Louìs Siciliano Aluei: basta ombre su Napoli, godiamoci la sua positività

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Parlare con Louìs Siciliano Aluei è come ritrovarsi a fare il giro del mondo in pochi istanti, passando dagli Stati Uniti, approdando in Olanda e facendo tappa a Parigi, con un’unica colonna sonora di sottofondo: il mare di Napoli, il ventre di Partenope. Perché nonostante i viaggi intercontinentali, nella sua carriera di compositore, Louìs Siciliano Aluei non ha mai tradito la sua Napoli ma anzi ne ha sempre riproposto il sound, finanche negli States, come una nostalgica epifania che ritornava sempre, anche mentre componeva le musiche di ‘Amnèsia’ per Salvatores, o quando musicava ‘20 sigarette’ di Amadei.

Oggi ritroviamo Luìs Siciliano alla direzione ed alla composizione delle musiche per il film ‘A Napoli non piove mai’ di e con Sergio Assisi, con un nuovo nome d’arte Aluei che però non riserva sorprese. Luìs è sempre lo stesso, musicalmente e umanamente.
Da grande artista non si è mai fatto prendere dalle manie di grandezza che caratterizzano spesso il suo ambiente. Nonostante i premi (Miglior compositore al Tropea Film fest, vincitore “Cinecittà Award” come Compositore dell’anno alla 67ª Mostra del Cinema di Venezia 2010, per citarne solo alcuni, ndr ) e nonostante una notevole carriera che lo ha visto già a sedici anni partire per l’Olanda come direttore d’orchestra. Con lui abbiamo parlato proprio del suo ultimo lavoro per ‘A Napoli non piove mai’.

Come è stato, Luìs, tornare a scrivere di e per Napoli?
«Come tanti napoletani, da più di un secolo, viaggiamo in lungo e in largo ed io per la musica mi son sempre mosso: Stati Uniti, Francia, a diciassette anni ero in Olanda, ma la mia vera radice è il Vesuvio, è quello il mio suono. La scelta di comporre la colonna sonora di ‘A Napoli non piove mai’ è stata piuttosto semplice per me. Quello di Sergio Assisi è un film che porta positività e la mia Napoli ha bisogno di chi ne parli bene. Intendiamoci, la criminalità è ovunque non solo a Napoli, è presente in tutte le grandi città. Senza sminuire i problemi che pure ci sono, a me viandante di mestiere faceva piacere contribuire a dare di Napoli un’immagine positiva. Purtroppo viviamo in un’epoca in cui si gioca molto sulla paura, si vive di paure ed anche chi detiene il potere spesso preferisce incutere timore piuttosto che diffondere immagini positive. ‘A Napoli non piove mai’ è invece un bell’esempio di positività, una commedia intelligente in cui tutti inevitabilmente ci ritroviamo. Gli episodi che vivono nella loro quotidianità i protagonisti del film li abbiamo vissuti tutti, chi più e chi meno.
Quando ho scritto la canzone tema del film volevo captare proprio queste sensazioni che erano nell’aria. Quando l’ho suonata a Sergio ed al montatore del film eravamo in una stanza a Milano e nonostante fosse pieno inverno e il cielo fosse grigio è spuntato subito il sole: un segno del destino, non trova?»

Ritorno a Napoli per lei ha significato anche ritorno alla tradizione, musicalmente parlando…
«Si, senza dubbio, non solo perché come dicevo ho dentro di me da sempre il sound del mio Vesuvio, ma l’intera colonna sonora è stata suonata con un mandolino donatomi dal liutaio Carace, noto in tutto il mondo per la sua arte. Con me, per la colonna sonora del film di Assisi, c’erano tutti artisti napoletani di fama mondiale: Claudio Romano, batterista noto in tutto il mondo per il suo talento; Gigi De Rienzo, produttore di Nero a Metà di Pino Daniele; Umberto Musella, un sax che tutto il mondo ci invidia. Come vede Napoli ha grandi talenti, di cui forse non si parla spesso, concentrati troppo a dar luce alle negatività piuttosto che ad accendere i riflettori su quanto c’è di buono. Pensi che anche il mio primo violino al Santa Cecilia, Elena La Montagna, è di Napoli e non posso che ritenermi fortunato ad aver lavorato ed a lavorare per Napoli con artisti napoletani».

A chi oggi volesse intraprendere la sua stessa carriera, musicale, cosa si sente di consigliare?
«L’arte, la musica, sono molto messe da parte per problemi grossi di gestione del Paese ma ciò non toglie che con la volontà si possa far tutto. Bisogna sempre credere in se stessi. Ed esser fieri delle proprie origini.
Quando all’estero dici Italia non conoscono i classici Big della canzone italiana. Per loro l’Italia è Napoli. Ma non la Napoli di ‘Gomorra’ che a stento conoscono, parlo della Napoli di ‘O Sole Mio, di Rossini, di Donizetti che pur essendo non napoletani vissero a Napoli e a Napoli composero le loro più grandi opere.
Bisogna quindi esser consapevoli che siamo il centro del mondo, senza paura di aprirsi, di andar fuori anche perché Napoli e i napoletani ce l’hanno dentro dai tempi di ‘Santa Lucia luntana’. La musica è un linguaggio universale, dunque i giovani non abbiano paura di andare all’estero, portando però sempre Napoli nel cuore.


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