3 ottobre 2013 – 3 ottobre 2015: Arci: “a due anni da una delle più grandi stragi di migranti nulla è stato fatto dalle istituzioni per ricordarla ed evitare che altre si compiano”

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“Il 3 ottobre di due anni si consumava, al largo di Lampedusa, una delle più grandi stragi in mare di migranti. 386 persone persero la vita nel tentativo di raggiungere le nostre coste suscitando un moto di commozione e di indignazione, a parole anche tra i rappresentanti istituzionali italiani ed europei, che però non si è mai tradotta in azioni concrete e durature volte ad evitare il ripetersi di simili tragedie.  L’operazione Mare nostrum è stata sospesa e canali umanitari non sono mai stati aperti”. Lo scrive l’Arci in una nota.

“Persino quell’atto simbolico ma significativo, che in tanti avevamo chiesto, e cioè una legge che istituisse il 3 ottobre come giornata della memoria non è stata ancora approvata dal Parlamento. I vertici europei di questi giorni si sono conclusi non con il varo di un programma di ricerca e salvataggio, l’apertura di vie d’accesso legali, misure capaci di garantire una dignitosa accoglienza, ma con una stretta sulle espulsioni, l’esternalizzazione delle frontiere, l’intercettazione e cattura delle barche usate per le traversate. Scelte che vanno tutte nella direzione di rendere sempre più difficile, se non impossibile,  l’arrivo dei profughi, consegnandoli nelle mani dei trafficanti.

Una vergogna senza fine.
Ci sarebbe invece bisogno di un sistema d’asilo europeo, che valutasse in modo rapido ed equo le singole richieste; dell’applicazione della direttiva 55/2001 che prevede un piano di ripartizione europeo, l’attivazione di risorse straordinarie e la concessione di un permesso di soggiorno temporaneo europeo.

Non è tollerabile che passi un altro 3 ottobre, così come le altre date delle più recenti stragi, senza che siano state adottate le misure necessarie.
Il futuro dell’Unione europea non si può costruire sui cadaveri delle migliaia di morti di frontiera, una strage continua che peserà come un macigno sulla coscienza collettiva e sulla nostra storia. Non ci stancheremo di chiedere, anche nelle piazze in cui torneremo, giustizia per i morti e misure degne di una comunità civile.

L’Arci, che già oggi si occupa dell’accoglienza di migliaia di profughi, fa appello a tutte le persone di buona volontà perché si attivino altri luoghi di accoglienza dignitosi e diffusi sul territorio. Sia questa la risposta della società al cinismo e alla miopia dei governi”.


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