Il giorno dei gufi

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Una calza della befana tutta piena di gufi. Date un’occhiata ai titoli. Repubblica: “La micaccia atomica di Kim”. Non si capisce ancora se la Corea del Nord abbia la bomba all’idrogeno o solo quella atomica ma resta che l’esplosione di ieri aveva la forza di un terremoto. Forse il dittatore comunista, figlio d’arte, vuole solo mostrare che il suo regime non sta scoppiando, forse cerca di strappare perchè la sua gente è alla fame, ma resta che né americani né Cina nè’ONU riescono a regolare il problema, retaggio di una sciagurata guerra durante la quale un generale americano propose bombardamenti nucleari sulla Cina.
Corea,Cina, Arabia-Iran affossano i listini mondiali. Sole24Ore. La Cina ha svalutato la sua moneta, altri paesi asiatici potrebbero imitarla, una parte degli investitori ora fuggono da Shangai, gli analisti scontano che la locomotiva cinese dovrà correre meno ed è un indizio di allarme persino la scelta (salutare per l’ambiente) di chiudere mille miniere di carbone. Financial Times aggiunge: “Sotto i 35 dollari, il prezzo del petrolio più basso da 12 anni”. Già qualche esperto cominciava a dire che i venti di guerra in Medio Oriente avrebbero fatto risalire il costo del barile. Invece no, i Sauditi svendono il loro greggio per non perdere mercati, gli iraniani ne estraggono di più, già in America crolla il numero degli occupati nel cosiddetto shale oil, il petrolio prodotto frammentando le rocce: costa troppo, ormai.
Migranti, ultimatum tedesco. Il Corriere aggiunge il cacio ai maccheroni: neppure la Germania crede più che l’Europa saprà concertare e regolare la politica per l’immigrazione, nè tanto meno proteggere le sue frontiere esterne. E allora avverte: ogni paese farà da sé. Fine di Shengen, di nuovo barriere e controlli per le persone. E se fllisce su questo, difficile immaginare che l’Europa possa costruire scelte strategiche comuni in economia o addirittura che si possa proporre da paciere in Medio Oriente. Gufi dovunque, e il loro verso fa apparire stonate certe frasette magiche: “mai più col cappello in mano”, “flessibilità”, “Il Paese ci crede: siamo a livelli pre crisi”. Senza una visione del futuro -lo so, mi ripeto-,, senza decidere quale nicchia del mercato vorremmo occupare, senza una politica per ricostruire l’Europa -proposta politica, non tiro alla fune fingendo che l’Europa ci sia- non andremo da nesusna parte, Intanto scopriamo che in Italia solo un laureato su due, dopo tre anni, trova lavoro. Sul Fatto, Landini dice di temere che l’Ilva venga svenduta (magari a una cordata patriottica), che lo stato ci metta del suo, ma senza porre porre la condizione che non si tagli il lavoro.
Un sindaco donna che colpevolizza le donne. Tenetevi a distanza – ha detto la sindaca di Colonia alle donne, almeno a un braccio di distanza, dalle gang dei maschi che a fine anno vi hanno toccato, derubato, umiliato. Gramellini insorge e non ha torto. Il Giornale spiega invece che è una “Guerra santa contro le donne”. Dunque basta bloccare i migranti, cacciare i figli (italiani, francesi, tedeschi) di migranti nord africani, trovare un nesso culturale e religioso tra le bestialità dei palpeggiatori e quella degli attentatori e dei kamikaze.
Anche in questo blog qualcuno è insorto: “che c’entra, Mineo, la mercificazione (pubblicitaria) del corpo con l’aggressione maschilista? Basta giustificazioni”. Magari lo stesso che preferisce le unioni civili al matrimonio gay, l’affidamento rinforzato all’adozione, la famiglia “natirale”, a quelle arcobaleno. Signori miei, nel mondo convivono, appiccicati, un futuro impensabile, in cui l’uomo non somiglia più a quello narrato nella Torah, nei Vangeli e nel Corano e un passato anteriore in cui la donna va presa e altro non le è dato chiedere, l’omosessuale irriso ed eliminato come un errore della natura. Città e campagna, mondializzazione e muri. Nell’Italia cattolica una donna su 3 ha subito qualche forma di violenza, una su 5 violenze sessuali, una su 20 è stata stuprata e lo ammette. Com’è?

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