Da Napoli a Trieste, contro il razzismo parla la street art

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[Questo articolo è a firma di Nicoletta De Vita, giornalista pubblicista e laureata in economia del turismo. Racconta la periferia in cui è nata e cresciuta, quella napoletana]L’arte per combattere il razzismo, le discriminazioni e per sensibilizzare l’opinione pubblica in Italia: è questo lo scopo del progetto di Inward, l’osservatorio sulla creatività urbana di Napoli in collaborazione con Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri) e Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) che ha visto tre grandi street artist lavorare fianco a fianco per regalare quattro opere su facciate di grandi dimensioni. Tre sono state realizzate nel quartiere periferico di Ponticelli a Napoli, mentre un’altra sorge a Trieste: tutte hanno un tema importante che fa da sfondo ai colori e ai disegni della street art. Per la Giornata Mondiale del Rifugiato, l’artista in questione è stato Mattia Campo Dell’Orto, che ha dipinto la facciata di un condominio a Trieste, dal titolo “What if I lose Everything? What if I lose Everyone?“.


Lo scorso 20 giugno, parallelamente ai lavori di Trieste, anche ad Ancona Inward ha lasciato il segno, lasciando dei bellissimi murales nella zona del porto grazie all’attività di sostegno del Gus, Gruppo di Umana Solidarietà, che si occupa di accogliere i migranti provenienti da ogni parte del mondo in arrivo nella città marchigiana. A Napoli invece, l’area prescelta è stata quella di Ponticelli: quartiere famoso per esser stato in passato terreno fertile per l’odio contro i tanti campi rom, sfociato nell’incendio del 2008. A pochi passi dai campi abusivi in cui vivono centinaia di famiglie di etnia rom e sinti, sorge il Parco Merola: grandi palazzoni grigi alternati ad un campo di calcetto. Proprio qui Inward in collaborazione con il Comune di Napoli, Ceres ed il Rotary Club Campania, ha dato vita ad una vera e propria trasformazione ad alto impatto visivo.


Tre grandi facciate con altrettanti significati forti e differenti. Il primo realizzato lo scorso maggio è il murales “Ael, tutt’ egual song’ e’criatur” (Ael, i bambini sono tutti uguali) realizzato dall’artista Jorit Agoch per la Giornata Internazionale dei Rom, Sinti e Caminanti e rappresenta il volto di una ragazzina di etnia rom. Il titolo si riferisce anche ad una nota canzone di Enzo Avitabile. Alle spalle invece c’è “A pazziella ‘n man’ ‘e criature” ( Il gioco in mano ai bambini), altro progetto dedicato all’infanzia dell’artista Zed1, in cui è possibile riflettere su quanto la tecnologia abbia di gran lunga sostituito i giochi antichi e tradizionali tra i bambini. L’ultimo gioiello della street art di Ponticelli è quello terminato pochi giorni fa sempre nel Parco Merola e si intitola “Chi è amato non dimentica”: il tema è sempre quello dell’infanzia e questa volta a dare il volto alla creatività urbana di Giulio Rosk Gebbia e Mirko Loste, sono due ragazzini vestiti con i colori dell’Argentina e del Napoli ed una palla da calcio.


Con questo progetto, finanziato a metà tra il pubblico e il privato, l’Osservatorio sulla Creatività Urbana intende focalizzare l’attenzione sull’arte come possibile trasformazione e rivalutazione di periferie e zone abbandonate, in questo caso come il territorio di Napoli Est. Infatti già altre grandi città come Roma, Torino e Milano hanno riconvertito i quartieri più degradati attraverso la street art e il colore, cambiando per sempre il volto dei grigi rioni popolari.

Passo dopo passo, facciata dopo facciata, Inward è riuscita a recuperare spazi ormai abbandonati, trascinandoli in prima pagina sui giornali grazie ai disegni e alla bravura degli street artist che hanno partecipato ai progetti, diffondendo i valori dell’arte intesa come vera e propria fonte di bellezza tra i quartieri più popolari di Napoli. E così l’amore per la creatività e per l’arte urbana può diventare alla portata di tutti, soprattutto dei bambini che da quando il loro parco è diventato celebre fanno da guardiani alle tre opere, giocando felici tra quei colori che ridanno luce speranza ad un intero quartiere.

Da vociglobali


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