Il (pericoloso) doppio gioco dell’Occidente

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Jet abbattuto, l’ira di Putin, scrive il Corriere. Solo “ira”? No, è “Crisi globale”, per la Stampa. “Guerra tra Putin e Erdogan”, secondo Repubblica. “Crescono i timori per la sicurezza globale dopo l’abbattimento del jet russo”, dice Financial Times. “A un passo dal baratro”, Giornale. “Si sfascia il fronte anti Isis”, Fatto. “Un missile sul disgelo -azzarda Bernardoi Valli- così si è spezzato il fronte anti terrore”. Proprio mentre Hollande chiedeva aiuto a Obama, Valls agli spagnoli perché intervengano nel fronte africano, mentre giornali e televisioni continuavano a tormentarci con gli inafferrabili potenziali kamikaze, tutti made in Isis.

Perché il governo turco ha deciso di abbattere quel jet? La risposta era già nel Caffè di ieri: i Curdi puntano su Mosul e Raqqa, gli Sciiti avanzano a tenaglia su Ramadi per tutelare Bagdad da ogni minaccia, Putin è andato da Khamenei e oggi incontra Hollande, l’esercito siriano-alawita e i tank russi sono pronti riprendersi Aleppo, città martire a pochi chilometri della Turchia. Il temuti stato islamico di Al Bahdadi potrebbe crollare come un castello di carte. E con esso crollerebbe il progetto sunnita di costringere Curdi, Sciiti, Alawiti, Yazidi, Cristiani sotto un’unica coltre ideologica (salafita e wahabita) e di assoggettarli a un unico impero. Questo è, in fin dei conti, il sogno degli islamici detti “moderati”, del turco Erdogan, ai sovrani dell’Arabia Saudita, del Qatar. Amici dell’Occidente. La Turchia, nella Nato.

Non dite che siamo in guerra con terrorismo e Isis. Per carità evitate questo scempio della verità. La Francia sì, vorrebbe, la diplomazia di Obama ha compreso che si doveva aprire all’Iran, ma il nostro alleato Israele considera Teheran, Hezbollah e Palestinesi nemici ben peggiori dei tagliagole di Al Bagdadi. Non è in guerra contro l’Isis l’Europa, che continua a vendere armi e comprare petrolio dai protettori del Califfo, non la Nato che si riunisce su richiesta della Turchia, come se fossero stati i Russi ad abbattere un jet turco. L’Europa del potere e degli affari sostiene il doppio gioco degli islamici “moderati”. Così tradisce Valeria, tradisce la nostra “meglio gioventù”, a cui Albero Solesin ha detto “non arrendetevi”. L’Occidente ha partorito il mostro con la guerra di Bush in Iraq e, prima, usando Bin Laden contro i sovietici. Ora versa lacrime di coccodrillo senza il coraggio di additare i mandanti del terrorismo, ospiti onorati alle cene delle nostre cancellerie.

É possibile cambiar rotta? Forse sì. Cohn-Bendit -intervistato dal Corriere- spera che dalla paura nasca una strategia, un impegno a uscire dalle “guerra mondiale a pezzi” -direbbe il Papa- che sta facendo le sue prove in Medio Oriente. Ma ci vorrebbero statisti che parlano chiaro, non cerchiobottisti con l’ossessione dei sondaggi. Churchill e De Gaulle, non Merkel o Renzi. Il nostro amato premier rischia di perdere le amministrative, ha balcanizzato il Pd, teme i 5 Stelle al ballottaggio, ma si è mostrato prudente dopo il 13 novembre e  la sua popolarità risale. Così ieri, giulivo, ha annunciato: più armi, ma anche più cultura. E un bonus di 500 euro a chi compie 18 anni.

L’ora di otium. Nel suo Buongiorno, Massimo Gramellini finge di perdonare il premier, a caccia del primo giovanile, ma inchioda la Giannini all’insostenibile leggerezza dell’azione di governo: “È necessario -ha detto la ministra- creare all’interno dei programmi e dei curricoli un’ora di “otium”, di pensiero dedicata al dialogo e alla sociabilità civile”. “L’unica parola che ho capito -commenta Grammellini- è otium. Ma la decrittazione del testo sanscrito-ministeriale sembra escludere che il governo intenda offrire ai giovani europei una tregua. Li vuole concentrati sulla sociabilità. Che cosa sia la sociabilità, nessuno lo sa. Forse “una formula per zittire l’interlocutore”. Buona per i sondaggi?

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