Casamonica, a quando l’arresto dei cavalli?

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La macchina delle indagini si è già messa in moto e procede in modo implacabile. In poche ore è già stato individuato uno dei responsabili del funerale spettacolo di Vittorio Casamonica: si tratta del pilota dell’elicottero dal quale venivano lanciati petali di rosa, estremo omaggio ad una vita di santità… Il pilota, a quanto pare, non aveva ricevuto l’autorizzazione ad alzarsi in volo.

Nelle prossime ore, in modo altrettanto implacabile, dovrebbero essere annunciate le ulteriori sanzioni disciplinari.
Al cocchiere del carro funebre sarà sospesa la licenza per intralcio al traffico.
I cavalli, che hanno superato il limite di velocità previsto per questo tipo di cerimonie, saranno requisiti e consegnati, per la opportuna rieducazione, al centro equestre nazionale.
I vigili, in servizio durante le esequie, subiranno una ramanzina per non aver rilevato e sanzionato la presenza di auto in divieto di sosta.
Il sacrestano sarà forse allontanato dalla parrocchia per non aver rivelato al suo parroco l’identità del defunto.
Per non parlare poi degli attacchini dei manifesti che annunciavano la cerimonia, ai quali sarà contestata l’affissione fuori dagli spazi previsti.

Naturalmente speriamo di essere smentiti e che le inchieste promosse dal Ministero degli Interni, dal prefetto (e si spera anche dalla Chiesa), possano concludersi rapidamente ed in modo rigoroso. Una simile ed indecorosa catena degli orrori non può restare senza la individuazione dei responsabili degli errori e la loro conseguente rimozione.
Non si tratta di sbattere qualcuno in galera, ma di impedire che questa rappresentazione possa avere altre repliche in giro per l’Italia, e non solo nel giorno dei funerali.

Nel frattempo quelle immagini, che qualcuno vorrebbe persino banalizzare e ridurre ad una sequenza di un mediocre remake del Padrino, hanno fatto il giro del mondo ed hanno dato un’altra mazzata all’immagine di Roma. E non basterà certo il “taglio delle pale” di un elicottero a far decollare nuovamente la città.

Fonte: “Il Fatto Quotidiano”


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