Fischia il vento, urla la bufera

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I giornali sembrano bollettini di guerra. “L’assalto al covo del terrore”, Corriere. “FBI: allarme terrorismo in Italia”, Stampa. “Italia, allarme rosso”, il Giornale. “Caccia ai jihadisti”, Le Monde. “Senza quartiere”, il manifesto. “L’FBI lancia l’allarme in Italia. Parigi, ucciso il capo dei killer”, Repubblica. I fatti raccontano un’operazione di polizia, cominciata ieri mattina podo dopo le 4, nel quartiere di St Denis, periferia di Parigi. Morti un cane poliziotto e due terroristi, feriti diversi agenti, arrestate 7 persone. Quanto all’allarme che viene dall’America, niente che non avremmo potuto immaginare: “Nel mirino San Pietro, Duomo e Scala di Milano”, recita il titolo di Repubblica.

Renzi sembra aver perduto il suo decisionismo. “No a leggi speciali”, “Non sottovalutiamo ma niente enfasi”, “Niente modifiche alla Carta”, “Contro il terrorismo bisogna risanare le nostre periferie”, “Nè leggi speciali né cedimenti alla paura”: sono alcune delle frasi attribuite al nostro premier. “C’è sintonia -scrive Massimo Franco- sull’esigenza di non nascondere la gravità della situazione, ma anche di opporsi all’Isis combattendo il panico”. Ottimo ma, dunque, che facciamo? Non siamo in guerra ma neppure in pace, non somigliamo a Hollande ma neppure alla Merkel, discutiamo con Putin e facciamo affari con l’Arabia Saudita, ci teniamo un ministro dell’interno pasticcione.

La politica italiana sembra solo rumore. E sì che di notizie ce ne sarebbero. Dal’intervista di Casaleggio, Stampa: “Se non si affranca dai fondatori M5S muore”, “con il cambio del simbolo abbiamo fatto un pit-stop”, “gli altri sono senza benzina, noi pronti”, alla dissociazione del renziano Richetti: “Rottamazione fallita, il Pd è senza identità. Renzi deve ascoltarci”, sempre Stampa, fino alle traversie della destra “Il centro destra scarica Marchini. Meloni corre a Roma”, “Della Valle: a giugno il movimento può entrare in politica”, Repubblica.

I fatti obbligano a fare i conti con la storia e squarciano il velo dell’ipocrisia e della falsa coscienza. Quale Europa vogliamo, quella delle crociate o quella dell’illuminismo, dei diritti per tutti o della chiusura in difesa delle tradizioni? E può un’Europa dei Lumi non difendere i diritti dei Curdi, degli Yazidi, di tanti Sciiti, dei Sunniti non salafiti nè wahabiti che pagano, più di noi, il prezzo forte per la barbarie del gruppo stato islamico? Perché non diciamo che da un quarto di secolo l’occidente ha usato i jihadisti, li ha armati contro russi iraniani, li ha tollerati per allentare la tensione su regimi islamici “moderati”, corrotti e doppio giochisti ma che consideravamo alleati insostituibili?

L’immigrazione è un epifenomeno di questa guerra a pezzi. Ieri ho partecipato a un seminario all’Università di Palermo, promosso dai ragazzi dell’UDU. Buone intenzioni, valori, diritti, libertà. Guardandoli negli occhi, ho detto loro che nessun diritto è acquisito una volta per tutti, che non c’è visione angelicata che tenga e che, se non saremo capaci di dare battaglia, perderemo e ci perderemo. Gli ho ricordato come a Palermo chiamino “turco” (come i Turchi che razziavano le nostre coste e che Venezia sconfisse a Lepanto nel 1571) un qualunque immigrato dal sud, che l’Europa dell’inquisizione si è costruita sulla cacciata violenta e la damnatio memoriae di islamici ed ebrei, che la Chiesa del Potere, quella dei Vescovi e dei Cardinali, per secoli ha negato ogni dialogo con l’Islam. Memento!

Consigli di lettura. Su Repubblica, Bernardo Valli, a proposito della metamorfosi di Hollande. Poi Adrianio Sofri “Sono i barbari ad avere paura”. Sulla Stampa, Cesare Martinetti racconta Saint Denis, la banlieue (vent’anni) fabbrica di terroristi. Stefano Citati, il Fatto, e Mastrogiacomo, Repubblica, su “Hasna”, kamikaze bionda e imprenditrice. Sul Corriere, Paolo Mieli ricorda “Le colpe di Assad (l’alleato)”.


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