Alessia Candito, giornalista calabrese minacciata per reportage su movida violenta

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Alessia Candito è l’ultima di una lunga serie. L’ultima collega minacciata con l’unica colpa di aver fatto il proprio lavoro, non piegandosi al silenzio ed all’omertà che qualcuno vorrebbe imporre. Una collega calabrese brillante, giornalista del Corriere della Calabria e collaboratrice dell’Espresso, minacciata per aver pubblicato un lungo reportage sulla movida violenta che ha segnato l’estate di Reggio Calabria.

Alessia ha descritto le scorribande notturne dei giovani rampolli delle famiglie ‘ndranghetiste, mettendo nero su bianco gli episodi più gravi e dando un senso logico al racconto.

Dal suo articolo per il Corriere della Calabria: “Contrasti fra piccoli e piccolissimi pusher, decisi a contendersi – anche a costo di violenze – una piazza limitata ma vorace, capace di consumi inimmaginabili, che troppi hanno puntato a soddisfare. Per altri invece, la questione è più complessa. E delicata. “Stiamo tornando trent’anni fa”, si dice fra gli addetti ai lavori. Un riferimento alla feroce guerra di ‘ndrangheta che tra l’85 e il 91 è costata alla città oltre 700 morti ammazzati, chiusa da una pax suggellata sulla base di nuove regole di spartizione degli appalti. Un sistema imposto a tutti – volenti o nolenti – tanto fra i clan, come fra gli imprenditori. Un sistema per decenni ammesso -solo a mezza bocca e se con le spalle al muro – dagli imprenditori, ma confermato da decine di indagini, che ne hanno svelato regole, modi e metodi. Un sistema che qualcuno potrebbe aver sentito il bisogno di ribadire o potrebbe aver messo in discussione».

Per queste parole è stata minacciata Alessia ed è per tale ragione che decidiamo di riproporvele. Nessuno deve pensare che minacciare la collega Alessia equivalga a spegnere la sua voce libera, la sua penna attenta.


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