Unione Africana, dopo 52 anni vive ancora la colonizzazione

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[Traduzione a cura di Benedetta Monti, dall’articolo originale di Malanin Lakhal pubblicato su Pambazuka News]

Nel 1963, nel suo discorso inaugurale durante la prima conferenza dell’Organizzazione dell’Unità Africana, [Organization of African Unity, OAU] ad Addis Abeba, Etiopia, il Presidente Kwame Nkrumah, uno dei padri fondatori dell’Unità Africana, ha affermato:

In quale altro modo le zone più ricche e ancora ridotte in schiavitù del nostro continente potranno essere liberate dall’occupazione coloniale e diventare disponibili per lo sviluppo del nostro continente se non con i nostri sforzi congiunti? Ogni passo verso la decolonizzazione del nostro continente ha comportato una maggiore resistenza in quelle aree in cui i presidi coloniali sono ancora in mano ai colonialisti. Questo è il grande progetto degli interessi imperialisti che supportano il colonialismo e il neo-colonialismo, e inganneremmo noi stessi se considerassimo le loro azioni individuali divise e non correlate.

Questa affermazione di Nkrumah è rilevante ancora adesso che i Capi di Stato africani si sono riuniti a Sandton, in Sudafrica, per il 25° summit dell’Unione Africana, 52 anni dopo l’istituzione dell’OAU. L’Africa non è ancora libera dal giogo del colonialismo, del neo-colonialismo e dello sfruttamento, resi ancora peggiore dal coinvolgimento e dalla complicità di collaboratori africani che agiscono a nome dei loro vecchi padroni colonialisti, come ci aveva avvisato lo scrittore Frantz Fanon nella sua opera magna “I dannati della Terra”.

Sahara Occidentale. Immagine di World Atlas su licenza CC

Uno dei casi più eclatanti è la persistente occupazione coloniale del Sahara Occidentale (territorio conosciuto ufficialmente come Repubblica del Saharawi), uno Stato membro a tutti gli effetti dell’ex OAU dal 1982 e uno degli Stati fondatori dell’Unione Africana. Qui però non si tratta più del vecchio colonialismo europeo spagnolo, ma un colonialismo perpetuato da parte di un Governo africano, il Regno del Marocco.

Molte persone rimarranno stupite, forse addirittura scioccate, dal sapere che una nazione africana ancora oggi sta combattendo per la libertà e per l’indipendenza. Tuttavia, rimarranno ancora più sbalordite sapendo che la popolazione del Sahara Occidentale sta ancora soffrendo di un’occupazione militare da parte di una nazione africana, il Marocco.

Il popolo Saharawi sta vivendo un’occupazione e un’invasione militare da parte del Marocco molto simile a quella subita dai Palestinesi, con tutto ciò che comporta: violazioni dei diritti umani, oppressione in tutte le sue forme delle lotte politiche per l’indipendenza, sparizioni forzate, incarcerazioni, torture, persecuzioni e uccisioni degli attivisti. I responsabili di questi crimini godono dell’impunità perché sono protetti dalle potenze occidentali, come la Francia.

Il Marocco, infatti, gode del supporto e della protezione di Parigi dall’inizio dell’occupazione coloniale del Sahara Occidentale nell’ottobre del 1975, perché non sarebbe riuscito in altro modo a mantenere questa invasione e occupazione illegale. La Francia ha anche partecipato nel 1976 nel confronto militare tra le forze di occupazione marocchine e il movimento per la libertà Saharawi, il Fronte Polisario.

Il governo francese, mentre da una parte finge di essere un fautore del rispetto dei diritti umani in tutto il mondo, con il suo famoso slogan “Liberté, égalité, fraternité”, attraverso la protezione che sta fornendo a Rabat nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sta tacitamente supportando le violazioni di diritti umani da parte del Marocco nel Sahara Occidentale. La Francia si è anche opposta alle richieste internazionali di autorizzare una missione delle Nazioni Unite nel Sahara Occidentale per monitorare e formulare rapporti riguardo alla situazione dei diritti umani in quel territorio. Ha ripetutamente utilizzato la propria influenza nelle Nazioni Unite per proteggere il Marocco, consentendogli di ignorare più di 57 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e 52 dell’Assemblea Generale, e risoluzioni dell’Unione Africana e di altre organizzazioni regionali, che richiedevano l’esercizio da parte della popolazione del Sahara Occidentale del proprio diritto inalienabile all’auto-determinazione e alla libertà.

L’Africa, o almeno la parte degli africani liberi e orgogliosi, hanno sempre espresso il proprio supporto ai loro fratelli e sorelle che combattono per la libertà nel Sahara Occidentale, per esempio personalità illustri come Oliver Tambo, Nelson Mandela, Desmond Tutu del Sud Africa, ma anche gli scomparsi ed emblematici rivoluzionari africani come Thomas Sankara, Huari Boumedienne, Nkrumah, e molti altri.

Tutto ciò è evidente anche da un discorso tenuto da Oliver Tambo, l’allora presidente del Congresso Nazionale Africano, durante una visita a Tifariti, una zona liberata dell’Sahara Occidentale, il 22 luglio 1988, quando ha osservato che: “Continueremo a dare supporto alla vostra lotta con tutti i mezzi necessari, per far trionfare le nostre cause.

Il Sahara Occidentale è ancora una zona colonizzata perché è una nazione ricca di risorse naturali che sono diventate una sorta di maledizione per il popolo Saharawi, e merce rubata liberamente da quelle nazioni e governi che lo stanno sfruttando con la complicità del Marocco. E l’elenco degli Stati che stanno predando questa nazione africane è lungo: include l’Unione Europea, la Spagna e la Francia oltre a società multinazionali di dozzine di nazioni dei cinque continenti, perfino da alcune nazioni africane sotto l’influenza della Francia.

Gli africani sono gli unici che risultano perdenti da questa situazione. La loro ricchezza è saccheggiata in questo territorio del Nord Africa come in altre zone, da parte dei soliti sospetti, e naturalmente in completa impunità.

Anche all’interno dell’Unione Africana, che recentemente ha adottato una posizione a favore dell’indipendenza del territorio, ci sono ancora alcune nazioni che tentano di creare divisioni, esprimendosi contro la libertà e la liberazione di questa nazione africana colonizzata e a favore di un occupazione brutale e violenta dell’ultima colonia africana. Si oppongono apertamente a tutti i principi e agli obiettivi definiti dai padri fondatori dell’OAU e dagli idealisti del “panafricanismo”.

L’Africa però, dagli anni ’80, ha parlato a favore della lotta del popolo Saharawi quando i leader africani hanno ammesso la Repubblica Saharawi come membro dell’organizzazione Panafricana, mentre il Marocco si è ritirato. Il Marocco, infatti, è l’unica nazione africana che non è membro dell’Unione e rimarrà al di fuori di essa fino a che non accetterà di smettere di essere usurpatore e di liberare il popolo Saharawi dal colonialismo.

Infatti, il 496° meeting del Consiglio di Pace e Sicurezza dell’Unione Africana, tenutosi ad Addis Abeba, il 25 marzo del 1025,

“(i) ha fatto appello per un’azione internazionale coordinata per l’organizzazione di un referendum per l’auto-determinazione della popolazione del Sahara Occidentale, in conformità alle decisioni OUA/AU e alle risoluzioni delle Nazioni Unite; e (ii) ha richiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di prendere tutte le decisioni necessarie a garantire il progresso della ricerca di una soluzione del conflitto nel Sahara Occidentale, riconoscendo il proprio ruolo e la primaria responsabilità per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.”

Infine, non si può far altro che riconoscere che l’Africa non è ancora entrata nella fase del post-colonialismo e non lo sarà fintanto che il Sahara Occidentale rimarrà una colonia e che tale nazione non sarà mai completamente libera fino a quando non controllerà le proprie risorse attraverso la propria sovranità.

Da Voci globali

 


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