“Se fai un abuso edilizio è vero che sono le istituzioni a consentirtelo ma il primo mattone abusivo lo metti tu”. Intervista a Mario Tozzi

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La storia della terra e la storia degli uomini unite in un solo racconto. E’ questo il filo conduttore di “Fuori luogo”, il programma condotto da Mario Tozzi e in onda dal 21 luglio, per sei puntate in seconda serata su Rai1. Il noto geologo viaggia nei luoghi chiave del nostro paese per spiegare come i mutamenti millenari del pianeta hanno determinato anche cambiamenti fondamentali nel nostro modo di vivere.

Facciamo subito qualche esempio di città italiane i cui mutamenti della terra hanno influito sulla vita delle persone
Genova, per esempio. Costruita secoli fa sulle colline e nessuno si degnava di abitare nelle valli dove c’erano i fiumi. A un certo punto hanno coperto tutti i fiumi e ci hanno costruito sopra. Cinquanta chilometri di fiumi intombati per costruire la città. La storia della terra aveva prodotto quelle alture, gli uomini hanno ignorato questo avvertimento e oggi ne pagano le conseguenze. Oppure la Sardegna. Come è successo che il principe ismaelita Karim Aga Khan IV ha potuto comprarsi la Costa Smeralda e farne uno dei posti esclusivi del turismo internazionale? Perché quella terra per contadini, pastori e minatori non aveva nessun valore in riva al mare e invece lui ci ha visto la possibilità di farne un affare.

Se tracciamo un bilancio della trasformazione della società da agricola a moderna il bilancio è negativo?
Beh, positivo quasi mai. A Roma il fascismo crea le borgate e distrugge i borghi del centro storico. A Napoli l’equilibrio col vulcano si è rotto molto tempo addietro, la città è cresciuta esponenzialmente ed oggi è una zona tra le più pericolose del mondo. Certo, le cose complessivamente sono migliorate, non si muore di fame, non ci sono più determinate malattie ma si è rotta un’armonia magica che prima invece gli uomini sapevano creare con il territorio. La mafia è nata anche in questo contesto.

In che senso?
Prima dell’arrivo degli arabi Palermo era un grande giardino selvaggio. Quando gli arabi arrivano disciplinano l’acqua e fanno la “conca d’oro”. Portano aranci, meloni, pesche, che prima non c’erano. Tre secoli di dominazione lasciano pertanto un segno molto forte soprattutto nel territorio. Dopodiché la stessa acqua è il primo degli elementi su cui nasce il malaffare: la proprietà dei corsi d’acqua e dei pozzi è quella che, a metà del 1800 condiziona la nascita della mafia…

Chi sono i principali responsabili delle devastazioni del territorio? La politica? Le istituzioni? I cittadini?
Le colpe sono trasversali. Il comportamento individuale forse è il primo fattore. Se fai un abuso edilizio è vero che sono le istituzioni a consentirtelo ma il primo mattone abusivo lo metti tu.

Alcuni giorni fa è diventato virale il video di un indigeno di quindici anni che all’Onu ha sorpreso tutti perché davanti ai grandi della terra ha chiesto di fermare i cambiamenti climatici. “Sono una vostra responsabilità” ha ribadito più volte”
Penso che nella sua ingenuità spontanea il giovane indigeno abbia tutte le ragioni del mondo. Siamo al paradosso che i paesi industrializzati dicono a quelli in via di sviluppo, che per secoli hanno depredato e derubato: “voi dovete comportarvi in un altro modo altrimenti finisce la Terra”. Se la Terra finisce la responsabilità è dei paesi ricchi industrializzati non certo di quelli poveri.

Dieci anni fa hai scritto il libro “Catastrofi” e tre anni fa “Pianeta terra, ultimo atto”. Attualmente la situazione per il pianeta è migliorata?
Solo apparentemente perché sembra che ci sia una maggiore presa di coscienza. Ma nei fatti è peggiorata perché in dieci anni la popolazione è aumentata – abbiamo scavallato i 7 miliardi – e le esigenze sono sempre maggiori. Il pianeta non regge l’impatto di questa moltitudine e così si determina sempre di più che il benessere di una minoranza si poggia sul malessere della gran parte della popolazione.

Sei geologo e giornalista. Quanto contribuiscono i media ad una sana informazione sull’ambiente?
Negli anni l’informazione televisiva è stata importante ma oggi qual è il programma televisivo che si occupa di ambiente, soprattutto in prima serata? Programmi di scienza ce ne sono ma le tematiche ambientali vengono piuttosto sottaciute. La tv generalista è carente, sembra sempre che l’allarme ambientale sia un rumore di fondo per cui non ci si fa più neanche caso…

L’ultimo libro che hai scritto è “Tecnobarocco. Tecnologie inutili e altri disastri”. Se per assurdo, per effetto di una tempesta elettromagnetica planetaria ci trovassimo di colpo a dover fare a meno dei cellulari o di internet come camperemmo?
Avrei aspettato la tua telefonata questa sera a casa davanti al telefono fisso e magari, sapendo di questa intervista, ci avrei messo un giorno di più per informarmi andando a sfogliare un poderoso librone. Di sicuro le nozioni che ti avrei dato sarebbero state più precise e autorevoli. Avremmo fatto tutto solo un po’ più lentamente. E non è detto che sia un male…

Intervista di Stefano Corradino pubblicata sul Radiocorriere Tv


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