“Vestizione” delle statue: dipendenti sotto inchiesta per alcune dichiarazioni? Ci auguriamo non sia vero

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Ci sono notizie che sembrano tratte di peso dalla vecchia rubrica “Quando la realtà supera la fantasia”. Una di queste è quella relativa alla possibile apertura di una inchiesta a carico di 5 dipendenti della società Zetema che ha in appalto i musei capitolini. Secondo una denuncia del sindacato della funzione pubblica della CGIL, i responsabili di Zetema avrebbero chiesto conto ai 5 di alcune dichiarazioni rilasciate ai media in occasione della “vestizione” delle nudità di alcune statue che dovevano essere nascoste al passaggio del presidente iraniano Rohani e del suo seguito, insensibili alla pena di morte, ma di animo intimamente delicato. Per altro, alcune delle presunte dichiarazioni sarebbero state registrate dalle videocamere all’insaputa dei dipendenti con la tecnica della “candid camera”.

Non vogliamo dire che i 5 vadano premiati con onorificenze al merito della repubblica, ma sarà almeno necessario di riconoscere loro che, mai come in questo caso, hanno dato voce al sentimento popolare e persino al disagio del presidente Renzi e del ministro Franceschini.

Ci auguriamo che la notizia sia davvero una bufala e che, per ragioni di opportunità e di decenza, a nessuno sia davvero venuto in mente di contestare alcunché ai dipendenti di Zetema, con i quali dovremmo solidarizzare tutte e tutti perché hanno assistito in diretta a veri e propri “atti osceni in luogo pubblico” e cioè all’umiliazione dell’arte e delle sue massime espressioni.
Piuttosto che molestare i dipendenti di Zetama, chi di dovere, potrebbe farci sapere chi ha dato l’ordine di ingabbiare le statue e quali provvedimenti siano stati assunti verso coloro che non hanno rilasciato interviste non autorizzate, ma, in compenso, hanno reso ridicola l’Italia in mezzo mondo?


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