il Tribunale di Istanbul ha deciso la scarcerazione di Can Dundar ed Erdem Gul, direttore e caporedattore del quotidiano di opposizione laica Cumhuriyet.
La decisione è arrivata dopo che la Corte Costituzionale, con un voto a maggioranza (12 contro 3), aveva ritenuto che la loro detenzione in attesa di giudizio, iniziata il 26 novembre scorso, avesse violato i loro “diritti individuali, la libertà di espressione e di stampa”, citando gli articoli 19, 26 e 28 della Carta.
Dundar e Gul sono stati rinviati a giudizio con accuse che vanno dallo “spionaggio” alla “propaganda terroristica” per un’inchiesta pubblicata a maggio su un traffico di armi dalla Turchia alla Siria. Entrambi rischiano l’ergastolo semplicemente per aver fatto il proprio dovere.
La mobilitazione internazionale non si ferma qui: come dimostrato da Amnesty International nel rapporto sui diritti umani nel mondo presentato due giorni fa, negli ultimi mesi la situazione nel Paese si è notevolmente deteriorata, “i media – si legge nel dossier- hanno affrontato una pressione senza precedenti da parte del governo. La libera espressione online e offline ha sofferto in modo significativo”. Ma non basta: “Il diritto alla libertà di riunione pacifica ha continuato a essere violato. I casi di uso eccessivo della forza da parte della polizia e maltrattamenti durante la detenzione sono aumentati. L’impunità per gli abusi dei diritti umani persiste” e anche l’indipendenza del sistema giudiziario è stata pesantemente erosa. Quindi è essenziale continuare a raccontare cosa succede a Istanbul come in tutta la Turchia, fino alle province a maggioranza curda, anche per rafforzare quella parte di istituzioni che, come la Corte Suprema e poi il tribunale di Istanbul, dimostrano di avere anticorpi per cercare di limitare la deriva dispotica impressa da Erdogan.


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