Nicola Fratoianni: “Per salvare la UE, è ora di cambiare i Trattati e fondare una nuova Europa”

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Il dibattito fra Renzi, il governo italiano e la Commissione europea continua a svilupparsi sul piano inclinato della concessione di qualche decimo di flessibilità in più e non sulla messa in discussione dei trattati che stanno ammazzando l’Europa. Renzi stesso ha avuto in questi due anni di governo un ruolo decisivo nel mantenimento dello status quo europeo, fondato sulla primazia di certi interessi nazionali e sull’idea che l’Europa debba essere una sorta di gabbia d’acciaio in cui la politica viene relegata ai margini, con compiti ancillari.

Renzi e i Socialisti Europei hanno avuto almeno due buone occasioni per provare a cambiare le cose, per davvero, adempiendo al compito storico che una forza socialdemocratica avrebbe dovuto sentire come proprio: il semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea e la battaglia di Alexis Tsipras sul debito greco dello scorso anno.

In entrambe le occasioni  Renzi ha preferito giocare la sua partita non disturbando la quiete dei potenti di Europa, comportandosi in un caso come lo scolaretto che nel suo paese applicava fino alle virgole la famosa lettera di Draghi e Trichet del 2011, e nell’altro caso come il maestro che spiegava a Tsipras e ai greci che era necessario e urgente fare quello che la Commissione Europea chiedeva, per ottenere in cambio qualche mese di liquidità in più.

Oggi, quindi, il dibattito e’ asfittico e temo si riduca a schermaglie che hanno più lo sguardo rivolto alla politica interna e ai propri elettorati, ma questo non significa fare gli interessi nazionali.

Stare con l’Italia  significa indicare con chiarezza che il problema sono i Trattati europei e fare una battaglia chiara, alla luce del sole, pienamente politica, per stracciare quei trattati e fondare una nuova Europa.

Da jobsnews


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