In media sta il social

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Provate a immaginare che accadrebbe nel mondo se ogni abitante fosse libero di comprarsi tutte le armi che vuole. Accadrebbe, a livello planetario, ciò che succede quotidianamente negli States: stragi e omicidi premeditati o colposi elevati a ennesima potenza. I giornali di oggi riferendosi all’ultima (ma solo in ordine di tempo) strage in Oregon richiamano il far west. No, c’entra proprio niente con l’immagine sbiadita dei vecchi film. La realtà è fatta di umani condizionati patologicamente dall’esistenza nell’oggi e perseguitati da un solo obiettivo: rendersi famosi al resto dell’umanità che, diventato global, non ha più confini dilavando così le (limitate) concezioni di ciò che è bene e di ciò che è male.  L’ultimo carnefice -statunitense dato che sta in quel paese la libertà d’ armarsi e di pistole lui ne aveva 4-  s’era anche già esposto nei social media. Ed è questo il punto.

Ormai è inutile domandarsi se per tentativo disperato di chiedere aiuto oppure per accentuare il suo bisogno di successo sociale e mediatico. Sta di fatto che nessuno se l’è filato. Del resto con tutti i malati (di protagonismo più o meno violento) che ci stanno al mondo è materialmente impossibile controllarli tutti. Sto qua s’era rivolto al trip religioso (negli ultimi tempi è molto trend. Pare che stia sorpassando perfino quello razzista).

Al fine della sopravvivenza della specie umana, dagli albori antropologicamente sociale dunque  degnissima,  penso che oggi la dicotomia “bene/male” sia (ampiamente) giunta al capolinea perché fuori tempo e luogo.

Propenderei per ribaltarla in “social/asocial” (media).


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