Rom, studenti di legge indagano sugli abusi compiuti durante gli sgomberi

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A guidare i giovani a Torino è il professor Ugo Mattei, tra le più autorevoli voci del diritto internazionale: nel 2012 guidò uno studio analogo sul Cie di corso Brunelleschi. All’osservatorio creato all’Università di Torino prenderà parte un pool di avvocati e docenti

 

TORINO – Stavolta, com’era prevedibile, lo sgombero è ripartito in sordina. Le ruspe sono rientrate in azione all’alba di giovedì, per demolire quel che resta dell’insediamento abusivo di Lungo Stura Lazio, l’ex campo nomadi più grande d’Europa: nello sparuto gruppo di baracche rimaste in piedi a ridosso del torrente viveva ormai una cinquantina di persone; nel 2014, quando l’evacuazione fu annunciata, gli occupati erano più di mille. Si chiude così, senza troppo clamore, una delle vicende più controverse a livello nazionale nella gestione della cosiddetta “emergenza Rom”: lo scorso marzo, con una sentenza senza precedenti in Italia, la Corte dei diritti umani di Strasburgo era intervenuta con uno stop temporaneo alle operazioni. Sotto accusa c’erano le stesse modalità con cui queste venivano portate avanti: su tutte, la totale assenza di soluzioni alternative offerte agli sfollati – incluse famiglie con minori e disabili a carico – e di un qualsiasi (obbligatorio) preavviso.

Congelato per un mese, lo sgombero era poi ripreso quando alla Corte erano state offerte una serie di garanzie da parte del Comune. Ma dal punto di vista del diritto internazionale, l’amministrazione sabauda rischierebbe ancora grosso: ne è convinto il professor Ugo Mattei, che della materia è oggi una delle voci più autorevoli, con una cattedra all’università di San Francisco oltre che in quella di Torino. Proprio nell’Ateneo sabaudo, il docente ha appena istituito un Osservatorio che nei prossimi mesi passerà minuziosamente in rassegna documenti e testimonianze relativi alla vicenda, in cerca di eventuali abusi da parte del Comune: la formula sarà quella della Clinica legale, già adottata qualche anno fa per il caso analogo del Cie di corso Brunelleschi; dove gli studenti di Mattei ebbero la possibilità di interpellare i reclusi e i loro legali, stilando quindi un rapporto che all’epoca fece molto discutere. “Anche stavolta – spiega il docente – saranno loro a condurre l’azione sul campo: la Clinica altro non è che l’applicazione pratica di norme e principi della giurisprudenza in relazione a un caso di studio concreto. I docenti dell’Università sono chiamati a coordinarli, fornendo supporto e linee guida: ma è a loro che spetta l’ultima parola”.

Nella squadra riunita da Mattei figurano gli avvocati Ulrich Stege e Maurizio Veglio, entrambi docenti alla Migration and Human Rights Clinic; l’avvocato Gianluca Vitale del foro di Torino, autore dell’esposto accolto in marzo dalla Corte Europea; e il professor Francesco Costamagna, professore di Diritto dell’Unione europea. Un mese fa il pool ha annunciato ufficialmente la sua nascita, in un incontro pubblico al quale hanno preso parte anche rappresentanti delle famiglie sgomberate; con le quali, nei prossimi giorni, riprenderanno a incontrarsi Veglio, Stege e Vitale. Sotto la lente è finito anche il recente sgombero dell’ex Caserma di via Asti; dove – tra gli altri – s’erano rifugiati una ventina di sfollati dell’insediamento di Lungostura, inclusi diversi minori. Per Mattei, in effetti, più che i singoli episodi “è l’intera gestione della questione Rom da parte del Comune a presentare numerosi profili d’illegalità. C’è, ad esempio, la profanazione degli effetti personali: una baracca, per quanto misera possa apparire, rappresenta comunque un’abitazione per queste persone: non si può demolirla senza aver prima approntato delle soluzioni alternative, che devono essere peraltro discusse e accettate da chi la occupa”. Sul punto, lo scorso febbraio, era intervenuta anche la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza, che aveva richiamato all’ordine il governo italiano circa l’illegittimità degli sgomberi coatti negli insediamenti del nostro paese; “e prima ancora – sottolinea Ulrich Stege – era stata la Commissione Giustizie dell’Ue a minacciare di metterci in mora”.

Secondo il Comune di Torino, le dovute alternative sarebbero state offerte con la “Città possibile”, il piano approntato nel 2013 proprio in ottemperanza alle richieste dell’Ue. A lungo presentato come un modello virtuoso, nei mesi scorsi il progetto è finito al centro di una pioggia di polemiche: solo un quarto degli occupanti di Lungostura, ad esempio, ha ottenuto l’ingresso nelle strutture di social housing convenzionate. Di recente, poi, una di queste è risultata perfino inagibile: le 30 famiglie che la abitavano si troveranno presto senza un tetto e senza un lavoro, dal momento che anche i programmi occupazionali si sono rivelati perlopiù un flop.

Ma c’è soprattutto una serie di segnalazioni, relative ai veri e propri abusi che si sarebbero consumati nelle varie fasi dello sgombero. Soltanto un mese fa, la denuncia per aggressione intentata da tre vigili urbani nei confronti di un occupante di Lungostura si è trasformata in un vero e proprio boomerang, quando in aula la difesa ha prodotto un video che sembra ribaltare totalmente la loro testimonianza. Nel filmato si vede chiaramente una delle agenti estrarre una pistola, puntandola all’altezza del viso degli occupanti; mentre il presunto aggressore chiedeva inutilmente dell’acqua, coi polsi ammanettati dietro la schiena e il volto pieno di spray urticante. Per questo, non è affatto escluso che siano i vigili a finire condannati nell’udienza fissata per il 17 febbraio. Nel frattempo, è lecito supporre che agli studenti di Mattei il lavoro non mancherà. (ams)

Da redattoresociale


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