Non dimentichiamo la lezione di Ernesto Balducci

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A fine settimana, quando la politica cessa la sua lotta quotidiana e si riposa con qualche ricorrenza  o celebra una ricorrenza ha senso più che in altri momenti ricordare una personalità della storia italiana o di altri Paesi a noi vicini per quello che hanno fatto e detto nella loro lunga o breve esistenza. Ed oggi a me è venuto in mente un cattolico democratico che non ho conosciuto personalmente ma di cui ho sentito parlare da alcuni amici della mia giovinezza nel Mezzogiorno quando studiavo la Costituzione democratica repubblicana e preparavo il mio primo libro dedicato al fiorentino Carlo Rosselli. Quest’uomo si chiamava Ernesto Balducci, visse nel periodo che accompagnò e seguì il Concilio Vaticano II e fu legato ad altri uomini che ho in buona parte conosciuto negli anni scorsi e dei quali voglio ricordare almeno Giorgio La Pira, sindaco di Firenze, David Maria Turoldo, don Lorenzo Milani e Mario Gozzini. Fu cantato tra gli altri dal cantante Marco Masini che gli dedicò la canzone “Dio non c’è” che parla del particolare rapporto che si stabilì tra il sacerdote don Ernesto Balducci e il cantante che non credeva in Dio.

Balducci nacque in un paese di minatori sul monte Amiata che si chiamava Santa Flora e che egli considerò sempre un suo luogo di ispirazione di base per la sua forma zione umana, civile e religiosa con l’attenzione che lui ebbe sempre per le istanze di giustizia dai minatori dell’Amiata agli emarginati delle città e di quello che allora si chiamava il terzo Mondo. In un saggio intitolato “Il cerchio si chiude” al crepuscolo della sua vita, Balducci scrisse:” Mi sono sempre domandato che cosa ne sarebbe stato di me se fossi nato in una città chiassosa e illuminata, in una tranquilla famiglia borghese.  Ma sono nato nel silenzio di un paese medioevale, sulle pendici di un vulcano spento e in una cornice umana dove era difficile discernere il confine tra la realtà e la fiaba. Sono cresciuto avvolto in un silenzio che mi dava spaventava e mi dava spavento e mi avvezzava ai contatti col mistero. E’ stata una grazia? E’ stata una circostanza casuale che ha condizionato la mia libertà per sempre? Queste domande si spengono nel silenzio e cioè nel giusto posto.”

Primo di quattro figli, entrò da ragazzo nell’ordine dei Frati Scolopi e subito inviato nella Firenze appena liberata dove insegnò nelle Scuole Pie fiorentine e si laureò in Lettere nel 1950 con una tesi di laurea sullo scrittore Antonio Fogazzaro. E già dalla fine degli anni Quaranta collaborò con Giorgio La Pira nei gruppi giovanili della Società caritativa intitolata a San Vincenzo. Nei primi anni Cinquanta fondò il “Cenacolo” un’associazione che all’assistenza di tipo caritativo univa una forte attenzione ai problemi politici e sociali e ai temi teologici e spirituali all’interno dell’attività complessiva di Giorgio La Pira.

Balducci fu tra gli estensori dell’appello per il convegno “Pace e civiltà cristiana” del 1954 teso a incoraggiare il dialogo tra  culture diverse teso a superare l’ottica rivolta all’Europa e alla cultura occidentale. E in quegli stessi anni  invitava ai convegni dei preti scrittori don Primo Mazzolari . Nel 1958 fondò  la rivista Testimonianze e iniziò una intensa attività di pubblicista su temi ecclesiastici. La diocesi lo allontanò da Firenze e andò a Frascati e poi  a Roma dove seguì gli eventi legati al pontificato di papa Giovanni XXIII e divenne un accanito sostenitore del Concilio Vaticano II. Dopo la pubblica zione,il 13 gennaio 1963, di un articolo intervista “La Chiesa e la Patria” su “Il Giornale del Mattino” nel quale aveva difeso l’obiezione di coscienza in campo civile e militare come don Danilo Cubattoli e don Lorenzo Mi lani, tra il 1963 e il 1964 subì un processo conclusosi con la condanna per apologia di reato e la parallela denuncia al Santo Uffizio a partire dalle stesse accuse.

Per l’intervento di Paolo VI a suo favore riuscì ad avvicinarsi di nuovo a Firenze lavorando nella Badia Fiesolana della diocesi di Fiesole. Negli anni Settanta fu uno degli artefici del dialogo con il mondo legato al Partito Comunista Italiano nell’intento di abbattere molte frontiere culturali e politiche. Con la rivista Testimonianze  promosse i convegni “Se vuoi la pace, prepara la pace” e nel 1986 fondò la casa editrice “Edizioni Cultura della pace”. Nella collana “Maestri” pubblicò le biografie di “Giorgio La Pira” (1986), Mahatma Gandhi” (1988) e “Francesco D’Assisi”(1988) e scrisse l’ultimo libro Montezuma scopre l’Europa. (1992).

La riflessione si allargò verso i grandi temi planetari dei diritti umani, del rispetto  dell’ambiente, della cooperazione, della solidarietà  della pace in una frontiera culturale tra credenti e non credenti  e nel 1983 denunciò la visione eurocentrica del mondo, rendendo omaggio all’Islam definendolo il “nesso vitale” dell’Europa medioevale con la civiltà ellenica. Morì nel 1992 in un grave incidente stradale.

” Agisci in modo che nella massima della tua azione il genere umano trovi le ragioni e le garanzie della propria sopravvivenza” scrisse Balducci in un suo saggio riaffermando la sua fede dell’uomo e la sua capacità di unificazione degli stati nazionali verso una comunità tendenzialmente planetaria.  Una fede che in questa prima metà del ventunesimo secolo stiamo rischiando di perdere per la crisi della “politica politicante” e il distacco sempre maggiore delle masse popolari e dei più semplici dalle istituzioni di governo.


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