Figli negati. Intervista a Giorgio Ceccarelli

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Secondo i dati Istat, in Italia, su 1000 matrimoni, oltre il 30% finisce con una separazione, o richiesta di divorzio con rito abbreviato non ancora sancito dalla legge. La quale recita, con un emendamento del 2006, che “entrambi i genitori devono partecipare in egual misura alla crescita dei figli”. Una direttiva che non trova riscontro pratico; secondo l’AMI, Avvocati Matrimonialisti Italiani, l’affido dei minori è privilegio delle madri; con il genitore relegato a vedere i figli una-due volte a settimana, o due week-end mensili. La situazione a volte si capovolge, nel caso il marito abbia sufficienti risorse economiche per assoldare avvocati di grido, che riescano a colpevolizzare la moglie in fase di giudizio, e ottenere l’affidamento.

In questo frangente, la donna finisce senza fonte di reddito e ovviamente con la custodia negata. Sono però casi meno frequenti.

La costante pare essere, padri con reddito fisso e limitate risorse economiche, che devono abbandonare il tetto coniugale, e mantenere figli e moglie, senza un parametro di valutazione delle reali spese sostenute dal coniuge affidatario.

I numeri sono impietosi: circa 4 milioni di padri single, di cui, secondo il presidente di Figli Negati, Giorgio Ceccarelli, il 70% circa sulla soglia della povertà. A riprova di questa tendenza, la Caritas denuncia che almeno un terzo degli assistiti che usufruiscono delle mense e degli alloggi comunitari, sono uomini separati, senzatetto. Padri Separati.webloc

Depressione, insonnia e attacchi di collera, dovuti allo stato conclamato d’impotenza, che sfocia, non di rado, in aggressioni e atti di violenza nei confronti della consorte. L’AMI propone l’obbligo del rendiconto spese di mantenimento a carico del coniuge custode, da esibire al giudice in sede di contenzioso, onde ridurre l’impatto economico sugli esclusi. Un’altra diatriba è quella che verte su episodi di cambio residenza, senza il consenso della controparte.

Varie ordinanze contradditorie, non aiutano a stabilire una regola che eviti abusi; quella ricorrente, vede l’affidataria/o trasferirsi con i figli, senza informare l’ex partner.

 

Intervista a Giorgio Ceccarelli

A che punto siamo a livello legislativo, sulle regole dell’affidamento?
Esiste una legge ben chiara a proposito, che stabilisce la parità di diritto, ai fini di seguire la crescita dei figli; i giudici applicano ancora il vecchio parametro, turnazione con privilegio materno; ai padri rimangono uno o al massimo due giorni a settimana; le infrazioni sono frequenti. Ci sono casi di genitori che non vedono figli da mesi. Festività come il Natale, sono quasi un’esclusiva femminile.

In Italia assistiamo a una continua sottrazione di minore da parte del coniuge collocatario, tollerata e impunita. L’AMI propone di introdurre obbligo rendiconto-spese sostenute per mantenere il figlio in affidamento; ciò eviterebbe abusi, che rischiano il collasso economico del coniuge escluso. La tua opinione?
E’ un assurdo giudiziario che non ci siano regole a riguardo; se io guadagno 1500 euro mensili, e devo darne quasi la metà a mia moglie, oltre alla perdita del tetto coniugale, come campo? Avere un rendiconto-spese da esibire al giudice in sede decisionale, da parte di ambo le parti, è un passo fondamentale, ai fini di stabilire una retta di mantenimento equa. Noi proponiamo anche l’introduzione di un contratto prematrimoniale, che regoli a priori eventuali contenziosi futuri, in base ai tenori di vita degli sposi. Come esiste nella legislazione olandese e americana.

Bisogna anche stare attenti a evitare uno stato di “guerra tra i sessi”; agli occhi dell’opinione pubblica, potrebbe sorgere l’equivoco che queste vostre battaglie siano una sorta di rivendicazione maschilista, sei d’accordo a riguardo?
Abbiamo avuto casi di padri che si sono macchiati di gravi colpe, atti di violenza e quant’altro, ai danni della consorte e degli stessi figli, casi che abbiamo condannato e denunciato.  Questi squilibri sono creati da errori legislativi, che penalizzano i genitori di entrambi i sessi, anche se in maggioranza uomini. Questo provoca tensioni, atti di violenza, addirittura suicidi, che sono sempre più frequenti. Chi alla fine paga il conto più salato di tutto ciò, sono i bambini, la loro crescita è traumatica, con conseguenze imprevedibili.

Concludo con la questione dei giudici onorari, che sono al centro di un conflitto d’interesse.
La legge in Italia può togliere figli a una coppia, causa conflitti familiari, o dissesto finanziario, per affidarli a case-famiglia, con sussidi statali, oscillanti dai 70 ai 200 euro diari per minore. Secondo l’onlus “Finalmente liberi” i giudici onorari minorili, associati con questi istituti, sarebbero il 20%; spesso i ragazzi sono sottratti alle famiglie a tempo indeterminato. Ciò a fronte di una percentuale di violenze familiari e abusi sessuali, intorno al 10%. Il cash-flow dei sussidi è di circa due miliardi. La tua opinione? Giudici minorili.webloc
Fermo restando, che il tribunale ha il sacrosanto dovere di intervenire in casi di abusi parentali gravi,  quando però si tratta di seri problemi economici dei genitori, per quale motivo lo Stato non interviene, aiutando coloro che non ce la fanno, con sussidi mensili? Se moltiplichiamo 100 euro quotidiani per 30 giorni, fanno 3000 euro al mese per minore. Basterebbe un terzo, per una coppia con due figli, per alleviare le difficoltà, senza gravare sul bilancio.

Conclusioni

Il 2 ottobre 2015, il Consiglio d’Europa a Strasburgo approvò una mozione che invitava gli Stati membri a inserire nella legislazione familiare due riforme: i parental plans (piani genitoriali) e la shared residence (domicilio condiviso).  Il punto chiave verte sul diritto di entrambi i genitori a trascorrere tempi similari con i propri figli nei rispettivi domicili. Strasburgo si pronuncia-#772A42 Problematiche come quella dell’affidamento in Italia non sono politicamente convenienti; il timore che frena sovente partiti e associazioni a entrare nel merito dei conflitti familiari, fa si che queste lacune legislative continuino, aggravando una situazione già esacerbata.
La tutela di un minore non dovrebbe essere oggetto di un conflitto sessista, dove il sistema giudiziario latita. Il trauma infantile di oggi, può causare l’adulto tarato del domani. Un film già visto, fin troppo.


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