“Mi metto completamente a nudo solo nelle mie canzoni”. Intervista esclusiva a Vasco Rossi

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“A te piace Vasco?” “Lo adoro”. “E a te?” “No”. Ben pochi i secondi, tantissimi i primi. Quantomeno alla Mostra del Cinema di Venezia. Perché Vasco è così. O lo ami o lo odi. Bianco o nero. Non ci sono grigi né mezze misure. “Quelli di Vasco non sono dei fan normali. Sono devoti” ama ripetere Fabio Masi, regista di “Blob” (Rai3) e autore del “Decalogo di Vasco”, il film a lui dedicato. Quando arriva sul red carpet l’11 settembre scorso i fan lo aspettano trepidanti. Sono lì da ore sotto il sole, qualcuno dalla notte prima per essere sicuro di potergli stringere la mano, fare una foto da vicino, farsi autografare una maglietta, un cappello, o un braccio con una penna indelebile. E Vasco generosamente li ricambia. Si ferma a lungo con loro poi si concede ai flash dei fotografi ma dai fan ci ritorna più volte per ricambiare l’affetto. Pochi minuti dopo sono con lui per parlare del film, di musica… e di vita.

Sul numero scorso del Radiocorriere tv abbiamo intervistato Fabio Masi e pubblicato a tutta pagina l’ormai celebre sagoma di cartone che fa da canovaccio nel film
Eh eh. Forte quel cartonato. Lo dovrei mettere davanti a casa mia. Magari non rilascia autografi ma immagina quante foto ci si possono fare. Sarebbe un ottimo aiutante.

Com’è nato il progetto del film?
Fabio Masi mi propose di fare una specie di sigla per Blob, un programma che a me tra l’altro piace molto, nella quale dovevo recitare le parole della canzone “Gli Spari sopra”. L’idea mi piaceva. Era interessante l’idea di sussurrarla senza cantarla. Da lì è nato un feeling istintivo. Ci siamo capiti al volo. Poi ho cominciato a trovarmi Fabio dappertutto. Anche quando facevo gli allenamenti dei concerti. Sempre lì a riprendere con la telecamera. Gli chiedevo: “Che stai facendo?” E lui: “Non ti preoccupare”. E io mi fidavo. E siamo andati avanti così finché lui mi ha detto che con il materiale ci stava facendo una specie di film.

Un film di cui ovviamente saprai tutto
Assolutamente no, lo vedrò per la prima volta questa sera (venerdì 11 settembre, ndr) ma sono sicuro che è un capolavoro, e poi lui è un giovane regista di Rai3 e già questo significa tanto per uno come me.

Quindi il film non l’hai ancora visto.
Non è vero

Lo hai detto tu adesso…
Io non sono mai sincero (ride)… Solo nelle mie canzoni lo sono. Ed è solo nelle canzoni che mi metto a nudo completamente, parlando anche delle mie debolezze. Cose che non confiderei neanche ad un amico

Ci parli delle tue canzoni? C’è un messaggio preciso che vuoi far passare?
Se fossi capaci di spiegare le canzoni non le scriverei… Le canzoni mi scaturiscono dall’inconscio, un processo che avviene come per i sogni. “Se siete quelli comodi che state bene voi” in italiano non sta molto in piedi ma rende bene l’idea.

Come arriva l’ispirazione?
Una frase quando arriva arriva. Puoi star sveglio tutta la notte a suonare la chitarra ma l’ispirazione non arriva. Poi una sera ti viene e tutto è magico. E da quella frase discende a cascata tutto il resto. Subito, di getto.

Oggi i tuoi fan stanno cantando a squarciagola le tue canzoni ad ogni angolo della Mostra.
E’ fantastico. Che poi quando ci si riconosce in una canzone si arriva a provare affetto per chi l’ha scritta anche se magari non se lo merita. Forse se uno mi conoscesse meglio mi vorrebbe meno bene!

Preferisci la definizione di cantautore o rockstar?
Dai cantautori ho imparato a scrivere. E li trovo fenomenali. Ma io ho studiato da rockstar

In che senso?
Quando facevo rock negli anni ‘80, ed ero ancora agli inizi qualche giornalista e critico mi chiedeva se potevo definirmi un cantautore. E io rispondevo: “no, io sono una rockstar”. E loro: “ma che cazzo dici?”

Nel film una parte della colonna sonora è quella de ”l’altra metà del cielo”, album orchestrale (che considero splendido) tutto dedicato a donne diverse.
E’ un album che piace anche a me (ride). Eh sì, tutto dedicato alle donne. Perché c’è sempre una donna di mezzo. Di cui ti sei innamorato o che ti ha fatto incazzare…

Nel video finale del brano “Quante volte” spiccano le mani di una donna che si intrecciano e che ti plasmano la faccia. Che significato ha per te questa immagine?
Che la vita che sa accarezzarti e colpirti al tempo stesso.

Intervista a cura di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv


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