La slavina che minaccia l’Europa

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Le stime di crescita del Paese migliorano. Bene, ci sarà più disponibilità per tutti, viene da pensare. Ma Squinzi frena subito le aspettative degli operai. I rinnovi dei contratti non sono realistici (tradotto: non si fanno, perché? perché no). Magari stabiliamo un bel salario minimo e chi può strappare qualche euro in più, se la vede con la propria azienda.

Una dichiarazione così provocatoria si giustifica solo con la debolezza degli operai, ormai abbandonati dal PD della nazione, quello che pesca i voti a destra e ignora la sinistra. Il capitale ha le sue lobby, finanzia i partiti e ottiene protezione. Il lavoro è orfano, con un sindacato indebolito dai super-stipendi della Cisl, le divisioni nella Cgil e la sinistra-sinistra che non riesce a trovare un centro di gravità resistente.
Morale: se c’è una ripresina, il beneficio andrà a chi detiene il capitale, ma non ai lavoratori. La diseguaglianza  aumenterà e genererà più conflitto sociale.
Si sta tirando troppo la corda, privando di rappresentanza politica la sofferenza. E questo accumulo di tensione è un pericolo enorme, perché libera energia verso destra. Da sempre, le frustrazioni portano gli uomini deboli ad acclamare l’uomo forte. Alba Dorata in Grecia e Le Pen in Francia crescono come una slavina che minaccia l’Europa. Ma pochi se ne accorgono.

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