La foto di Aylan che scuote il mondo e il piano Junker che costringe l’Ue a essere solidale

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Aylan Kurdi aveva tre anni, due in meno del fratellino annegato come lui e la loro madre nelle acque turche al largo di Bodrum. L’immagine di questo bimbo senza vita oggi è sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo ed è divenuto in poche ore il simbolo universale di una tragedia che ha ormai travalicato il più orribile degli immaginari.

Da giornalista non ho mai pubblicato fotografie forti, scabrose, di vicende drammatiche e di crisi umanitarie, come quella sconfinata dell’immigrazione che queste ultime alimentano insieme ai conflitti armati. Ho sempre rispettato i dettami delle carte deontologiche, in particolare quella di Treviso che tutela i minori, e criticato l’operato di chi agiva diversamente.

Questa volta il limite imposto dalla mia coscienza e dal mio immenso rispetto dell’umanità è stato superato… Da mamma, da essere umano, guardando quel corpicino inerme, faccia in giù sulla battigia, pensavo al suo terrore quando il mare lo ha strappato dalle braccia della madre. All’atroce sofferenza che ha provato quando i suoi polmoni si sono riempiti d’acqua. A quando, ”finalmente’ una pietosa morte lo ha strappato a un’esistenza cominciata da così pochi anni.

Per questo ho condiviso la scelta dei quotidiani italiani di pubblicare in prima questo scatto che io stessa ho utilizzato sui mie spazi social e ho pubblicato con un pezzo di commento su Huffington Post. Come ho sentito mia la rivendicazione di Mario Calabresi sulla Stampa, che ha spiegato con parole semplici e forti ‘perché’ quella foto doveva essere in pagina, in apertura. Su quella spiaggia a Bodrum è morta l’Europa. Ed era giusto mostrarlo al mondo intero.

In queste ore si sta definendo il nuovo piano Junker. Le indiscrezioni trapelate da Bruxelles parlano di un numero quattro volte più alto dei profughi, approdati in Italia e Grecia, da redistribuire tra i paesi membri: 120mila a fronte dei 32 mila accettati a malavoglia da molti Stati lo scorso luglio. Sconvolta dalla foto del bimbo siriano l’Unione si è dunque ‘svegliata’ e cerca di dare una risposta efficace alla peggiore delle crisi umanitaria nel Vecchio Continente dalla Seconda Guerra Mondiale. Dopo l’appello congiunto di Roma, Parigi e Berlino, la Commissione europea si prepara a chiedere agli Stati di dividersi l’accoglienza di altri rifugiati in aggiunta ai 40mila proposti in un primo momento.

Le nuove misure saranno illustrate durante il discorso sullo Stato dell’Unione, mercoledì prossimo al Parlamento europeo. Tra i punti più importanti, quello preannunciato da Hollande e Merkel è di certo destinato a far discutere: la redistribuzione ‘obbligatoria e permanente’ dei migranti. Per chi si sottraesse a tale impegno scatterebbero sanzioni economiche. I leader di Francia e Germania sono apparsi molto irritati dalla posizione del premier ungherese Viktor Orban il quale ha annunciato che da Budapest “fino a nuova decisione” non partiranno più treni alla volta dell’Europa occidentale.

L’unico convoglio carico di migranti partito stamane si è fermato a una quarantina di chilometri da Budapest. Il treno era diretto a Sopron, ma è stato bloccato a Bicske, vicino a uno dei maggiori centri di accoglienza del Paese. Molti profughi si sono rifiutati di scendere, la polizia è intervenuta energicamente e ha isolato la zona, chiedendo ai media di allontanarsi.
Orban è stato chiaro: non permetterà ai migranti di lasciare l’Ungheria senza essersi prima registrati. L’emergenza, sostiene il premier che ha voluto un muro lungo il confine con la Serbia, è “un problema tedesco, non europeo” perché è la Germania il luogo dove vuole andare chi arriva da Siria, e non solo.

La colpa della Germania: quella di essersi dichiarata pronta ad accogliere 800.000 richiedenti asilo nel 2015, quattro volte in più rispetto allo scorso anno. Posizioni intransigenti dall’aria xenofoba e azioni deplorevoli come la ‘marchiatura’ dei migranti nella Repubblica (?) Ceca a parte, in Europa si è finalmente animata una gara di solidarietà nei confronti dei profughi. Come quella scattata tra le città spagnole di Barcellona, Saragozza, Pamplona, Valencia, Malaga, La Coruna e Madrid, tutte pronte ad ospitare chi fugge da guerra e fame.

Anche in Gran Bretagna qualcosa sta cambiando. Sarà per il pressing sul premier britannico David Cameron, contestato tanto dal Partito laburista che da parlamentari conservatori per le sue politiche restrittive in materia di immigrazione, oltre 130mila inglesi hanno firmato una petizione on-line per chiedere che il Regno Unito fornisca asilo a un numero di rifugiati  maggiore di quello attuale. Intanto, alle porte dell’Europa, la Turchia continuerà a permettere ai profughi di attraversare il proprio territorio e accusa l’Ue di aver trasformato il Mediterraneo in un “cimitero” di migranti. Insomma, su Bruxelles pesano responsabilità che non possono più essere eluse.

Questa è l’ultima occasione per i governanti europei di dimostrare di essere all’altezza della Storia. Come la morte (non la foto) di Aylan è l’occasione per ognuno di noi di fare i conti con il senso ultimo dell’esistenza, di capire se sia giusto continuare a ragionare in termini di ‘italiani’ e ‘stranieri’ e scegliere se schierarsi dalla parte del mondo dei diseredati e degli oppressi o dei privilegiati e degli oppressori.
Se questa è la scelta di appartenenza da compiere, i primi sono la mia patria, gli altri ‘gli stranieri’.


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