Carrai, in qualsiasi nazione democratica sarebbe diventato un caso nazionale

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Di solito si assume un consulente da fuori, quando manca la professionalità necessaria dentro un’azienda.

Se poi si parla non di una azienda, ma della difesa informatica della Stato  rivolgersi ad un consulente esterno appare doppiamente anomalo, perché non solo c’è già una struttura istituzionale che se ne occupa, ma anche perché  si tratta di uno dei settore più delicati della difesa nazionale. Sarebbe come affittare un esperto pilota per offrigli un contratto da generale dell’aeronautica, per sorvegliare i cieli. Semplicemente assurdo.
Eppure Renzi sta contrattualizzando il suo intimo amico Carrai proprio per vigilare sulle minacce cibernetiche nazionali. E la Boschi ha spiegato in Parlamento – senza arrossire – che non c’è nulla di strano in questa scelta, anche se il Carrai – per dire – è in affari con una società israeliana. Molti invece vedono il rischio della nascita di una struttura parallela, di quelle che in Italia hanno deviato la storia nazionale con attività eversive. Tanto per essere ancora più chiari, Carrai potrebbe realizzare web-dossieraggi intercettando comunicazioni on line riservate e metterle a disposizione del capo, per qualsiasi uso, senza alcun controllo. Mentre già Lotti – altro fido collaboratore di Renzi – dal Dipartimento dell’Editoria manovra le leve dei finanziamenti pubblici ai giornali, potendo così condizionare la diffusione o meno di dati riservati.
Se poi sommiamo questi inquietanti scenari all’accentramento di poteri che si prefigura con la legge elettorale con forte premio di maggioranza e la nomina dei capilista,  le riforme costituzionali con la nomina dei senatori da parte di altri politici, le interferenze sulla composizione degli organi di controllo per addomesticarli, ne esce un quadro di assetto istituzionale pericolosamente alterato. Dove la sovranità del popolo è solo formale. E l’autoritarismo sempre più sostanziale.
In qualsiasi nazione democratica il “caso Carrai” sarebbe diventato un caso nazionale.  Ma da noi, il conflitto d’interesse non è stato mai un problema, né prima (Berlusconi), né ora (Renzi). Al carismatico si perdona tutto. Perché per gli affaristi la democrazia è solo burocrazia: meno ce n’è, più girano le cose.

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